Convegno "L'antimafia della Chiesa" Lorefice:"No ai mafiosi e massoni.Vangelo ruolo fondamentale"


di Ambra Drago
"Convertitevi una volta verrá il giudizio di Dio" cosí Giovanni Paolo II lanciò la sua scomunica ai mafiosi dalla Valle dei Templi, era il 9 maggio 1993, poi il 15 settembre del 2018 in occasione del 25esimo anniversario della morte del beato Puglisi, la visita di Papa Francesco a Palermo. Anche questa volta il capo della Santa Romana Chiesa ha lanciato il suo anatema chiamando gli appartenenti a Cosa nostra 
" fratelli e sorelle".
E sul ruolo della Chiesa e del suo messaggio antimafia si è svolto un dibattito all' interno del "Progetto educativo antimafia" promosso dal Centro Studi Pio La Torre e dal presidente Vito Lo Monaco che si è tenuto alla presenza di tanti studenti al cinema Rouge et Noir. Presenti Peter Ciaccio, pastore della Chiesa Valdese, l'arcivescovo Corrado Lorefice e lo storico Mangiameli, moderatore il giornalista del Corriere della Sera, Felice Cavallaro. 
Quest'ultimo ha voluto ricordare un passaggio storico soprattutto alla giovane platea.
 "Nel 1963 in cittá la comunitá cristiana era guidata dal cardinale Ruffini-  racconta Felice Cavallaro - e a Palermo accade la strage di Ciaculli si avverte per la prima volta la  violenza del fenomeno mafioso e mentre la chiesa Valdese dice no alla mafia, il cardinale decise di rimanere in silenzio". E Peter Ciaccio come guida della chiesa Valdese a Palermo è intervenuto sulla vicenda."In quell' anno era pastore Panascia, quello che ha costruito la chiesa valdese al sud. Lui , uomo nato a Reggio Calabria, conoscitore del meridione, promuove il processo che porterá alla chiesa autonoma. Insomma  è colui che consolida la stabilitá della Chiesa valdese in città  Lui propone questo manifesto contro la mafia e lo fa tappezzando la città con due scritte ben visibili .
Una recita "Iniziativa per la specie umana" e sotto scritto "Non uccidere", la parola mafia non viene menzionata ma ugualmente i concetti gli verranno da più parti attribuiti. Non voglio pensare che il cardinale Ruffini credesse che la mafia era una cosa buona- sottolinea Ciaccio - penso invece che ci sia stata da parte sua un volersi arrendere. Penso  che bisogna guardare a chi la Chiesa l' ha portata avanti come il beato Puglisi, un esempio per tutti ". 

Per inquadrare ancor meglio la problematica, tenendo conto delle diverse evoluzioni sociali, culturali, politiche e quelle legate al mondo spirituale, è intervenuto lo storico Rosario Mangiameli. 
"La Chiesa ha deciso ad un certo punto di mettersi in discussione. Il cuore del problema risale al '900 e i due blocchi, comunista e capitalista arruolano tutti, questo è un dato di fatto. La mafia viene inglobata dal mondo occidentale e il trucco è di aver voluto continuare a descrivere una situazione di pericolo per consentire che l' appartenenza alla mafia sia un fatto utile. E ritengo che anche la questione Ruffini, risponda a questa logica".
Ci sono tensioni, frizioni, domande senza risposta culminate 
nell' atteggiamento di padre Frittitta che ha celebrato una messa per un "Tommaso" alias don Masino Spadaro della Kalsa, il tutto ripreso in un video del giornalista Palazzolo della La Repubblica diventato virale anche sui social. 
Il prete dinanzi alle domande del giornalista della La Repubblica dinanzi ai dubbi legati al nome "Tommaso" si è rivolto con fare minaccioso e solo dopo l' intervento di Don Corrado Lorefice sono arrivate delle scuse. Sulla vicenda è intervenuto l' arcivescovo di Palermo a margine del convegno.
"Mi pare che io abbia espresso il mio pensiero. Dobbiamo vigilare, stare attenti ma su questo ci stiamo muovendo perché non ci sia nessun equivoco sulla nostra posizione nei confronti di chi è mafioso. Attenzione convertitevi è detto anche ai mafiosi ma così come è stata eclatante la loro appartenenza all'organizzazione dev'essere altrettanto eclatante  la loro richiesta di scuse perché ci sono le vittime, i figli di queste e noi dobbiamo assolutamente dare conto in nome di una giustizia umana e divina".
Lorefice ha più volte ribadito quanto sia fondamentale il ruolo del Vangelo è questa la missione di una Chiesa libera ma che arriva ai cuori di tutti.
"C'è una presa di posizione da parte delle Chiese - sottolinea l'arcivescovo Lorefice - tutto quello che potere si sforza sempre di trovare alleati. Allora la questione della mafia va letta partendo dal fatto di cosa le Chiese  vogliono fare di se stesse e del loro grado di fedeltá a Dio. Bisogna capire 
l' identitá della Chiesa e piú rispecchia Gesù e più si distaccherá dal potere. Ecco perché il Vangelo è critica.
 È chiaro che Ruffini non viene dal sud e deve contestualizzare e cogliere a pieno il fenomeno mafioso. Bisognava ai tempi prendere coscienza del fenomeno, all'epoca la questione fondamentale era il nemico comunista. Papà Francesco, e vado ai fatti recenti, è venuto a Palermo e non ha scelto i palazzi ma ha celebrato al Foro Italico in riva a quel mare Mediterraneo usato per dividere. Poi il Pontefice ha scelto da uomo semplice Brancaccio perché li continua quel grido di 25 anni prima. Noi abbiamo- una sfida conclude Lorefice- dobbiamo partire dal Vangelo e dobbiamo condividerlo con tutti gli uomini di buona volontá per condividere gli alti valori e anche per parlare di mafia bisogna partire da lì".
Infine i giornalisti, data l'inchiesta recente a Trapani, che ha visto scoprire una loggia segreta e che ha portato a 27 arresti, hanno chiesto all'arcivescovo un opinione sul ruolo della massoneria.
"Ho detto che i cristiani credono in un Dio Trinità e il criterio che ho dato è chiaro. Ho detto che ci sono diverse forme di appartenenza alla massoneria- conclude Lorefice- fino ai livelli in cui si praticano riti anche di propiziazione fino anche alla finalità di un contrasto voluto e pensato dalla Chiesa cattolica e questo è il motivo per cui ho preso le distanze".

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