Esce La vena verde di Alessio Arena liberamente ispirato alle lettere di M.Antonietta Portolano Pirandello

Esce per i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno La vena verde di Alessio Arena, confermando ancora una volta la vocazione della casa editrice salentina nell’individuare le eccellenze giovani del panorama culturale italiano. Il volume pubblicato è stato voluto e selezionato per i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno dalla scrittrice e poetessa Chiara Evangelista. Cura grafica Giuseppe Mauro.
Dichiara l’Autore: “- La vena verde - è un atto d’amore: un amore mancato, sofferto, fragile, contraddittorio, ma comunque amore. La storia è inventata dal sottoscritto, ma, nonostante questo, è più vera del reale. Ho cercato di raccontare, almeno in parte, la disperazione, la rabbia, le nostalgie e le passioni contraddittorie di una delle tante donne che sono state prigioniere di una casa di cura e di custodia. La mia protagonista esprime inoltre un mondo interiore che sintetizza le esperienze e i sogni di tante donne che, oggi come ieri, lottano per affermare la propria indipendenza in contesti sociali esclusivi, bigotti e sterili. Attraverso la sua voce, ho voluto soprattutto trasmettere l’urlo dei diversi di ogni genere, epoca e luogo che sempre sono stati strategicamente relegati ai margini delle società dai potenti di turno.”
“E come non riconoscere nell’io narrante del monologo di Alessio Arena una sconnessa sfida alle istituzioni? Portatrice di ricchezza il cui ruolo all’interno del tessuto sociale viene squinternato in un istante, donna sgretolata dal dubbio, moglie carica di desiderio, e che desiderio suscitava, rosa dal tarlo del matrimonio d’interesse, madre gelosa della figlia: nella donna coesistono e cozzano così tante pulsioni e pressioni da rendere ineludibile il verdetto. Al termine della parabola, una psiche così impreparata e così sollecitata non può che cedere alla devastazione. Supponendo di scrutarla attraverso poche fotografie sbiadite, la protagonista ci scruta e ci accusa. Vittima dell’aridità, se non della crudeltà, del marito? Scomoda denuncia delle debolezze, a tratti financo dello squallore, dell’uomo? Prodotto di una delle regioni più arretrate e più logoranti d’Italia? Creatura che si reputava protetta da una barriera di incontestabili parametri ridicolizzati dalla vita cittadina, dal successo del consorte scrittore, dal fato? Purtroppo per la donna, sarebbe lecito rispondere affermativamente ad ognuna di queste domande. Una donna semplice, disarmata, si trasformerà in ispiratrice e specchio di un’epopea, in protagonista del viaggio più periglioso: quello dell’essere umano dentro se stesso. Soltanto i matti, svincolati dal concetto di opportuno, sono davvero liberi. Ma, per chi non è riuscito a emanciparsi, per chi non ha sciolto le briglie della repressione, questa libertà è intollerabile. (Dalla postfazione di Fabrizio Catalano)

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