Enza Nardi: il Velo dell'illusione

Cari lettori,
voglio iniziare il mio articolo con una citazione: “Velo di Maya”. È un’espressione coniata dal filosofo tedesco Arthur Schopenhauer, grande studioso delle filosofie induiste. Secondo lui, il velo di Maya era l’illusione che impediva all’essere umano di fare esperienza della verità. A tutti noi spesso capita di crearsi un’aspettativa esattamente per come la dipingere l'immagine mentale, quindi di come una cosa può essere secondo la nostra idea, ma nel mondo della realtà, dove non ci sono certezze assolute su cui contare, è facile che tutto prenda un'altra forma. Tale illusione ha il potere di far perdere di vista ciò che è reale. Questo è quello che accade a molti genitori convinti di conoscere i propri figli. Credono che gli stessi non abbiano segreti per loro e che la vita svolta fuori casa sia sempre sotto controllo. Non si rendono conto che è solo un'illusione e che non esiste nessun figlio/a che mette a nudo la propria vita ai genitori. In adolescenza la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze "modificano" il proprio stile comportamentale e relazionale: in casa cercano di compiacere i genitori per acquistare fiducia e quindi ottenere più permessi possibili, fuori si "trasformano", diventano giovani ribelli e gli insegnamenti ricevuti vengono lasciati a casa chiusi in un cassetto. Quasi sempre sono spinti dalla voglia di fare branco con chi ha atteggiamenti aggressivi.
Diventano aguzzini di altri giovani, più fragili, che mai vorrebbero e dovrebbero trovarsi immischiati in situazioni di violenza e bullismo. E’ essenziale che ogni situazione che presenti le caratteristiche tipiche del bullo, dell'arrogante e del violento venga individuata e arginata nel modo giusto, stroncando i comportamenti di sopruso e di prevaricazione nei confronti di chi è fisicamente o psicologicamente più fragile. Sembra una cosa facile da fare, ma capiamo bene che se non abbiamo una visione chiara di chi è veramente il proprio figlio, nessuna precauzione e nessuna previsione sarà possibile attuarla. Da quando è cominciata la pandemia gli episodi di microcriminalità con protagonisti gli adolescenti sono sempre più diffusi. Dalle maxi-risse di scalmanati dove volano mazze e catene, agli scontri che spesso si accendono dove la "movida" trascende in violente gazzarre sotto gli occhi impauriti dei residenti del quartiere e, peggio ancora, dove si consumano barbare violenze su giovani ragazze. Sconvolgente, poi, la scoperta da parte dei genitori che credevano di avere piccoli angeli come figli e invece si ritrovano "mostri" sul nascere. Uno dei tanti casi, lo abbiamo sentito in questi giorni a Campobello di Mazara. A esporre denuncia è stata una ragazza di 18 anni, che ha raccontato di essere stata abusata all'interno di una villetta della frazione balneare di Tre Fontane. Si trovava in quel luogo perché era stata invitata con la scusa di una festa, dove ci sarebbero stati altri ragazzi e ragazze, ma quando è arrivata ha trovato soltanto maschi. In un primo momento la ragazza si era concessa con il proprio consenso a un rapporto sessuale con uno ragazzo. Subito dopo quest'ultimo avrebbe invitato gli amici a fare sesso con lei, ma questa volta contro la sua volontà. In un attimo ha distrutto la vita di quella giovane donna. Un altro caso, recentissimo è successo il 4 agosto. È stata stuprata una ragazza di 24 anni dopo una cena di lavoro. Si erano conosciuti presentati da amici comuni. Si erano incontrati a cena per parlare di lavoro, in occasione dell'approssimarsi del periodo della vendemmia. Subito dopo la povera sventurata scopre che l'offerta di lavoro non era il vero motivo dell'incontro. Dopo averla convinta a fare una passeggiata lungo il Tanaro, l'aguzzino di 28 anni di origini albanesi la violenta. Fortunatamente poi è stato arrestato. A denunciare lo stupro è stata la stessa ragazza, che si è rivolta ai carabinieri ed è stata accolta in un ambiente protetto chiamato "stanza tutta per sè", in attesa di essere affidata al Centro Antiviolenza Orecchio di Venere di Asti. L'uomo si trova ora in carcere a Torino. Mi rivolgo a tutte le ragazze/donne che si trovano in situazioni ambigue di stare molto attente, di non fidarsi mai e di denunciare subito al primo sentore. Non abbiate paura, la giustizia vi aiuterà. Rivolgetevi alle associazioni che sostengono le donne, lì troverete sicuramente aiuto. Una che si adopera con professionalità e serietà è Medea Odv. Forza ragazze, forza donne non mollate. Non scoraggiatevi e non abbiate mai timore di denunciare.


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