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Arcivescovo messaggio alla città: "Una Palermo non assuefatta alla violenza, al degrado e agli interessi privati ma dove la luce della speranza si accenda e contagi"

di Ambra Drago
Come consuetudine l'Arcivescovo di Palermo è giunto in piazza Marina dove ha pronunciato il messaggio alla città dopo aver portato in processione l'urna argentea contenente le reliquie di santa Rosalia. "La nostra Palermo arriva alla festa della sua Santuzza avvilita.Avvilita perché è la Città del Governo e dell’Assemblea Regionale e dobbiamo ancorare gistrare che la politica non sembra prendersi cura delle vecchie e nuove ferite della nostra terra,ma, tra veli e maschere, tralascia i veri interessi pubblici a favore di interessi privati o di parte, di gruppi di potere". Un passaggio pregnante anche quello rivolto all'impegno della Chiesa e della società civile in questo tempo: "Dunque noi, e dunque io – non sappiamo promuovere e sostenere quei moti di riscossa dal basso che Palermo conosce, che si porta ancora dentro come una possibilità, ma che non riescono a generare insieme, in maniera corale, la novità tanto attesa". Poi l'Arcivescovo richiama i principali fatti di cronaca che hanno scoinvolto la città di Palermo e di Monreale. "Palermo è tormentata: la violenza dilaga per strada, di giorno e di notte, colpisce le nostre attività commerciali e le nostre case, le piazze e i vicoli della città vecchia. Una violenza che viene sempre più considerata un valore, anche da tanti giovani che non vedendo prospettive di futuro, abbandonati e delusi da noi adulti, in fuga da una realtàinospitale, attratti da falsi modelli di vita, diventano facile preda delle nuove perniciose e devastantidroghe diffuse massicciamente – pure tra gli adolescenti – da spacciatori-consumatori reclutatidalle organizzazioni mafiose che si stanno anche ricompattando come funeste multinazionali del profitto su questo florido e promettente mercato.Ma Palermo soprattutto è prostrata da un senso diffuso di assuefazione e di rassegnazione a tutto questo degrado, che avvolge ognuno di noi, che travolge la Città. Soffre perché il disagio, specie nelle periferie urbane ed esistenziali, aumenta e il tessuto sociale pare sfaldarsi. Soffre perché è ancora appestata dai rifiuti, nonostante l’avvio della differenziata; per la crisi della sanitàe la precarietà e insufficienza delle strutture ospedaliere; per il  mancato diritto di tutti alla salute,per l’abbandono e l’emarginazione degli anziani e delle persone con disabilità, per il disagio deidetenuti nei nostri inadeguati e sovraffollati Istituti penitenziari.Care Palermitane, cari Palermitani, oggi Rosalia ci dice: “Non fatevi sedurre dallo stupido perverso potere che ostentano i mafiosi e i collusi, volgete invece il vostro sguardo verso chi ha vissuto l’umano con pienezza, a chi ha fatto spazio agli altri dentro di sé e ha trovato la gioia, ha trovato un senso”.Noi li conosciamo: Ninni, Giovanni, Francesca, Paolo, Pino, Biagio....

Sono i testimoni della giustizia, della legalità, della fede e della carità che hanno versato il sangue per Palermo e per la Sicilia e quanti – tanti – che in questa città, senza clamore, sono capaci di fare la loro parte nella feriale coerenza e nella sobria bellezza". E conclude: "Stasera, miei Cari e mie Care, siamo di fronte a un’alternativa di vita o di morte. Rosalia ci mette davanti a questo bivio. O ritroviamo la vitalità dentro di noi – che significa gioia di essere accanto agli altri, gioia di costruire assieme, gioia di accogliere e di lasciarsi accogliere –, [o ritroviamo la vitalità] ascoltando l’appello del nostro cuore, ovvero siamo destinati a un’esistenza cupa, infelice, sempre bisognosa di possesso, di controllo, di ossequio e riconoscimento forzato da parte di chi ci sta attorno.Ecco, una Palermo, nella quale il fuoco e la luce della speranza si accenda e contagi. Quella gioia e quella speranza che i Palermitani nel 1624-1625 sperimentarono egustarono per la protezione della nostra Santuzza. Un mondo, in cui possiamo alzarci a respirare,a passeggiare e a godere della vita, ascoltando e accogliendo la parola che viene da lontano e che ci invita: «Vieni Palermo, camminiamo nella luce del Signore!».

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