Il progetto “HEASY – Reproductive health, biosensors and computer vision to conserve and protect the marine ecosystem” unisce ecologia, biotecnologie e intelligenza artificiale per la tutela degli ecosistemi marini del Mediterraneo. Finanziato dal National Biodiversity Future Center (NBFC) - il Centro Nazionale per la Ricerca della Biodiversità finanziato dal PNRR–Next Generation EU - con il suo Spoke 1 Università degli Studi di Palermo, che segue in particolare la biodiversità del Mare, coinvolge alcune tra le più prestigiose università e aziende italiane.
In particolare, il partenariato include istituzioni accademiche e organizzazioni specializzate nello sviluppo di strumenti innovativi: Università degli Studi di Messina, Università degli Studi di Cagliari, Università degli Studi di Bari, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, Cloudia Research S.p.A., South Side srl.
Le attività si sono concentrate su quattro aree simbolo della biodiversità del Mediterraneo: il Mar Piccolo di Taranto, il Golfo di Cagliari, le Aree del Cilento, lo Stretto di Messina.
“Sono contento perchè questo è un evento simbolico che riassume alcuni paradigmi propri del PNRR che sono la ricerca multidisciplinare che favorisce il confronto e il dialogo tra diverse realtà – ha detto nel suo saluto il dott. Luigi Fiorentino, presidente NBFC -. Questo progetto è di fondamentale importanza perchè mira a valorizzare pienamente la relazione tra la ricerca accademica e l'impresa in una prospettiva futura di crescita sociale e culturale”.
A dare i loro saluti sono stati pure il dott. Ing. Riccardo Coratella (direttore generale NBFC) e il prof. Massimo Labra (direttore scientifico NBFC).
“Il progetto è un bando a cascata del Centro Nazionale della Biodiversità che ha un ruolo fondamentale per tutto il grande lavoro che è stato fatto a vario titolo e livello – ha affermato il prof. Gianluca Sarà, tra i responsabili nazionali del progetto dell'Università degli Studi di Palermo - Spoke 1 -. La prima cosa da fare oggi è quella di accrescere, con la ricerca scientifica, la conoscenza di tutti gli equilibri dell'ecosistema marino. Successivamente, avviene, da parte dei diversi traslatori, la divulgazione dell'informazione nella società per la salvaguardia della biodiversità marina. Ricordiamoci che il cambiamento culturale è basato su comportamenti consapevoli, sani e corretti di coloro che cercano di incrementare la conoscenza e sensibilità sul tema”. “L'obiettivo centrale del progetto è quello di preservare la biodiversità - ha detto la prof.ssa Maria Maisano, Università degli Studi di Messina, ente capofila del progetto – ed HEASY si propone di farlo a partire dal biomonitoraggio dell’ecosistema Mediterraneo per valutare gli effetti delle attività antropiche, con approcci innovativi. In mare arrivano infatti oltre ai contaminanti tradizionali, quali idrocarburi, pesticidi e metalli pesanti, anche contaminanti emergenti come cosmetici e farmaci. Bisogna quindi far riflettere criticamente la popolazione sulla necessità di un corretto comportamento e smaltimento ecosostenibile per la salvaguardia degli ecosistemi marini. E' necessario quindi applicare sistemi di monitoraggio, tutela e censimento all’avanguardia per valutare la resilienza e i meccanismi di adattamento dell'ecosistema stesso”. “Speriamo, con le nostre ricerche – ha aggiunto la prof.ssa Cristina Follesa, Università degli Studi di Cagliari - di riuscire a trovare la via giusta per avviare dei restauri ecologici sia a livello di ecosistema che di riproduzione delle specie”. “Abbiamo voluto esaltare non solo gli elementi di impatto negativo – ha continuato la prof.ssa Lea Maiorano, Università degli Studi di Bari Aldo Moro - ma anche il benessere della comunità, emerge infatti nel Mar Piccolo di Taranto una risposta resiliente che caratterizza gli ecosistemi ad elevata biodiversità”. “Dobbiamo focalizzarci sul cambiamento climatico - ha detto la prof.ssa Luigia Donnarumma, Università degli Studi di Napoli Parthenope - che incide sensibilmente su tutto il pianeta, compreso l'ecosistema marino. Il riscaldamento delle acque determina una acidificazione delle stesse che incide sull'ambiente coralligeno. Bisogna quindi sensibilizzare la comunità ad agire in maniera consapevole, per poter ridurre l'emissione di anidride carbonica e incrementare gli spazi verdi”.
“Come partner tecnologico - ha sottolineato Elena Barresi di Cloudia Research - utilizziamo l'intelligenza artificiale AI per monitorare le specie a supporto della ricerca scientifica per gli interventi concreti a tutela dell'ecosistema del Mediterraneo. Oggi abbiamo presentato la Demo del software Che corallo sei? un programma che integra machine learning, cloud computing e computer vision per esplorare la biodiversità marina attraverso l’intelligenza artificiale”.
“Il nostro impegno è quello di divulgare i risultati della ricerca – ha sottolineato Tommaso Mazzara di South Side srl - e di attivare il processo di sensibilizzazione culturale. Nella nostra campagna di sensibilizzazione 'Il prezzo da pagare' abbiamo creato un e-commerce con dei prodotti che sono gli elementi che compongono l'ecosistema. Anzichè acquistare il prodotto, si invita, però la persona ad aderire alla mission del progetto prendendo una posizione sostanziale di cura dell'ecosistema”. Ad essere presentato è stato, inoltre, il progetto VONGOLA – Visual and nOise-eNhanced AI Analysis for Marine Biodiversity MonitorinG, Observation and LeArning che mira allo sviluppo di strumenti innovativi per il monitoraggio della biodiversità marina tramite segnali video e acustici.
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