I Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina hanno eseguito un decreto di sequestro patrimoniale emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Messina, su richiesta della locale Procura Distrettuale della Repubblica, nei confronti di due persone ritenute socialmente pericolose ai sensi del Codice Antimafia.
Il provvedimento riguarda un ex avvocato originario di Messina, attualmente affidato in prova ai servizi sociali ed un legale originario della provincia di Vibo Valentia, ma attivo nel comprensorio peloritano.In definitiva la misura di prevenzione patrimoniale ha avuto ad oggetto complessivamente, nr. 7 compendi aziendali comprensivi dei relativi beni patrimoniali, nr. 1 partecipazione di capitale sociale, nr. 1 polizza, nr. 1 conto corrente, nr. 49 beni immobili tra cui alcuni di notevole valore e pregio, nr. 1 motociclo, nella disponibilità diretta e indiretta o comunque riconducibili ai proposti, per un valore complessivo di stima pari a 30 milioni di euro.
Tra i beni sequestrati anche un tipico podere nobiliare, immerso nel verde della Toscana, composto da una casa colonica ed abbellito da una pregevole cappella sconsacrata che si ritiene possa coincidere con un’antica rocca risalente al Medioevo. In base alle ricerche storiche, l’immobile sarebbe appartenuto alla famiglia Chigi che su questa rocca fece erigere anche la chiesa ancora esistente dedicata a San Bartolomeo. La Chiesa, ad unica navata, risale al 1200.
Gli accertamenti sottolineano dalla Guardia di Finanza svolti hanno fatto emergere fin da subito il ruolo di rilievo svolto dall’ex avvocato che per anni avrebbe messo a disposizione le proprie competenze professionali a favore di esponenti della criminalità organizzata.
"La pericolosità sociale sottolineano dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Messina, risulterebbe dalle evidenze giudiziarie emerse nell’indagine “BETA”, risalente al 2013 e condotta dalla Procura di Messina, con la quale è stato accertato, nei confronti del principale proposto, il concorso esterno nel delitto di associazione mafiosa per aver fornito uno specifico contributo al perseguimento degli scopi di una consorteria appartenente a cosa nostra e collegata al clan SANTAPAOLA ERCOLANO.L’avvocato – successivamente radiato dall’albo, ha quindi assicurato nel tempo all’associazione mafiosa un’assistenza tecnico legale completa, oltre ad avere partecipato direttamente alla commissione di taluni reati. Lo stesso si è, inoltre, impegnato ad elaborare una serie di strategie societarie e legali volte ad eludere le disposizioni in materia di prevenzione intestando fittiziamente svariate società a terze persone proprio per sfuggire a provvedimenti come quello da poco eseguito.In aggiunta, è stato possibile ricostruire il profilo di pericolosità di un ulteriore soggetto grazie alle risultanze emerse dalla più recente operazione “DEFAULT”, eseguita nel 2019 dalla Procura di Messina con personale della Guardia di Finanza, che hanno fatto emergere un’associazione a delinquere costituita da una serie di professionisti, compresi i destinatari della odierna misura, creata allo scopo di commettere più delitti contro il patrimonio, quali, tra gli altri, bancarotta, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, riciclaggio e auto-riciclaggio, falso ideologico in atto pubblico e appropriazione indebita. In particolare anche i partecipanti a questa associazione offrivano le proprie competenze a imprenditori insolventi che si rivolgevano a loro per preservare in modo illecito i patrimoni societari dalle procedure esecutive, a scapito dei creditori e del fisco.Nel corso di tale procedimento, era stata già applicata una misura cautelare ai due proposti in qualità di promotore e partecipe".
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