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SILVER, BANCO DI PROVA PER DEFINIRE STANDARD OPERATIVI DI ASSISTENZA AI MIGRANTI IN VULNERABILITÀ PSICOSOCIALE


Primo di otto incontri con Asp, privato sociale, Unhcr, Medici senza frontiere, Save the children e Tribunale dei minori per definire le procedure operative standard (Pos) a partire dalle ‘best practice’ da presentare come linee guida regionali e nazionali Palermo, 6 luglio 2017 – Definire un protocollo operativo standard per fare emergere i disagi psicosociosanitari e assistere i destinatari stranieri richiedenti o titolari di protezione internazionale, siano essi minori o adulti, con particolare attenzione alle donne vittime di violenza e di tratta.
È questa la finalità degli otto incontri per la definizione delle Procedure operative standard del Progetto Silver, inaugurati a Palermo con un primo incontro in assessorato regionale della Salute. Silver è il progetto di assistenza ai rifugiati e richiedenti asilo con shock psicologico e disagio sociale finanziato dal ministero dell’Interno, che vede insieme le Asp siciliane e 11 partner del privato sociale, guidati dall’Asp di Trapani, in collaborazione con le prefetture, l’assessorato regionale della Salute e l’assessorato regionale della Famiglia, delle politiche sociali e del lavoro. “Le Procedure operative standard sono uno degli obiettivi specifici del progetto, anzi forse il più importante – ha spiegato Antonio Sparaco, responsabile Silver – perché sarà l’eredità che lascerà il nostro progetto al territorio siciliano facendo da vero e proprio banco di prova”. L’idea è quella di uniformare l’assistenza al migrante nel campo della vulnerabilità psicosociosanitaria per definire degli standard regionali da proporre anche come linee guida nazionali. Si tratterà di incontri molto concreti e operativi, che partiranno dal monitoraggio dello stato dell’arte per registrare sia le criticità che i modelli virtuosi già adottati. Oltre ai rappresentanti delle Asp e delle cooperative partner del progetto Silver, presenti ai lavori anche delegati dell’Unhcr, di Medici senza frontiere, di Save the Children e del Dipartimento di giustizia minorile, per mettere a confronto esperienze diverse. Un gruppo eterogeneo di professionisti e operatori, dunque, ciascuno proveniente da territori e realtà differenti, per selezionare le prassi migliori e immaginare eventualmente modelli nuovi. “La difficoltà maggiore nel definire degli standard operativi è data proprio dalle differenze che ritroviamo tra un territorio e l’altro e tra un centro di accoglienza e l’altro. Dobbiamo necessariamente partire proprio da queste peculiarità e specificità locali per potere procedere”, ha sostenuto Sergio Celano, coordinatore del progetto, “la nostra scommessa e grande opportunità – ha quindi sottolineato – è la definizione delle pratiche più virtuose, ricordando che ogni prassi deve rispondere anche a un criterio di sostenibilità rispetto alle risorse a disposizione”. Le procedure riguarderanno cinque ambiti: emersione del disagio tra gli adulti, emersione del disagio tra i minori, presa in carico degli uni e degli altri, mentre la quinta area è specificamente dedicato alla violenza di genere. Al termine del progetto, una volta definite, le Pos verranno presentate all’assessorato regionale della Salute e al ministero dell’Interno, che è cofinanziatore del progetto.

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