L'ex presidente era finita davanti ai giudici contabili per avere autorizzato il pagamento di compensi destinati a tre coadiutori dell'amministratore giudiziario, ai quali erano stati conferiti anche incarichi aziendali nell'impresa sottoposta all'amministrazione giudiziaria, facendo gravare indebitamente sullo Stato il relativo complessivo importo di 35 mila euro. La vicenda si colloca nell'ambito della gestione dei beni sequestrati e confiscati a Cosa nostra di cui la sezione misure di prevenzione si occupava e trae origine da una relazione ispettiva del ministero della giustizia del 19 luglio 2016.
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