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La prima edizione delle Giornate internazionali di studio su Patrimoni condivisi, si è chiusa con l'invito a una governance partecipata

Si è svolta a Palermo, il 19 e 20 settembre, la prima edizione delle Giornate Internazionali di Studio “Patrimoni disponibili”, promosse da CoopCulture e Fondazione CHANGES, ideate da Giovanna Barni e Laura Barreca, che hanno riunito al Museo Archeologico Regionale “A. Salinas” e al Complesso Monumentale dello Steri oltre trenta tra studiosi, esperti, artisti e operatori culturali italiani e internazionali. Il confronto si è sviluppato intorno ai tre cardini della Convenzione di Faro del 2005 - cura, accessibilità e partecipazione - con l’obiettivo di superare la logica estrattiva del turismo di massa e promuovere una visione comunitaria e sostenibile del patrimonio.
Con le due giornate palermitane si è dato avvio alla scrittura di un documento condiviso di raccomandazioni e indirizzi di policy che costituirà la base per strategie di governance culturale, più partecipate e sostenibili, in grado di guidare i futuri investimenti economici del nostro Paese. Un impegno che proseguirà con ulteriori iniziative della Fondazione CHANGES, come il progetto “Doors of Change”, pensato per aprire simbolicamente e concretamente le porte del patrimonio, invitando cittadini e comunità a costruire insieme nuove narrazioni e nuove forme di partecipazione.
L’iniziativa si inserisce nel programma del partenariato esteso CHANGES – Cultural Heritage Active Innovation for Sustainable Society, finanziato dal PNRR - NextGenerationEU e sviluppato attraverso lo Spoke 9 “CREST – Cultural Resources for Sustainable Tourism”, guidato dall’Università Ca’ Foscari Venezia, e ha visto il sostegno di prestigiosi partner come l’Università degli Studi di Palermo, l’Università di Bari Aldo Moro, la Regione Siciliana - Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, il MAO di Torino e ICOM Italia.
I lavori si sono aperti con un inedito “trialogo” tra l’artista Fulvia Carnevale (Claire Fontaine), l’economista Sebastiano Bavetta e il costituzionalista Alfonso Celotto che ha ricordato come “l’articolo 9 della Costituzione nasce in un’Italia poverissima, distrutta dalla guerra, eppure i Padri Costituenti decisero di inserirlo tra i 12 principi fondamentali. Il paesaggio e la cultura sono beni inalienabili, e la Res Publica ha il dovere di tutelarli, intervenendo quando la proprietà non lo fa. Tuttavia - ha sottolineato – la proprietà pubblica non rappresenta di per sé una garanzia né di tutela né di rimozione degli ostacoli che limitano l’equità dello sviluppo culturale di ciascun cittadino. Senza la sussidiarietà, sancita dalla stessa Costituzione, anche il patrimonio pubblico resterà inalienabile, forse, ma certamente abbandonato. Questo è il nostro Paese e questo è il nostro dovere di fronte ai cittadini”.
Dal canto suo, Sebastiano Bavetta ha sottolineato la sfida della condivisione: “La vera difficoltà è trovare il modo per rendere i patrimoni non solo condivisibili, ma realmente condivisi. È un lavoro gestionale di grande delicatezza, che richiede capacità di pluralismo e partecipazione, mettendo insieme le domande e le istanze dei territori”. A proposito della varietà dei patrimoni italiani ha aggiunto che “L’Italia è un Paese con un’enorme quantità di patrimoni, alcuni molto visibili, altri più piccoli e meno noti, ma non per questo meno significativi per le comunità che li custodiscono. Una grande biblioteca metropolitana e una piccola biblioteca di un centro dell’entroterra siciliano hanno impatti diversi in termini quantitativi ed economici, ma possono avere la stessa capacità qualitativa di generare partecipazione e pluralismo”.
Le tre sessioni hanno esplorato la cura come responsabilità collettiva e processo dinamico, l’accessibilità come diritto universale e la partecipazione come modello di governance condivisa, con contributi di studiosi di fama internazionale come Manuel Borja-Villel, Luisella Pavan-Woolfe, Riccardo Pozzo, Stefano Karadjov, Andrea Viliani e Sandro Debono.
Nel corso del dibattito, Giovanna Barni, Consigliera delegata innovazione di CoopCulture, ha sottolineato: “Patrimoni disponibili nasce dall’urgenza di un confronto multidisciplinare che porti ad un cambio di paradigma. Nessun dubbio sulla necessità di tutela, ma che questa non equivalga a musealizzazione come privazione per i cittadini di una cultura e un’arte da abitare, animare, arricchire e arricchirsi. Non solo conservazione, ma cura di tutti. Non solo apertura, ma piena accessibilità per tutti. Non solo fruizione, ma partecipazione attiva. Sono queste le direttrici per una nuova coprogettazione e coprogrammazione allargata, che può anche essere la soluzione per orientare i flussi turistici verso una fruizione più consapevole, diffusa e una più equa e sostenibile distribuzione dei suoi benefici per le comunità”.
La professoressa Laura Barreca ha evidenziato come “Le Giornate di Studio di Palermo hanno acceso in Sicilia un dibattito vivace e corale tra esperti provenienti dal mondo accademico, progettazione culturale, arte, filosofia, diritto, design, economia, cittadinanza attiva, enti e istituzioni culturali pubblici e privati, con l’obiettivo di contribuire a ridefinire, con un approccio trasversale, strumenti e policy per la partecipazione dei cittadini al patrimonio culturale, in applicazione ai principi della Convenzione di Faro del Consiglio d’Europa, e in continuità con le innovative progettualità emerse nell’ambito del PNRR-CHANGES Next-Gen Heritage. Curare il patrimonio non è solo conservarlo staticamente, ma mantenerlo accessibile e significativo per le comunità che lo abitano, lo ereditano e se ne curano. Maggiore attenzione quindi non solo a grandi monumenti, ma anche a beni culturali immateriali o minori, diffusi e quotidiani: un patrimonio che si rinnova continuamente attraverso il valore che le comunità riconoscono”.
La direttrice scientifica della Fondazione CHANGES Ilaria Manzini ha aggiunto: “I luoghi della cultura non devono essere solo spazi da visitare, ma da vivere. Come Fondazione CHANGES crediamo che questi luoghi debbano diventare laboratori condivisi, capaci di accogliere comunità, cittadini e mondo della ricerca in un dialogo continuo. È questo lo spirito che anima le giornate di studio palermitane e altre iniziative future della Fondazione, come ‘Doors of Change’, pensata per aprire letteralmente e simbolicamente le porte del patrimonio: un invito a entrare, a contribuire e a costruire insieme nuove narrazioni, nuove forme di conoscenza e di partecipazione”.
Le due giornate si sono concluse con un dibattito collettivo introdotto dall’Assessore all’Economia della Regione Siciliana Alessandro Dagnino, che ha visto la partecipazione di Giovanna Barni, Laura Barreca, Monica Calcagno, Anna de la Torre Fornell, Diego Mantoan, Ilaria Manzini e Giuliano Volpe, con i contributi di Silvia Mascheroni, coordinatrice del gruppo di lavoro “Welfare culturale” di ICOM Italia, ed Emma Amiconi, presidente di Fondaca – Fondazione per la cittadinanza attiva.
La scelta di Palermo e della Sicilia, con i suoi sette siti riconosciuti come Patrimonio UNESCO, non è casuale: nella regione CoopCulture sperimenta un modello innovativo di valorizzazione culturale diffusa. Un percorso che ha dato vita a strumenti di fruizione inclusiva e sostenibile, biglietti cumulativi, festival e iniziative di accessibilità, con risultati straordinari in termini di visitatori e di coinvolgimento di nuovi pubblici. Per informazioni e programma completo: www.patrimonidisponibili.it

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