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Il Presidente Mattarella alla cerimonia di chiusura di “Palermo capitale italiana del volontariato 2025”

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha partecipato alla cerimonia di chiusura di “Palermo capitale italiana del volontariato 2025”. L’evento si è svolto al Teatro Massimo del capoluogo siciliano e ha simbolicamente segnato il passaggio di consegne da Palermo a Modena, capitale italiana del volontariato 2026.


Sono intervenuti: Giuditta Petrillo, Presidente del centro di servizi per il volontariato di Palermo; Niccolò Mancini, Delegato per il volontariato del Forum nazionale del Terzo Settore; Chiara Tommasini, Presidente dell’Associazione Nazionale dei centri di servizio per il volontariato; i sindaci di Palermo e Modena, Roberto Lagalla e Massimo Mezzetti; il Presidente del centro di servizi per il volontariato Terre Estensi, Alberto Caldana; il Presidente della Regione Sicilia, Roberto Schifani. Inoltre due giovani volontarie, Chiara Runfolo e Matilda Guagliardito, hanno raccontato la loro testimonianza.

La cerimonia si è aperta con l’esecuzione dell’inno nazionale; i presenti hanno assistito alla proiezione di un video dal titolo “un anno di solidarietà e cittadinanza attiva” e all’esecuzione del brano musicale dal titolo “Siamo piccoli cantori”, brano di Alberto Maniaci e testo di Enzo Marino da parte del Coro di voci bianche del Teatro Massimo.

In chiusura, il Presidente Mattarella ha pronunciato un discorso.

Un saluto cordiale ai tanti volontari presenti al Teatro Massimo e a quanti, ovunque in Italia, si impegnano nell’aiuto al prossimo.
La prossimità - prima rete di solidarietà - rende migliori e gratificanti le nostre vite.

Rivolgo un saluto al Presidente della Regione, al Sindaco di Palermo ­ -ringraziandoli per i loro interventi -, al Sindaco di Modena, ringraziandolo per le sue parole, con gli auguri per la sua città, capitale del 2026, anno dedicato dall’ONU al volontariato per lo sviluppo sostenibile.

Saluto e ringrazio tutti gli intervenuti, i rappresentanti delle associazioni di volontariato, le giovani Chiara e Matilda: sono certo che tutti siamo rimasti emozionati nell’ascoltare le loro esperienze. Grazie!

Vorrei rinnovare i complimenti - che l’applauso ha manifestato per due volte - al Coro delle voci bianche. Sono davvero bravissimi!

Qualche scettico si chiede: a cosa serve il volontariato?

Riflettiamo sui dati resi noti, recentemente, dall’Istat: quasi 5 milioni di persone - oltre il 9% della nostra popolazione – che dedicano ogni anno 84 milioni di ore del proprio tempo.
Non a sé stessi ma agli altri, a chi ne ha bisogno.
Anche soltanto in termini economici rappresenta un patrimonio impressionante. Un patrimonio basato sulla gratuità.
Un impegno, sia organizzato, sia individuale, che riflette una comunità non ripiegata su sé stessa, ma che sviluppa e pone in pratica valori di coesione sociale.
Il volontariato è un motore di ricerca, di costruzione di rapporti che ampliano e rendono autentico il godimento dei diritti nella società.
Una leva possente per dare vicinanza, calore umano, fraternità, in definitiva, dare senso alle relazioni sociali. Con attenzione particolare alle condizioni di fragilità.
È un’energia di cui le comunità non potrebbero fare a meno. Poc’anzi è stato sottolineato.

È stato reso evidente dalle parole che abbiamo ascoltato qui, dalle vostre attività negli anni, dall’impegno supplementare, in questo 2025, che Palermo ha onorato come capitale italiana del volontariato. La nostra società è innervata dalle esperienze e dalla cultura dei volontari.

Per restare ai tanti momenti rimasti impressi nella memoria collettiva: dagli angeli del fango, nell’alluvione di Firenze del 1966, ai tanti giovani accorsi a sostegno delle popolazioni colpite da calamità naturali, dai terremoti del Belìce, del Friuli, dell’Irpinia, fino a vicende recenti, che ben ricordiamo. Si potrebbe compilare un lungo calendario della solidarietà.

Sono iniziative e comportamenti iscritti nella storia d’Italia.
Il volontariato è stato fattore di unità.
Con le sue esperienze ha contribuito a scelte importanti.

Basti pensare al cammino che ha portato a costituire e poi a potenziare la Protezione civile, sistema in cui l’apporto del volontariato è prezioso.

Tuttavia, il volontariato non è soltanto una sorta di “pronto soccorso” nelle grandi emergenze.

Accompagna - e offre significato - alla quotidianità delle persone, quella personale e quella collettiva. Disegnando – con l’opera di un immane numero di persone – l’idea effettiva di comunità, qualificandosi come forza sociale, culturale, educativa e formativa.

Segnalandosi come protagonista nell’attuazione di principi della nostra Costituzione, anzitutto quelli di partecipazione e di solidarietà.

Questo avviene nell’impegno di tante donne e tanti uomini, di tante ragazze e tanti ragazzi, di tanti anziani, di tante associazioni che si prendono cura anche della natura, dei nostri beni culturali, del nostro ambiente.
Che curano ferite presenti nella nostra società.
Che animano periferie e territori in preda allo sconforto dell’abbandono.
Veri e propri patrioti che sanno come solidarietà e fraternità giovino anche a chi sviluppa questa dimensione di impegno.


Poc’anzi, e nello splendido video che abbiamo avuto proposto, c’è stata una ragazza che ha detto: ‘si dona uno e si riceve mille’. Ed è davvero così.
Questo è un fenomeno, quindi, che accresce il patrimonio morale del nostro Paese.
La gratuità può apparire, agli scettici di cui parlavo all’inizio, un termine caduto in disuso, un’ingenua illusione per anime belle ma fuori dalla realtà.
Al contrario, le sue azioni sono ispirazione e volano concreto di costruzione del bene comune.


Mi ha colpito - in una delle tante occasioni di incontro - uno studio dedicato dall’Università di Torino all’impatto degli interventi concreti di un’associazione ben nota di quella città - il Sermig - negli oltre cinquant’anni della sua attività.

Un impegno riassunto in uno slogan efficace, semplice ma efficace: abbiamo percorso chilometri come se fossimo andati cento volte sulla luna.
Questo è il volontariato.
Generando valore economico, effetti di moltiplicazione, anche consistenti risparmi per i conti pubblici. Un’altissima quantità di denaro pubblico.

Conferma – come tutti voi ben sapete e comprendete - che è il disinteresse nei confronti delle altre persone, nei confronti della società, a provocare diseconomie, determinando, inoltre, fratture sociali, esclusione, deserto.

Il volontariato esprime, in questo senso, anche una dimensione di cittadinanza attiva, partecipe delle finalità indicate dalla Costituzione.
La giustizia, premessa della pace, si realizza iniziando dal basso. Da quel che è vicino.
Il volontariato è l’altro che entra nella propria vita e l’arricchisce.
Il volontariato è il nostro vivere insieme.
È la consapevolezza e, insieme, l’orgoglio di sentirsi comunità.
Il volontariato, il Terzo settore, l’economia civile sono diventati un grande insieme di cui, più che utile, è necessario tener conto.
Il cammino compiuto è eloquente.


Quest’anno vissuto intensamente a Palermo - come è stato sottolineato – ha portato sperimentazione di iniziative e progettazioni insieme a pubbliche amministrazioni.

La sussidiarietà – verticale e orizzontale – è, a pieno titolo, parte del modello costituzionale.

Ne abbiamo costantemente conferma: il volontariato è palestra di democrazia concreta che può immettere forza vitale nelle istituzioni. Elemento necessario in un tempo contrassegnato anche da paure suscitate da tossine messe ingannevolmente in circolo, da indifferenze che non condannano la sopraffazione, la violenza, l’illegalità, da allontanamento dalle ragioni della convivenza civile.

Le tossine oscurano il futuro e il volontariato è un antidoto prodigioso.

Giorno per giorno, con i fatti, dà corpo alla speranza.
Il volontariato non accetta che l’antropologia che prevalga sia l’entropia dell’individualismo. Prospettiva denunziata da Sergio Paronetto che, ancora molto giovane, fu un motore del Codice di Camaldoli, una delle iniziative in cui, riflettendo, si precedeva la redazione della Costituzione.


“Vogliamo essere annoverati - diceva - fra quelli che verranno discussi e giudicati perché faranno, non fra quelli che giudicheranno e discuteranno. Saremo con quelli che sbaglieranno, non con quelli che troveranno a ridire perché si è sbagliato”.

Non potrebbe esserci definizione migliore, più calzante per l’attività del volontariato e vorremmo che questa aspirazione diventasse sempre più contagiosa.

Grazie per l’impegno che mettete in campo.
Grazie per quanto fate ogni giorno.

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