A seguito di una telefonata alla Questura di Palermo che avvisava della presenza sospetta di un’autovettura, una pattuglia dell’Arma dei Carabinieri, unitamente a un sottufficiale di Polizia in forza alla Squadra Mobile della Questura, si recò a Ciaculli, rinvenendo la Giulietta abbandonata con le portiere aperte.
Sospettando che si trattasse di un’autobomba venne chiamata una squadra di artificieri che ispezionò l’auto e tagliò la miccia di una bombola trovata all’interno, dichiarando il cessato allarme; tuttavia l’apertura del bagagliaio da parte del Tenente Mario Malausa, Comandante della Tenenza di Roccella, causò l’esplosione della grande quantità di tritolo ivi contenuta, provocando la morte dei 7 uomini dello Stato.
La giornata in ricordo dei caduti nella strage di Ciaculli è proseguita presso il Complesso monumentale dello Steri, a Piazza Marina, dove si è tenuto un convegno dal titolo “La strage di Ciaculli del 30 giugno del 1963, una lettura sessanta anni dopo.”
Un’attenta analisi storica e al contempo un’occasione di riflessione che ha aperto i suoi lavori sulle note della Fanfara del XII Reggimento Carabinieri Sicilia.
Il convegno, moderato dal Dott. Giovanni Pepi, è iniziato con il saluto del Dott. Massimo Midiri Rettore dell’Università degli Studi di Palermo, per poi proseguire con gli interventi del Generale Castello, del Dott. Gioacchino Natoli già Presidente della Corte di Appello di Palermo e del Dott. Manlio Corselli Docente dell’Ateneo.
Il Comandate della Legione Carabinieri “Sicilia” ha sottolineato come la strage si colloca storicamente nel corso della prima guerra di mafia e di come centrale è stata la figura del Tenente Mario Malausa, arrivato volontario a Palermo. Un periodo di grande importanza, di risveglio delle coscienze, durante il quale le istituzioni dello Stato ed i cittadini iniziarono a porre attenzione alla complessità del fenomeno mafioso.
È stato lo stesso Generale Castello a chiudere l’incontro con l’auspicio di lavorare sulle nuove generazioni, ricordando con le sue parole Padre Pino Puglisi che per cambiare la mentalità mafiosa ha speso la sua vita a fianco dei più giovani.
È stato lo stesso Generale Castello a chiudere l’incontro con l’auspicio di lavorare sulle nuove generazioni, ricordando con le sue parole Padre Pino Puglisi che per cambiare la mentalità mafiosa ha speso la sua vita a fianco dei più giovani.
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