PIU’ DI UN MIGLIAIO A PALERMO IN PIAZZA MASSIMO PER LO SCIOPERO NAZIONALE DEI BANCARI. AL COMIZIO L’INTERVENTO DELLA SEGRETARIA NAZIONALE FISAC CGIL ELENA AIAZZI. DICHIARAZIONE ENZO CAMPO

“Siamo in tanti qui al Sud a manifestare come sempre per la nostra dignità. I banchieri si sono incrementati i loro compensi negli ultimi anni di 600 milioni l’anno. Per un bancario ci vogliono circa 100 anni per guadagnare quello che loro guadagnano in un anno. Come tutti quei padroni che non sanno fare il loro mestiere e ricorrono o all’illegalità o perseguono il lavoro a basso costo e senza diritti”, ha attaccato la segretaria nazionale della Fisac Cgil Elena Aiazzi, al comizio di Palermo in piazza Massimo, davanti a più di un migliaio di bancari di Sicilia e Calabria scesi in piazza per difendere il contratto nazionale di lavoro in occasione dello sciopero generale dei lavoratori bancari. 

Uno sciopero riuscito anche a Palermo con più del 90 per cento di banche chiuse “ben oltre lo sciopero del31 ottobre 2013”. “E’ la prima volta che i banchieri a Palermo scendono in piazza in massa, in una grande iniziativa unitaria, per sconfiggere l’idea di lavoro del governo e degli imprenditori, che consiste nel volere scaricare la crisi sui lavoratori – dichiara il segretario della Cgil di Palermo Enzo campo - Il contratto di lavoro è un diritto, che permette lo sviluppo della società. Solo una buona occupazione rende buono ed efficiente il servizio ai cittadini. Questo è il valore dello sciopero: l’unità sindacale che rivendica il dritto al contratto, al rapporto con le parti sociali, a un servizio che corrisponda alle attese dei cittadini”. 

Un appello rimbalzato da un Sud e da una Sicilia sempre più poveri dove il divario Pil pro capite con il Nord è tornato ai livelli di dieci anni fa, i consumi delle famiglie sono crollati quasi del 13 per cento, gli investimenti industriali del 53 per cento, i posti di lavoro sono scesi a 5,8 milioni. “I nostri governi – ha aggiunto la segretaria nazionale - hanno considerato le banche solo come salotti dove intrecciare affari e politica e in grado di sfuggire agli infiniti controlli che affliggono le piccole imprese o i cittadini quando chiedono un muto. O semplici bancomat a sostegno dei partiti, delle istituzioni e delle grandi imprese”. 

E ponendo l’accento sul Sud dove non arrivano le vere riforme che servirebbero anche nel resto del Paese, sulla giustizia,sul fisco, contro gli sprechi e gli abusi, contro la criminalità e la corruzione, la segretaria nazionale Elena Aiazzi ha puntato il dito sulla situazione del credito in Sicilia: “Una terra, la Sicilia, per quel che riguarda il credito, che è stata oggetto di continue acquisizioni e salvataggi, necessari non certo per responsabilità dei lavoratori. Terra appetibile per la tradizionale presenza del risparmio che però raramente si è trasformato in investimenti per la regione. Banco di Sicilia, Banca del Sud, Banca Nuova, per non parlare di tutte le banche popolari: oggi al Sud è presente il 17,5 per cento dei dipendenti del settore e il 22 per cento di unità operative rispetto al resto d’Italia con una previsione di assunzioni che va dall’1,1 per cento della Calabria, al 4 della Sicilia e della Puglia, su quelle che potranno essere le poche assunzioni previste (dati Abi)”. 

Presenti in piazza lavoratori di tutte le filiali cittadine e regionali, anche della Calabria, per dire no allo smantellamento del contratto al bancario multitasking, venditore di prodotti. Dichiara Elia Randazzo, rappresentante Fisac Cgil di Unicredit, Palermo: “Senza contratto non ci può essere una banca al servizio della collettività e del mondo produttivo. Oltre ai diritti e alle tutele nei nostri contratti è prevista la formazione, che le banche stanno riducendo fornendola solo online. E a latere del contratto sono previsti i protocolli etici che garantiscono i lavoratori che erogano i servizi e si occupano di vendite, e gli utenti”. 



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