PALERMO, LE STORIE DI VOUCHER, DEL LAVORO PRECARIO E MALPAGATO.

PALERMO, LE STORIE DI VOUCHER, DEL  LAVORO PRECARIO E MALPAGATO. OGGI AL TEATRO SANTA CECILIA L'ASSEMBLEA DI CGIL E ASSOCIAZIONI PER IL REFERENDUM SUL LAVORO. CON IL RACCONTO DEI LAVORATORI. COLLA: “APPELLO DAL SUD: SUBITO LA DATA DEL VOTO”
Palermo 28 febbraio 2017 – “Lavoravo 8 ore al giorno in un centro di accoglienza ed ero pagato con due voucher. Per me prima voucher era una parola buona e bella, pensavo si trattasse di un bonus – racconta Ibrahim Kobena, della Costa d'Avorio - A fine mese aspettavo la mia busta paga, mi hanno detto che ero già stato pagato. Quante ore, per cosa, non era definito. Dopo qualche mese sono scappato”. E racconta Renato Aiello, della ex Ciprogest: “All’inizio avevo l’impressione di fare il lavoro del regionale, con un posto tranquillo, sicuro. Poi iniziarono arrivare la cassa integrazione, il crac della Parmalat. Fino al blocco totale. Da azienda d'elite per i succhi degli agrumi, seconda alla Fiat nella stessa area industriale, siamo diventati un depuratore che smaltisce il percolato di Bellolampo. Siamo rimasti in 46: 22 lavorano, gli altri 24 sono in cig”.
Sono alcune delle 12 storie raccontate oggi al Teatro Santa Cecicilia, per l'iniziativa della Cgil Palermo “Parla il lavoro”, una grande assemblea pubblica per presentare il Referendum della Cgil sui temi del lavoro: abolizione dei voucher e responsabilità solidale negli appalti. Ad ascoltare, in una platea piena di lavoratori, di associazioni sostenitrici del referendum, e del gruppo dirigente della Cgil, di deputati nazionali e regionali, consiglieri comunali, sindaci dei comuni, erano presenti anche il sindaco ricandidato Leoluca Orlando e gli altri candidati a sindaco Ugo Forello, Fabrizio Ferrandelli e Nadia Spallitta.
Rabbia, solitudine, vulnerabilità, disincanto. Ultimi contro penultimi. La cultura del meno peggio – ha dichiarato il segretario Cgil Palermo Enzo Campo presentando l'iniziativa - Siamo un'isola marginale, dove le industrie manifatturiere chiudono una dietro l'altra. E si allarga sempre più il divario tra Nord e Sud ma anche tra il Sud e il resto del Sud. Alla classe politica chiediamo di mettere al centro il lavoro, la sua quantità, la sua qualità. Noi faremo una battaglia democratica per cambiare l'Italia col consenso di milioni di lavoratori. E' una sfida di democrazia e libertà del mondo del lavoro”.
Storie di licenziamenti, di lavoro mal pagato, di discriminazioni, di vita reale. Da Maria Alfano, 33 anni, cassiera inquadrata da addetta alle pulizie, con uno stipendio inferiore a quello dei colleghi uomini, a Gabriele Martorana, studente: “Oggi gli studenti si avvicinano al mondo del lavoro come a un mondo ignoto: non sanno cosa siano i voucher e nemmeno quante tipologie di contratto esistono”. Drammatica la testimonianza di Francesco Bartolone, 47 anni, guardia giurata della Mondialpol Security spa. “Siamo considerati un ibrido. Per diventare guardia giurata ci vuole il titolo di polizia. Ma non veniamo riconosciuti. A ogni cambio d'appalto, risparmiano sul costo del lavoro. E ci licenziano”. Angelo Ventura, 41 anni, da 10 anni lavorava alla mensa del Cantiere navale. E di punto in bianco, per un cambio d'appalto, si è ritrovato ai cancelli con in mano un badge che non funzionava più. Licenziato. “Hanno violato completamente il codice degli appalti – dice - Speriamo che il giudice ci consenta di tornare al posto di lavoro”.
Il messaggio che cambiare si può. L'ha lanciato Domenico Seminara, portuale, di un'azienda sequestrata alla mafia. Mentre Giannico Trombetta, cooperatore sociale, assistente igienico sanitaria, ha raccontato di sentirsi sempre come un precario, pur lavorando da 20 anni, e sempre con la stessa passione. “Oggi ci scade la proroga. A ogni nuovo contratto c'è l'incertezza e l’ansia: non puoi programmare il bilancio familiare”. E ancora la storia di Paolo Capodici, consulente telefonico outbund che collabora con Almaviva, precario da 10 anni. “Lavoriamo fianco a fianco con gli inbound, eseguiamo le stesse direttive, gestiamo gli stessi clienti. Ma siamo pagati la metà”. “Per lo Stato sono un privilegio perché lavoro – dice Nicola Morreale, edile alla Sis - Porto a casa uno stipendio ma vivo sotto la minaccia dei 200 licenziamenti. L'edile ha le mani con i calli, non lavora tra scrivanie e computer. Io sto in galleria 8 ore al giorno di duro lavoro, non ho il badge, non faccio partite a tennis e non ho la pausa caffè”. Francesco Amorello, assistente amministrativo del Miur, ha raccontato storie di ordinaria difficoltà sul lavoro, a partire dalle sostituzioni impossibili. “Noi siamo in tre e possiamo assentarci solo se non si assenta un altro collega”. Ha concluso Anna Maria Randazzo, ex dipendente di banca, pensionata. “Ogni impegno profuso per assicurare ai figli l'indipendenza economica e la crescita attraverso il lavoro è stato deluso. Oggi noi fungiamo da ammortizzatori sociali. E la tristezza e lo scoramento dei nostri figli mal si addice alla loro età. Sulla pelle dei nostri figli constatiamo che il lavoro nero dilaga, che una a notte di 12 ore viene retribuita con 30 euro, che pagano con i voucher intere giornate. Ma insieme si vince, ce la possiamo fare”.
Ha concluso l'iniziativa il segretario confederale Vincenzo Colla, chiedendo che venga stabilita la data del voto per i referendum. “Da questa importante città del Sud lancio un appello: dateci la data del voto. Non si può fare tattica con la democrazia, le tattiche hanno le gambe corte, e la gente capisce. Mettiamo al centro il lavoro non la legge elettorale, di cui si discute da 6 mesi. Milioni di lavoratori hanno firmato per ripristinare il diritto al lavoro. Al governo chiediamo di unificare le date del voto con l'election day. Risparmiamo 300 milioni per la gente che ha bisogno, per chi è in cassa integrazione”. E parlando dei voucher, Colla ha detto: “Siamo dentro a una bolla di povertà, a un autoavvitamento che va avanti dal 2008, e che è diventato un modello che produce diseguaglianze. E anche la povertà di chi lavora. La crisi non è nata da sola. Il voucher non è stato proposto per caso. Dietro all'esplosione di milioni di voucher ci sono persone. Nessun in Europa usa uno strumento del genere, senza rapporto tra impresa e lavoratori.”

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