Anniversario Strage di via D'Amelio, Gabrielli e il Questore Cortese: "Noi vogliamo la verità. Chi sbaglia paga"

di Ambra Drago"Lo dobbiamo agli otto colleghi che nelle due Stragi hanno perso la vita ma lo dobbiamo anche a tutti i colleghi che continuano lavorare affinché ci sia una verità- ha sottolineato il Capo della Polizia, il prefetto Franco Gabrielli- che non sia di comodo e che si pari dietro a chi non si può più difendere. Allora se noi abbiamo sbagliato, se qualcuno tra di noi ha sbagliato deve pagare e come sono solito dire chi sbaglia portando una divisa sbaglia due volte, sia come cittadino ma sbaglia perché tradisce quel credito che la comunità ripone in noi.Non vogliamo verità di comodo o agnelli sacrificali, insieme ai familiari siamo quelli che pretendono più di altri che questa verità sia consegnata al Paese e a chi con serenità lavora in questa terra".E sulle dichiarazioni lasciate in un'intervista da Fiammetta Borsellino in particolare avrebbe definito indegne le figure dei magistrati e investigatori come "persone indegne" alla ricerca di una verità assente."Io sono stato educato- continua il Capo della Polizia Franco Gabrielli- che i giudizi si danno quando si accerta una verità all'esito di processi giusti e avendo sentito tutti. Quando i processi ci consegneranno delle verità, augurandoci che non siano inquinati, c'è da capire se c'è un'ansia di prestazione o c'è dell'altro".Poi ha espresso un pensiero sulla recente operazione denominata "New Connection" che ha permesso di bloccare i così detti "scappati" portando a 15 fermi di personaggi storici quali gli Inzerillo e i Gambino e a tre ordini di custodia cautelare in carcere."Ritengo che la criminalità organizzata oggi nel nostro Paese sia la principale minaccia e non lo è solo in Sicilia, a volte non sufficientemente compreso da tutti. La vicenda dell'operazione contro gli scappati o quella recente contro la'Ndrangheta dimostra come le criminalità siano fenomeni pervasivi e non abbia più limiti territoriali e deve vedere tutti coinvolti".


Sono state queste le parole del Capo della Polizia intervenuto a margine di un dibattito organizzato dalla Questura di Palermo per ricordare la strage di via D'Amelio dove hanno perso la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta, Agostino Catalno, Eddie Walter Cosina, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli ed Emanuela Loi.
Nel corso dell'incontro moderato dalla giornalista del Tg5, Costanza Calabrese si è affrontato il principale tema di riflessione ovvero come sia fondamentale fare memoria ma lo è ancor di più per quelle che generazioni che nel 1992 non erano ancora nate. Quegli adolescenti che molto spesso vedono in canzoni con testi che incitano alla violenza o alla illegalità per non parlare delle fiction dei modelli da seguire. Ecco che al momento di riflessione hanno partecipato Frà Mauro Billetta, parroco della Chiesa Sant'Agnese ai Danissinni e poi il professore Gioacchino Lavanco, direttore del dipartimento di Scienze Pedagogiche, dell'Esercizio Fisico e della Formazione all'Università degli Studi di Palermo  e poi l'attore e comico Sasà Salvaggio e per concludere il cantante napoletano Gigi D'Alessio e Gero Riggio, vincitore del "9° Festival Musica contro le mafie "che con la sua chitarra accompagnato da splendidi e significativi disegni ha raccontato la storia di Paolo Borsellino e del sacrificio dei suoi Agenti.
Una giornata che come accade da tre anni vede aprire le porte della Questura ai giovani e alla città in un percorso che ha coinvolto anche giornalisti, attori, scrittori nell'affrontare il tema del contrasto alla criminalità organizzata.
"Ai giovani va il nostro ricordo- sottolinea Renato Cortese-questore di Palermo- il sacrificio delle vite, la commozione, le nostre lacrime hanno il compito di trasferire il senso di sconforto, la paura, la solitudine di quegli anni difficili. Ma va trasmessa anche la nostra resilienza, di raccogliere le forze, di piangere i nostri caduti ma reagendo e trovando la forza. Nonostante tutto c'era una parte di noi che aveva ancora speranza e che quella fine fosse solo l'inizio e la voglia di ricostruire una città libera, di risvegliare le coscienze per quelli che non c'erano a cui abbiamo fatto comprendere come abbiamo tentato di riscattarci mettendo tutte le nostre energie anche a costo della nostra vita.La Strage lascia dei dubbi che noi tutti come poliziotti, che in questa terra hanno lottato senza paura, desideriamo che vengano risolti facendo luce sulla piena verità perché solo questa con il riaffermarsi della legalità e della giustizia non ci restituirà i nostri morti ma  servirà a placare i nostri cuori perché le ferite non sono rimarginate. Dobbiamo restituire la memoria e raccontare senza paura ricordando tutti coloro che sono morti per mano della mafia, è importante non scordare nessuno. Il 19 luglio del 92' ha rappresentato il punto più buio ma deve essere la rappresentazione di un punto di forza, la mafia esiste, parlare ai giovani è fondamentale e tutti noi siamo chiamato a portarlo avanti".

Alla mattinata hanno partecipato tante scuole provenienti anche da fuori Palermo come quella di Piacenza  o diversi ragazzi che frequentano la facoltà di Giurisprudenza di Cagliari. Un momento di crescita e di ricordo che è continuato nel pomeriggio alla Caserma Lungaro dove è stata deposta una Corona al Reparto Scorte e terminato con la celebrazione di una messa nella chiesa di San Saverio all'Alberghiera.

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