Passante ferroviario di via Bernava ancora incompiuto: la denuncia del settore edile "Siamo in ginocchio"

di Ambra Drago
"Parliamo di via Bernava - Cosimo Riccobono- delegato Cgil di Palermo comparto edile-dove Rfi ha dato l'appalto a delle imprese accordo quadro su un accordo di 4 milioni di euro, imprese di cui ci sono 8 oprai con un contratto a se ed è un lavoro che durerà per altri 10 anni. A livello regionale non c'è stata un'impresa che si è occupata della demolizione degli edifici ora si è parlato di un accordo nazionale con tre imprese che hanno partecipato all'appalto. Il problema è che la Sis ha chiesto dei soldi per finire il lavoro ma il contratto non permette di andare avanti e quindi non finirà il lavoro. La stazione Lazio si deve incominciare, Imera ancora si deve finire con 67 chilometri incompleti, viale Belgio stazione incompiuta. Ancora parliamo di un lavoro che non ha visto la luce. Ho iniziato a lavorare dal 2008 per i 35 chilometri per carità un 'impresa che ci ha regolarmente retribuito ma ha lasciato tutto. Noi abbiamo disarmato un cantiere svendendo il materiale all'interno, ora è uscita la Tav in via Belgio ma nessun politico si è interessato e nessuno si è preoccupato dei lavoratori. La Sis ha mandato in Veneto più di 200 unità lavorativa, io personalmente lavoro in via Belgio ma siamo una ventina. L'opera di via Bernava".
A pochi centimetri senti la storia di un altro lavoratore della Sis, attualmente disoccupato e che è sceso in piazza per chiedere garanzie per lui e per l'intero comparto.
"Attualmente non ho lavoro racconta Agostino Miccichè della Cgil settore edile. Noi avevamo firmato alla presenza dei sindacati un accordo, ovvero che quando la Sis rescindeva il contratto perché non poteva finire le opere doveva reintegrare nella nuova ditta a cui è stata affidata il termine dei lavori, ma attualmente nessuno ci ha richiamato. Quest'opera con trenta persone disponibili non potrà completare il lavoro. Vogliamo una spiegazione perchè non ci abbiano chiamato, noi con il nostro sudore abbiamo lavorato per 10 anni e ora ci ritroviamo con una bandiera in mano".
Settore delle costruzioni in ginocchio e le opere del "Patto del Palermo" sono ferme.
La mobilitazione si è svolta in chiave nazionale ma Palermo continua a pagare un conto alto in tema di disoccupazione, sicurezza sul lavoro e ovviamente mancanza di infrastrutture.A distanza di tre anni la Feneal, la fioca e Fillea hanno chiesto a gran voce a che punto siano i bandi di gara.
"Noi abbiamo esposto in via Bernava questo striscione- denuncia- sottolinea Piero Ceraulo- segretario generale Fillea Cgil Palermo- perchè riteniamo paradossale che un'opera che è costata più di 1 miliardo di euro non venga consegnata alla città e poi dobbiamo tenere conto anche dei licenziamenti. Abbiamo chiesto a Rfi, nella qualità di stazione appaltante di velocizzare le gare per il completamento purtroppo su una parte di cantiere come vicolo Bernava non si è presentato nessuno, perchè le proposte economiche sono troppo basse e un cantiere lasciato così non incentiva nessuno a presentarsi. Quindi il rischio è che rimanga un'opera incompiuta. Noi dobbiamo pretendere che le opere vengano completate e che vengano immediatamente appaltate quelle cantierabili ( nel solo Patto per Palermo c'errano oltre 700milioni di euro).C'era il raddoppio del Ponte corleone e la sua messa in sicurezza per 54 milioni , il restauro del teatro Massimo 22 milioni di euro e potrei andare avanti all'infinito. Un dato che ci preoccupa è che il Comune nella redazione del piano triennale delle opere inserisce delle voci di spesa ma se sommiamo quelle dal 2018 al 2020 superiamo i 4 miliardi di euro. Se noi prendiamo in esame l'elenco annuale che il Comune ha deliberato e firmato la spesa si attesta a 30 milioni di euro per il 2019 ma relativamente solo alla manutenzione e non opere infrastrutturali".

Poca occupazione un'emergenza che le sigle sindacali mettono in evidenza da anni chiedendo parallelamente tutele normative.
"Da molti anni denunciamo l'assenza di investimenti nell'edilizia sottolinea Francesco Danese- segretario generale Filca Palermo Trapani- fin dalla piattaforma del 2008 che ha visto il 15 marzo scorso gli edili scioperare. Siamo qui per chiedere politiche degli investimenti per far ripartire l'economia, soprattutto nel Mezzogiorno. Chiediamo una seria politica industriale che dia un lavoro stabile e sicuro, perchè come settore paghiamo un prezzo alto come incidenti sul lavoro. Chiediamo una riforma previdenziale seria anche perchè un edile a 67 anni non può stare su un ponteggio. Anche sul codice degli appalti chiediamo che la logica sia quella dell'offerta economicamente più vantaggiosa e non al ribasso e che ponga un limite al subappalto perchè e li che si annida il lavoro nero e quindi anche quello insicuro. Chiediamo che nel cantiere venga applicato il contratto edile, la sua tipologia ha delle peculiarità".

Presente alla manifestazione anche l'Anci Sicilia con il suo vicepresidente Antonio Rini anche primo cittadino di Ventimiglia di Sicilia:" I sindacati chiedono qualcosa di giusto. E' vero che l'Unione Europea manda i soldi ma è pur vero che i Comuni non hanno i progetti esecutivi per farli spendere e quindi è il classico cane che si morde la coda. Bisogna intervenire sul tema della progettazione, che è un ragionamento a monte, ma dobbiamo capire che bisogna mettere i Comuni e gli Enti di poter presentare progetti cantierabili e esecutivi , soltanto così prende avvio un iter virtuoso con tutto ciò che ne comporta (occupazione, lavoro, sviluppo) ".
Delle rassicurazioni sono arrivate dall'assessore comunale dei Lavori Pubblici, Maria Prestigiacomo, che presto convocherà una tavola rotonda per vedere lo stato dei lavori delle diverse opere e la situazione nei diversi cantieri.

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