Sequestrato patrimonio da 17 milioni di euro al re degli pneumatici Vincenzo Gammicchia


di Ambra Drago
Sequestro di beni da 17 milioni di euro a Vincenzo Gammicchia, noto imprenditore del settore dei pneumatici.La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo ha emesso il provvedimento sull'intera attività imprenditoriale e su altri beni: due imprese e relativi compendi aziendali a Palermo, operanti nel settore della vendita e riparazione di pneumatici, con cinque punti vendita dislocati in diversi quartieri cittadini; l’80 per cento delle quote societarie di un Consorzio sito a Palermo, operante nel settore della revisione dei veicoli; venticinque immobili (appartamenti e magazzini), tra i quali in particolare due ville di cui una in zona San Lorenzo con piscina ed una a Isola delle Femmine; quarantaquattro rapporti bancari, dieci polizze vita e due cassette di sicurezza e undici fra autoveicoli e motoveicoli.
Pur essendo incensurato il Tribunale ritiene Gammicchia "socialmente pericoloso" in quanto "contiguo" alla criminalità organizzata.


Le Fiamme Gialle, in particolare il GICO avrebbe raccolto prove che unite alle testimonianze di alcuni collaboratori di giustizia vedrebbero Gammicchia "colluso" con la mafia.In particolare l'imprenditore si saremmo messo a disposizione di Cosa nostra per investire nelle proprie attività risorse di provenienza illecita riconducibili alle famiglie mafiose dei Galatolo e dei Fontana, dei quartieri Acquasanta e Arenella.

All’inizio degli anni 80 i fratelli Giuseppe e Vincenzo Galatolo avrebbero investito secondo quanto raccolto dagli investigatori nell’attività di rivendita di pneumatici 100 o 200 milioni ”per farlo iniziare”. Inoltre avrebbe fornito nel tempo vari contributi di natura illecita approfittando della propria impresa, mettendosi a disposizione per organizzare nei locali della sua attività commerciale incontri tra esponenti mafiosi e per favorire il furto di autovetture che gli erano state consegnate per interventi e riparazioni, duplicando le chiavi e annotando gli indirizzi di residenza dei clienti.
Inoltre avrebbe ottenuto, siglando specifici accordi con esponenti di spicco dell'organizzazione mafiosa, l’esonero da richieste estorsive e, addirittura, l’appoggio nell’eliminazione della concorrenza con metodi violenti e mafiosi.

 In occasione della possibile apertura di un punto vendita da parte di un diretto concorrente sarebbe stata fatta trovare una testa di capretto posta sulla recinzione dell’area ove avrebbe aperto la nuova impresa e una telefonata convinsero, secondo i collaboratori, il malcapitato a lasciar perdere. 





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