Terrasini, in anteprima nazionale il libro del giudice Guarnotta. "La nostra forza era la compattezza. Lavorato per consegnare ai giovani una società migliore"

di Ambra Drago
È stato presentato in anteprima nazionale il libro "C’era una volta il pool antimafia – I miei anni nel bunker'"(Casa editrice Zolfo) del già magistrato, componente dello storico pool antimafia, Leonardo Guarnotta. L’incontro ha chiuso la kermesse letteraria “Un Mare di Libri” che si tiene a Terrasini, giunta alla quinta edizione.Progetto che nasce nel 2016 da un'idea di Franco Cascio ed è promossa e patrocinata dal Comune di Terrasini. Nel vasto atrio di palazzo d’Aumale, il pubblico ha potuto rivivere “il racconto di quegli straordinari uomini che hanno fatto la storia della lotta alla mafia".Sul palco insieme a Leonardo Guarnotta, negli anni ha ricoperto anche il ruolo di Presidente del Tribunale di Palermo, anche il giornalista del quotiano de La Repubblica, Attilio Bolzoni che ha curato la prefazione de libro edito Zolfo. Moderatrice dell’incontro la giornalista Elvira Terranova, responsabile della sede palermitana dell’agenzia di stampa AdnKronos.
“Nella prefazione-esordisce la giornalista Elvira Terranova rivolgendosi al collega Bolzoni, affermi che in quel periodo eravamo in guerra, mai dichiarata dallo Stato italiano e combattuta fino alla fine” cosa vuol dire, tenuto conto di quel contesto e di quel momento storico.
Il cronista de La Repubblica senza troppi giri di parole ha risposto in modo netto:”C’erano gli intellettuali che stavano zitti e c’era anche la borghesia della professione che stava zitta, c’erano alcuni giornalisti e alcuni giornali che stavano zitti.Però al di là della “guerra “ e della straordinaria avventura del pool, io adesso posso dire da giornalista e da cittadino che tira le somme che la cosa che mi è rimasta di più di quegli anni è il rispetto delle regole da parte di questi magistrati".


"Poi c’è un secondo insegnamento continua Bolzoni, quello professionale ( io ho imparato a fare il giornalista guardando come lavoravano quei magistrati ) ho imparato il rigore del riscontro nel dire qualcosa in un atto . Il mio tratto al lavoro si è ispirato al loro rigore con una penalizzazione, ovvero che  prima del pool acchiappavamo notizie ovunque con loro invece in quel periodo il nostro lavoro era più difficile. Bunker blindato non solo fisico ma anche a livello delle informazioni. Infatti conclude Bolzoni  in quegli anni non è uscita alcuna indiscrezione sul Maxiprocesso”.
Ma ecco da dove tutto ebbe inizio,un percorso storico e di vita che il dottore Guarnotta ha raccontato alla platea.
“Tutto comincia nell’aprile del 1984 quando mi arriva una telefonata dal consigliere Caponetto, già questo pool (era nato nel 1983 fatto da Falcone , Borsellino e Di Lello e mi viene fatta la proposta di farvi ingresso.Naturalmente la mia risposta non arriva subito, perchè capisco che ciò avrebbe portato dei cambiamenti (per quanto riguardava le restrizioni delle libertà) anche a livello familiare”.

Il dottore Guarnotta, racconta nel dettaglio cosa ricorda  quel giorno. “Sapevo che la mia vita sarebbe cambiata, ne parlai in casa ma alla fine ricordo che una sera mia moglie mi disse “vedo che tu vuoi farlo e allora fallo sia come uomo che come magistrato” e allora  l’indomani dissi ad Antonio Caponetto :“ Sono con voi”. Ritengo che questa sia stata un’esperienza professionale irripetibile . Eravamo in guerra e il nostro segreto è stata l’unità di intenti. Da noi non c’erano invidie, eravamo compatti”.
Un’idea lungimirante per l’epoca è stata la creazione di questo pool ( il cui padre fondatore è stato il giudice istruttore Chinnici, ucciso con un’autobomba in via Pipitone Federico il 29 luglio del 1983)poi perfezionato dal consigliere Caponetto. Obiettivo quello di condividere fra tutti  le informazioni.
È stato chiesto al dottore Guarnotta di descrivere le modalità di lavoro di quel tempo, proprio nel bunker dove una "luce ospedaliera" illuminava migliaia di documenti e fascicoli.
"All'inizio io e il collega Di Lello lavoravamo nel corridoio poi quando Paolo Borsellino raggiunse la procura di Marsala mi trasferii nella stanza con Giovanni. Stavamo tra di noi giornate intere e ricordo che un momento di relax era rappresentato dal nostro metterci in maglione ( niente giacca e cravatta) e lavorare per ore. Ogni tanto con la scusa del vedere se avessimo spento la luce Caponetto veniva a darci un'occhiata. A fine serata Giovanni diceva la frase quasi profetica " Togliamo il disturbo allo Stato"".
Infine il dottore Guarnotta prima di congedarsi ha spiegato che in fondo lui è stato”costretto”a scrivere questo libro. Lo ha fatto per i nipoti, per i giovani, per far conoscere loro cosa è accaduto in quegli anni e che loro devono continuare  difendere la libertà senza compromessi. "Lavoravamo perché le giovani generazioni potessero vivere in una società migliore rispetto a quella in cui vivevamo allora, perché i giovani potessero sentire la dignità di essere siciliani, di essere cittadini e non sudditi, di essere protagonisti della loro vita, perché non dovessero chiedere mai quello che loro spetta al malavitoso, al potente o al politico di turno
Poi conclude sorridendo "Mi sono convinto dopo l’incontro di mia figlia con Attilio Bolzoni che ne ha curato la prefazione.Io fino a quel momento raccoglievo appunti salvati in un pc. Poi tutto ha preso il via, un grazie alla casa editrice Zolfo”.
Un excursus professionale in queste duecento trentacinque pagine  e che porta il lettore a lasciarsi trasportare dalla diverse sensazioni facendo emergere anche il lato umano e quel rapporto di stima e amicizia nato con i suoi colleghi e quella amarezza per non aver incontrato Paolo Borsellino il 18 luglio 1992. Fu la moglie del giudice, la signora Agnese a confidare dopo a Guarnotta il fatto che il marito quel sabato era andato al palazzo di giustizia per parlare con lui e che invece non l’aveva trovato perché fuori con la famiglia.
“È uno dei miei più grandi rimpianti- conclude il dottore Guarnotta. Chissà cosa voleva dirmi Paolo e chissà se da quell’incontro mancato le cose sarebbero andate diversamente.Ma purtroppo è una domanda alla quale non riuscirò a dare mai una risposta”.

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