41 anni fa l'omicidio Terranova e Mancuso. In un dipinto del maestro Madè il loro ricordo insieme a tutte le vittime della mafia

di Ambra Drago
"Palermo purtroppo per il tributo di sangue che ha versato per questi eroi della giustizia ha pagato un prezzo molto alto. Certo per me questo è un giorno particolare e doloroso- sottolinea Carmine Mancuso- figlio di Lenin e presidente dall'associazione per onorare le vittime innocenti di mafia, ma oggi devono essere ricordati tutti coloro che sono morti a dimostrazione che la mafia non vincerà finché c'è memoria. Sarà impossibile con queste persone che hanno altissimo coraggio civile e morale che la mafia possa vincere. Molte persone hanno capite che convivere con la mafia è sbagliato e bisogna contrastarla ma soprattutto la cultura ha dato una grande mano di aiuto".E' questo il ricordo di Carmine Mancuso, figlio del maresciallo della polizia di Stato Lenin Mancuso,insignito della medaglia d'oro al valor civile, ucciso insieme al giudice Cesare Terranova, 41 anni fa a pochi metri dalla sua abitazione.
Nella motivazione del riconoscimento si legge:"Prescelto, in virtù delle sue non comuni qualità, per il servizio di sicurezza ad eminente magistrato, assolveva il proprio compito con sprezzo del pericolo e profondo senso del dovere, pur consapevole del grave rischio cui si esponeva. Veniva proditoriamente trucidato con colpi d'arma da fuoco, esplosigli da distanza ravvicinata, in un vile agguato mentre, con impegno e responsabile coraggio, svolgeva la propria missione. Palermo, 25 settembre 1979."
Il giudice Terranova, originario di Petralia Sottana, già membro della Commissione Antimafia, deputato Nazionale eletto da indipendente delle fila del Partito Comunista, era tornato a Palermo da poco ed in attesa di insediarsi come Capo dell’Ufficio Istruzione della Procura di Palermo. Il Giudice venne freddato da un giovane killer che gli sparò con una calibro 38, mentre si trovava alla guida della sua Fiat 131, stessa sorte toccò al suo fidato poliziotto, crivellato da otto colpi, sei di Wincester e due di calibro 38, il quale venne trovato abbracciato al giudice, quasi a volergli fare da scudo con il suo corpo. Mancuso venne rinvenuto ancora vivo dai soccorritori e subito trasportato al Pronto Soccorso di Villa Sofia, dove giunse in condizioni disperate e dove morì poco dopo.
E una corona è stata deposta questa mattina in via De Amicis a Palermo da parte del Questore di Palermo, Renato Cortese, dal Prefetto Forlani e il sindaco Orlando, dinanzi i familiari del giudice e di Mancuso con la partecipazione composta e silenziosa di alcuni allievi dell'Istituto Comprensivo Giovanni XXIII – Piazzi.
Presenti anche l'ex questore di Palermo, Guido Longo e tutte le più alte cariche civili e militari.
Successivamente la giornata è proseguita con la consegna di un dipinto del maestro Madè al Questore."Donare un'opera a pochi eroi è poca cosa ritengo che il messaggio complessivo e profondo sia legato all'arte e al suo valore poiché essa arriva a tutti e rimane nel tempo. Si tratta di un quadro dipinto dal maestro Pippo Madè e consegnato al questore di Palermo Renato Cortese, che ricorda il giudice Terranova, mio padre Lenin Mancuso e anche tutte le vittime della mafia".
A causa dell'emergenza sanitaria si è svolto nel chiostro della Questura un momento ristretto insieme all'artista e ai familiari delle vittime di mafia ma anche degli esponenti dell'Associazione nazionale della Polizia di Stato.
Nel corso della diretta Facebook è stata evidente l'emozione del maestro Madè: " Sono io che ringrazio voi perchè mi considero in servizio da 85 anni, in questa opera ho cercato di racchiudere tutti. Nel lato sinistro del dipinto ho ricordato con la toga il giudice Borsellino ma anche dall'altro lato il Giornale di Sicilia che ricordo nella persona del mio amico Francese ma anche il ricordo de L'Ora. Poi ho messo una leva per identificare l'esplosione del giudice Falcone e poi si vede un auto per ricordare Pio La Torre. Ho messo un cavallo bianco per ricordare il piccolo Di Matteo e una quercia per identificare la forza di tutti i poliziotti e l'ulivo per i miei amici carabinieri. Ho messo pure il cappello della Guardia di Finanza perché nel 49' un maresciallo di Trapani si era messo in mente di capire come era organizzata la banda Giuliano ed è stato ucciso".
"Ritengo che questo quadro- ha sottolineato durante la diretta il questore Cortese- resterà nella storia come sintesi del dolore che Palermo, che le Forze di Polizia hanno subito nell'arroganza della mafia. E sarà una testimonianza tangibile dell'arte ma anche del dolore che questa città ha subito".

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