Dalle indagini svolte hanno sottolineato dal comando Provinciale della Guardia di Finanza di Palermo, sarebbero emersi elementi circa la sua partecipazione a Cosa Nostra, in particolare con riferimento al suo ruolo di imprenditore legato alla famiglia mafiosa di Trabia, in favore della quale avrebbe, secondo anche le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, subordinato la sua attività di costruttore, facendosi volutamente artefice di operazioni di reinvestimento dei proventi dell’attività illecita di tale compagine criminale.
Antonino Giuffrè avrebbe dichiarato : «La costa da Buonfornello a Campofelice è stata terra di conquista e di scempio» per la mafia che in quegli anni investiva nella provincia e proprio in tale ottica Gaspare Finocchio aveva accettato l’intestazione fittizia di alcuni dei beni della famiglia Rinella.
Altri collaboratori di giustizia, tra cui Salvatore Contorno, Tullio Cannella, Giovanni Brusca e Giovanni Drago, hanno poi nel tempo affermato che il proposto era socio in affari o comunque un imprenditore “vicino” ad altri autorevoli esponenti mafiosi di Cosa nostra palermitana, tra cui i Graviano.
"La Procura della Repubblica di Palermo, sottolineano dal comando Provinciale, tenuto conto di tali condotte, ha pertanto delegato accertamenti economico-patrimoniali agli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, che hanno evidenziato una significativa sproporzione, che negli anni 90 ammontava a quasi 6 miliardi di vecchie lire, tra l’ingente valore dei beni e degli investimenti effettuati nel tempo ed i redditi dichiarati da Gaspare Finocchio e dai soggetti ritenuti suoi prestanome, formali intestatari di parte degli asset proposti per la misura ablativa"
Il Tribunale di Palermo - Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Procura della Repubblica, emetteva, a partire dal maggio 2004, diversi provvedimenti di sequestro che aggredivano gran parte del patrimonio immobiliare della famiglia Finocchio nonché diverse società con il relativo complesso dei beni aziendali e disponibilità finanziarie degli stessi.
A seguito della pronuncia della Corte di Cassazione, diviene pertanto definitiva la confisca, di: n. 6 imprese; 377 immobili (tra terreni, ville, abitazioni, box, magazzini e terreni edificabili e non), tra i quali spiccano i complessi realizzati nel quartiere Brancaccio di Palermo e i villini di “Torre Roccella” a Campofelice di Roccella (PA) e 17 rapporti finanziari.
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