Il nostro Ateneo dovrà infatti proiettarsi in una rinforzata dimensione internazionale e in un sistema di relazioni con le altre istituzioni e con tutti gli attori culturali, economici e sociali che, dopo lungo tempo, tornano a considerare l’interdipendenza, l’innovazione e l’analisi critica come presupposti di ogni sviluppo.
In questi mesi abbiamo imparato - o ci è stato violentemente ricordato - che non esiste un solo modo di fare didattica e che però non tutte le sue forme sono ugualmente efficaci, che il tempo dell’investimento deve essere colto con tempestività perché non possediamo il controllo degli eventi futuri, che dalla ricerca scientifica dipende perfino la sopravvivenza della nostra specie e che non esiste alcuna distinzione tra saperi umanistici e scientifici. Ogni processo sociale e ogni fenomeno antropologico è infatti ugualmente pervaso di biochimica come di psicologia, di storia come di fisiologia, e tutte le scienze che l’Università raccoglie al proprio interno sono solo punti di osservazione diversi della medesima complessa realtà.
Non tutta la conoscenza, né tutta l’innovazione, si formano dentro le università, ma le nostre aule, i nostri laboratori, le nostre biblioteche, oltre che luoghi di produzione di cultura sono il contesto in cui avviene la trasformazione di giovani studenti in intellettuali, scienziati, professionisti, cittadini consapevoli, la cui capacità futura di dare un contributo al tempo di cui saranno protagonisti dipende fortemente da quanta solidità e apertura di mente avremo saputo trasmettere loro. Questa pesantissima e appassionante responsabilità ci impone di costruire ambienti collaborativi, liberi dalle gabbie del formalismo burocratico, capaci di valorizzare ogni specificità individuale, nei quali gli inevitabili conflitti trovino ragionevole composizione e le diverse opinioni e punti di vista siano accolti come inestimabile ricchezza. Se sarò eletto Rettore farò del dialogo e della disponibilità all’ascolto di tutti e di ciascuno il principale punto di forza per orientare le scelte verso una sintesi tra le idee anche diverse nate nel contesto della comunità accademica.
L’autonomia che la Costituzione ci riconosce, da cui discende la nostra potestà di scegliere il sistema di governo dell’Ateneo e di eleggerne il Rettore, va per queste ragioni custodita e perfino meritata, esercitando il nostro diritto individuale e personale all’autodeterminazione e rivendicando fortemente il diritto alla segretezza del voto. Ciascuno di noi è oggi, ancora una volta, chiamato ad andare oltre ogni logica di appartenenza per confrontare la propria visione di Ateneo con le proposte che il lungo e costruttivo dibattito di questi mesi ha consentito di formalizzare in due diversi programmi per il futuro dell’Ateneo. L’Università deve essere una comunità di pari, costruita su un principio di libertà individuale intrinsecamente connaturato con la creazione e la trasmissione della conoscenza, di cui ogni passaggio elettorale diventa celebrazione e memoria.
Ringrazio l’intera comunità accademica per la straordinaria vitalità, capacità di visione e attaccamento all’istituzione che ho riscontrato in questi mesi di faticosa progettazione di un futuro possibile, che ci porterà all’avvio di una nuova stagione impegnativa e ricca di opportunità e di necessarie scelte responsabili. Un ringraziamento particolare va a Enrico Napoli, che con me ha condiviso tutti i passaggi principali di questa emozionante campagna elettorale, e ai colleghi designati come Prorettori e componenti della futura Consulta del Rettore, organo in cui tutte le scelte matureranno in un clima collegiale e di sereno confronto, tenendo conto delle più ampie e diversificate sensibilità culturali, favorendo così una dimensione pienamente democratica della vita dell’Ateneo. Un ringraziamento affettuoso va anche a tutti quei colleghi che, nelle diverse forme, hanno contribuito alla stesura di un programma per il sessennio certamente ambizioso, ma fondato su concretezza, puntualità e specificità dei singoli interventi e ancorato ad una solida e rigorosa analisi del contesto di partenza e delle effettive possibilità di intervento futuro. Il progetto che mi onoro di sottoporre con umiltà e fiducia alla intera comunità è scandito dalla costante e solerte attenzione a criteri, modalità e tempi per realizzare l’obiettivo del riconoscimento dell’impegno e dei sacrifici individuali in una logica che premi sempre e comunque il merito.
Nonostante gli inevitabili momenti di duro confronto avuti in campagna elettorale, sono certo che ogni divisione verrà superata già il giorno successivo al voto, includendo le buone idee formulate da ogni parte in un progetto unico per la crescita dell’Ateneo. Faremo tutti tesoro, dopo i fiumi di parole lette, scritte, pronunciate e ascoltate, del silenzio imposto in queste ultime ore che separano dal momento elettorale, prezioso per lasciare sedimentare pensieri e idee. La votazione, pur privata nel contesto attuale della sua tipica ritualità, ma comunque in grado di garantire il pieno anonimato di ciascun elettore, rimane uno dei passaggi periodicamente ri-fondativi di una comunità di donne e uomini che condividono la visione di una società della conoscenza libera, aperta e democratica.
L’esperienza di questi mesi di campagna elettorale è stata per me occasione di crescita e mi auguro di essere stato in grado di suscitare un sentimento di rafforzata appartenenza alla nostra Comunità Accademica, fatta di studenti, personale tecnico, amministrativo, bibliotecario e sanitario, docenti. Su tale sentimento conto di vedere fiorire, con il contributo di tutti, un periodo di grande sviluppo dell’Ateneo e della sua capacità di interpretare e guidare le istanze di progresso del nostro territorio, anche alla luce della sua naturale proiezione geografica e politica che la ripresa post-pandemica inevitabilmente dovrà valorizzare.
Buon voto a tutte e tutti e auguri all’Università di Palermo.
Massimo Midiri
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Midiri: La nuova idea per l'ateneo di Palermo
Care Colleghe, Cari Colleghi,
si conclude oggi una lunga campagna elettorale, particolare prima di tutto per essersi svolta interamente all’interno di un’emergenza tra le più drammatiche che la nostra generazione abbia mai conosciuto. Sono stati mesi di confronto, studio e riflessione, durante i quali non solo due candidati, ma tutti i componenti della comunità accademica si sono interrogati su sé stessi, cercando di cogliere le possibili linee di uno sviluppo futuro che starà alla nostra comune responsabilità costruire con visione e coraggio.
Mentre facevamo i conti con le restrizioni ed i limiti imposti dall’emergenza, siamo stati chiamati a immaginare un futuro che già sappiamo diverso da ogni esperienza passata.
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