Direttore Dia: "Mafie si dedicano agli affari. Nostro impegno è anche evitare le infiltrazioni nell'economia legale alla luce del Recovery Fund"

di Ambra Drago
 "La nascita della Dia avviene subito prima delle Stragi mentre la sua attività operativa inizia subito dopo quei tragici fatti.Erano momenti difficili e iniziare un percorso era complicato sottolinea Maurizio Vallone- direttore della Dia. Trenta miliardi di patrimoni sequestrati e migliaia di mafiosi arrestati e quasi 200 latitanti assicurati alla giustizia e milioni di attività preventive nella collaborazione con le prefetture per le interdittive antimafia ci restituiscono un risultato unico al mondo. Non esiste in nessun paese europeo o extra europeo una struttura interforze interamente dedicate alla lotta alla criminalità organizzata".Successi che appartengono alla storia della Dia ma il lavoro da fare ancora è molto nel contrasto, soprattutto dal punto di vista di aggressione patrimoniale."I risultati sono del Paese e dei cittadini che sono i nostri datori di lavoro. La strada è ancora lunga ne possiamo certamente dire che la mafia è stata sconfitta. La situazione complessiva è diversa da trent'anni fa in Sicilia e in altre regioni italiane. Questi clan tendono a rigenerarsi non rimane costante l'attenzione delle Forze dell'Ordine e della magistratura. L'attività della Dia- continua Vallone-serve a fare analisi, prevenire l'infiltrazione nel circuito legale dell'economia, aggredire i patrimoni illeciti".E'stato chiesto qual è la nuova frontiera dell'antimafia. "Sicuramente il riciclaggio e la droga sono il bussiness della mafia. L'ultima nostra analisi semestrale dello scorso anno, ha visto soltanto due omicidi di mafia in tutta Italia. Per loro un record negativo e questo dimostra che le mafie hanno rimesso l'esplosivo nel cassetto e si dedicano agli affari, raccogliere soldi dal traffico degli stupefacenti, ripulendoli e reinvestendoli creando patrimoni anche ai familiari. Questo è il nostro fronte attuale di attenzione, soprattutto alla luce dei soldi che stanno arrivando con il Recovery Fund. Tutto il dipartimento di pubblica sicurezza dovrà evitare che un solo euro possa arrivare alle organizzazioni mafiose".Una particolare attenzione è stato sottolineato sarà rivolta nel settore della sanità, soprattutto nel periodo Covid. Stiamo già lavorando attraverso le interdittive per evitare che vi siano innesti di società anche lontanamente riconducibili alla criminalità organizzata negli appalti che in questo momento si stanno realizzando".Una riflessione che il direttore della Dia ha offerto ai giornalisti nel corso della presentazione nell'aula bunker del carcere Ucciardone di una mostra dal titolo "Antimafia itinerante" che ripercorre i trent'anni di storia di contrasto alle mafie e che successivamente attraverserà le altri sedi siciliane di Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Catania e Messina, per poi risalire lo stivale.


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