Da Kiev a Palermo, in fuga dalla guerra grazie al volontariato europeo - La storia di Sasha

A Kiev lavorava come social media & community manager per diverse aziende. Quando a febbraio la Russia ha attaccato l’Ucraina è diventata all’improvviso una sfollata. Durante il primo mese di conflitto ha vissuto in Moldova con i suoi familiari. È stato allora che ha trovato online la possibilità offerta dalla nostra organizzazione di raggiungerci in Italia come volontaria grazie a un programma dell’Unione Europea che stiamo portando avanti, l’ESC (European Solidarity Corps), che offre ai giovani tra i 18 e i 30 anni opportunità di volontariato nell'ambito di progetti che hanno l'obiettivo di costruire società più inclusive e rispondere ai problemi sociali.
«L’opportunità di fare questa esperienza è arrivata nel momento giusto perché non avevo davvero un posto dove andare», ci racconta. Adesso a Palermo divide la sua settimana tra il centro Penc, spazio che si occupa di donne e ragazze soprattutto migranti in condizioni di marginalità, le associazioni Santa Chiara e Parco del Sole che operano nel cuore dell’Albergheria e si prendono cura dei bambini del quartiere in condizioni di povertà educativa, Ubuntu, asilo nido e ludoteca interculturale, la cooperativa turistica Terradamare e vari progetti della nostra associazione. Il Centro Penc accoglie anche diverse donne ucraine. Lei e Maryana, anche lei volontaria ucraina di Lviv, una volta alla settimana organizzano un corso di danza ucraina per le donne che il centro sostiene. «Quella di Sasha è una delle tante storie capaci di dimostrare l’impatto concreto che i programmi di mobilità del mondo Erasmus+ possono avere sulla vita delle persone. Il progetto Be Present 2.0 è stato approvato alla nostra organizzazione quasi in concomitanza con lo scoppio della guerra in Ucraina. Con il pensiero a questo terribile evento ci siamo chiesti come poter dare il nostro contributo e cosi abbiamo deciso di dedicare questa ottima opportunità a youth worker, membri di associazioni, volontari che in quei mesi tentavano di mettersi in salvo e scappare dall’Ucraina, - spiega Claudio Arestivo, presidente di Per Esempio Onlus. - Oltre la felicità dei percorsi di successo, la nostra preoccupazione ad oggi è capire come dar proseguo a progetti come quello di Sasha e Maryana, impedendo che la prossima chiusura delle attività possa determinare l’interruzione di un processo di accoglienza ma anche di inserimento e inclusione nella comunità locale. Sappiamo che questa è una di tante altre storie di volontari provenienti da contesti di conflitto e deprivazione accolti dalle tante organizzazioni attive in Italia con le quali insieme all’ANG, Agenzia Nazionale Giovani, e al programma Erasmus+ vorremmo interrogarci per individuare azioni e strategie capaci di supportare gli stessi soggetti nei percorsi di autonomia e fuoriuscita dai progetti».

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