Confiscati beni per 15 milioni al costruttore palermitano F. Paolo Alamia "braccio destro" di Vito Ciancimino

di Ambra Drago
Ancora una confisca milionaria a Palermo.
La misura patrimoniale è scattata ai danni del costruttore e immobiliarista Francesco Paolo Alamia, originario di Villabate. I finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria hanno notificato il provvedimento che colpisce immobili, terreni, imprese e conti bancari (con 900 mila euro di liquidità), per un valore complessivo di 15 milioni di euro.

L’indagine del Gico, coordinata dalla procura di Palermo, ha passato al setaccio atti giudiziari e informazioni patrimoniali che riguardano un arco temporale di oltre 50 anni.


Mai condannato per mafia l’oscuro ragioniere di Villabate era considerato negli anni Settanta e Ottanta socio e prestanome dell’ex sindaco Vito Ciancimino, nonché imprenditore di riferimento dei boss Provenzano e Riina e in affari a Milano e Torino con Marcello Dell’Utri.


Alamia ha poi svolto un ruolo primario nella speculazione edilizia della città realizzando diversi complessi immobiliari in via Roccaforte, in via Empedocle Restivo, in via Duca della Verdura, in viale Regione Siciliana, in via Scobar, in via Platen, in piazza Principe di Camporeale, in piazza Verdi e in via Lulli.


Come ricostruito dal Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo, nei confronti di Francesco Paolo Alamia ci sono anche le dichiarazioni rese dai collaboratori nell’ambito delle indagini relative alla scomparsa dell’imprenditore Antonio Maiorana e di suo figlio, avvenuta nell’agosto del 2007.

All’indomani della scomparsa, l’attenzione degli investigatori veniva rivolta nel mondo in cui aveva sempre gravitato Maiorana ovvero, ancora una volta, proprio quello delle iniziative edilizie portate avanti da Alamia.

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