Stroncata la rinascita della Commissione provinciale di Cosa nostra. Settimo Mineo l'erede di Riina

Un vecchio mafioso pluricondannato, quattro presunti capi mandamento, dieci tra capi famiglia e capi decina, trenta uomini considerati d'onore.

Questi i numeri di una nuova clamorosa operazione dei carabinieri contra Cosa nostra che ha portato questa mattina al fermo di 46 persone coinvolte a vario titolo in attività criminose nella città di Palermo.


Il filo conduttore che ha portato a questo blitz è partito da un'intercettazione relativa a una conversazione tra Francesco Colletti, ritenuto il capo mandamento di Villabate e il suo autista Filippo Cusimano. Colletti confermava la partecipazione alla riunione con i più importanti capi dei mandamenti mafiosi della città tra cui ci sarebbe stato anche Settimo Mineo, oggi ritenuto dalla magistratura come il nuovo capo della commissione provinciale di Cosa nostra.

Questo summit doveva ristabilire le regole dell’ organizzazione dopo la morte di Totò Riina. Mineo avrebbe dovuto essere il nuovo referente condiviso.

Mineo sarebbe stato in Cosa nostra dal 1984 e la sua nomina sarebbe stata approvata da Francesco Colletti, Filippo Bisconti (ritenuto capo mandamento di Belmonte Mezzagno) e Gregorio Di Giovanni (ritenuto capo mandamento di Porta Nuova).

Dopo il tentativo di Benedetto Capizzi, di insediarsi ai vertici, bloccato da Gaetano Lo Presti reggente del mandamento di Porta Nuova l’organizzazione sarebbe stata travolta da numerose operazioni che l’avevano decimata. Questo sarebbe stato il primo tentativo di reinsediarla secondo le vecchie regole.

Durante l’investigazione sono stati ricostruito ben ventotto casi di estorsione di cui nove sono state denunciate spontaneamente dai commercianti.

«Dalle indagini che stiamo effettuando a ampio raggio – afferma Federico Caldiero De Raho - Procuratore nazionale antimafia - risultano la cogestione di affari tra Cosa nostra e 'Ndragheta per quel che riguarda anche droga e rifiuti. E’ importante sapere che la Commissione, nel riprendere le vecchie regole, sceglie Mineo spostando il baricentro su Palermo mentre prima il centro di tutto era Corleone. Poi il metodo della scelta: viene designato il più anziano, accettato da tutti e si torna ai vecchi metodi intimidatori ed estorsivi.”

«I due mandamenti più forti - sottolinea Salvatore De Luca, procuratore aggiunto di Palermo - sono Pagliarelli e Porta Nuova. La nuova Cupola provinciale rappresenta un organismo democratico e collegiale e cresce, oltre che con la droga e le estorsioni, anche grazie le scommesse online. Messina Denaro non comanda nella provincia di Palermo e Riina non comandava nel capoluogo ma ne rappresentava un punto di riferimento.

Durante le indagini è emerso anche la decisione da parte della Commissione di uccidere un ragazzo di 21 anni che non sottostava alle regole del territorio. «Questo giovane turbava l' ordine - racconta ancora il pm - effettuando piccoli furti ed estorsioni a Villabate e la Procura di Palermo il 30 ottobre ha emesso un provvedimento di fermo nei suoi confronti salvandogli la vita».

Si è scoperto inoltre che nel 2015 due uomini d'onore del mandamento di Santa Maria di Gesù dissero "Se non muoiono Provenzano e Riina non vedremo luce"». Un dettaglio quest'ultimo che aiuta a comprendere il valore del colpo messo a segno dai carabinieri, che ha stroncato la rinascita di Cosa nostra in città-

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