Film "Suburra"e dibattito. Pignatone:""Mondo di mezzo" attendiamo motivazioni"

di Ambra Drago
L'occasione è stata la proiezione nella Sala Domenico Corona della Caserma Lungaro del film "Suburra" di Stefano Sollima, che tratta le vicende di un sottobosco sommerso, sullo sfondo della Capitale. Il film rientra in una rassegna su temi sociali e di attualità promossa dalla Questura di Palermo guidata da Renato Cortese: " Questa sera affronteremo il tema della criminalità organizzata romana, in occasione di questo nuovo ciclo di incontri che rappresentano la continuazione di quelli che si sono tenuti in estate all'interno del chiostro della Questura. E' vero dal punto di vista della criminalità organizzata Palermo non ha bisogno di apprendere qualcosa ma è interessante capire come questa è stata trasportata all'esterno del territorio d'origine".Poco dopo ha preso vita il dibattito a cui ha partecipato l'autore dell'omonimo romanzo, Carlo Bonini, il neo presidente del Tribunale del Vaticano, Giuseppe Pignatone, già procuratore della Repubblica di Roma.A condurre il dibattito la giornalista Elvira Terranova responsabile della sede palermitana della agenzia di stampa AdnKronos che ha chiesto proprio all'ex Procuratore, sullo spunto di quanto ha dichiarato in un'intervista sul quotidiano La Stampa cosa ci consegna, al momento attuale, la sentenza del 22 ottobre nella quale la Cassazione ha negato l'esistenza dell'associazione mafiosa all'interno del processo chiamato "Mafia Capitale" o "Mondo di Mezzo".
"Alcuni commenti fatti sull’articolo di oggi apparso sulla La Stampa- esordisce Giuseppe Pignatone-ritengo che l’abbiano fatti senza leggere le carte e comunque fermandosi al titolo dell’articolo fatto dai giornalisti e non da me. Ribadisco che di questa sentenza non si può parlare perché non sono state depositate le motivazioni. Quindi taglio subito corto e dico che sulla sentenza del 22 ottobre aspettiamo di saperne altro".


"Il tema più importante di questi anni è invece un altro-prosegue Pignatone- e qui la Cassazione ha dato una risposta positiva, ovvero dobbiamo chiederci se l’associazione diversa dalla camorra o dalle cosiddette mafie tradizionali possa essere considerata mafiosa sotto il profilo giuridico e quali sono gli elementi. La Cassazione dice che le associazioni esistono anche se sono “piccole mafie” per l’esattezza le definisce lei così. La mafiosità ormai è assodata, fin dal 2008, per interpretazione dell’articolo 416 bis e del suo ultimo comma che si applica anche alle mafie straniere e vuol dire che possono essere mafiose anche altre tipologie diverse da Cosa nostra per intenderci. Se leggiamo il codice penale scopriamo che gli affiliati ne bastano tre, che non c'è bisogno dell'uso delle armi ( quella costituisce un'aggravante) la cosa necessaria è che l'associazione in quanto tale abbia la disponibilità della violenza e di intimare assoggettamento e omertà nei confronti di chi entra in contatto. Ecco perché la Cassazione ha ribadito per ora le misure cautelari e le condanne per le "piccole mafie".
Oltre le tre grandi mafie ne esistono altre? si possono considerare mafiose le articolazioni della ‘Ndragheta presenti ad esempio al centro nord, ebbene su questo fin ora la Cassazione ha detto di si. Concludo dicendo che noi l’abbiamo detto in tempi non sospetti, subito dopo gli arresti che cioè proprio perché non era una grande mafia, la sua pericolosità era finita con questi provvedimenti. Quello che ho detto sullo scioglimento del Comune di Roma per Mafia Capitale, nel luglio 2015 è che secondo me non c'era un motivo per scioglierlo perché quell'associazione era stata quasi debellata perché ne avevamo arrestati tanti".
Ma l'ex procuratore si è soffermato anche sul fenomeno della corruzione.
"La mafia ha sempre usato la corruzione. Ritengo che una cosa è la corruzione e la mafia è un’altra cosa. C'è un'infinità di persone che commettono reati di corruzione senza essere mafiosi. Ma la mafia con la " M" maiuscola ha fatto sempre ricorso alla corruzione. Le tre mafie tradizionali hanno fatto ricorso anche alla corruzione. Ricordo quando lessi Franchetti, era un giornalista d’inchiesta che dalla Toscana nel 1876 viene a Palermo e fa un reportage. Ma c’è un passaggio per me fondamentale, ovvero quello in cui dice che la mafia palermitana che aveva tanto di quei rapporti e ragioni di gratitudine per favori fatti anche alla nobiltà dell’epoca non ha bisogno solo di ricorrere alla violenza ma la usa il meno possibile perché può usare la corruzione".
E prima di dare inizio alla visone del film, il regista e giornalista della La Repubblica Bonini senza troppi giri di parole è convinto che si ritornerà a parlare di "Mafia Capitale". Penso anche che era necessario un magistrato di Palermo per far vedere a Roma quello che il suo strato culturale rifiuta. Roma per molti aspetti è il "Mondo di Mezzo" e il libro “ Suburra “ racconta questa zona scivolosa, ingannevole, opaca. Il "Mondo di Mezzo" è la politica che stringe la mano al marciapiede. La Suburra era il quartiere dove patrizi e plebei facevano affari senza essere visti".

I due personaggi chiave dell'inchiesta " Mondo di mezzo" sono Carminati e Buzzi ecco che il regista e il giornalista Bonini ne ha tracciato le figure.

"Carminati, ha chiesto di essere trasferito dal 41 bis a regime ordinario, non penso che torni libero. Non credo che la giustizia penale possa permettersi questo. Ed essendo uomo di mondo penso che uscendo eventualmente dal carcere possa anche lasciare l'Italia, ha interessi nel Regno Unito. Tuttavia bisogna dire che è una figura anfibia, nasce come estremista della destra nera (legato a Fioravanti e i fratelli Alivrandi) ma in realtà transita dalla violenza politica al mondo delle rapine portando con sé anche i suoi "camerati" che presto diventano anche amministratori pubblici. Ed è proprio in virtù di queste relazioni che Carminati a 50 anni cambia lavoro. E lui si interfaccia con Buzzi ( ex detenuto comune condannato per omicidio e si distingue negli anni 90’ fa parte delle prime cooperative di detenuti) inizia a rapportarsi con il Pds, diventa un esempio di percorso carcerario di redenzione. Esce dal carcere e fonda una cooperativa e si mette sul mercato degli appalti pubblici. Lui rivendica questa sua posizione, lo fa nei verbali ma anche durante il dibattimento. Lui rivendica di essere corrotto e anche concusso".
E sul suo prossimo lavoro, Bonini risponde: "Anche la serie televisiva è giunta alla sua ultima stagione finirà con la pronuncia della Cassazione. Al momento sto lavorando su altre cose tra cui anche sulla mafia foggiana, lì il controllo del territorio è militare, magari si sanno poche notizie perché molte volte i giornali nazionali non danno visibilità. Spero che per fare svegliare il Paese e accendere i riflettori su alcuni fenomeni non devono essere necessari dei morti eccellenti".
Una lunga carriera fatta di momenti complessi ma anche ricca di risultati eccellenti e alla domanda su quale momento ricorda con più piacere l'ex Procuratore di Roma non ha fatto troppi giri di parole.
"Se parliamo di fatti professionali- conclude Pignatone, è impossibile dimenticarli ma chi mi conosce sa che sono sincero se dico che sono stato tre anni procuratore aggiunto, risolvere il problema giustizia per la persona che veniva per ottenere un risarcimento anche quello era un momento esaltante".
Mentre sul lavoro che presto andrà a espletare al Tribunale del Vaticano Pignatone ha affermato come sia per lui una nuova avventura esaltante e che è curioso di conoscere i processi che l'Ufficio del Promotore di Giustizia porterà in giudizio, tra l'altro il Tribunale avrà una giurisdizione anche in materia civile.










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