Enza Nardi: PAURA

Cari lettori
da un po' di tempo mi ridonda una parola: paura. Come tutte le emozioni quali gioia, tristezza, rabbia e tante altre, anche la paura è un'emozione primaria fondamentale nella vita del genere umano. Può avere la sua utilità, per esempio ci tiene lontano dai pericoli a cui potremmo andare incontro. Basta fare un salto indietro nel tempo e possiamo capire come i nostri antenati riuscivano a salvarsi la vita da animali selvaggi o dai propri simili ostili, grazie al valore adattivo della paura. Di fronte a uno stimolo pauroso il nostro corpo produce un ormone, la famosa "adrenalina", che induce cambiamenti sia fisici che mentali. Grazie a questo ormone ci prepariamo alle due principali azioni: fuggiamo o ci blocchiamo immobili, il cosiddetto "flight or fight" (attacco o fuga).
La prima ci consente di affrontare l’ostacolo, raccogliendo tutto il coraggio possibile per combatterlo; la seconda ci porta a cambiare strada e fuggire per la nostra sopravvivenza. Sicuramente i motivi che ci spingono ad avere paura non sono più gli animali feroci o le invasioni di altri popoli. Oggigiorno sono diversi e anche più numerosi: perdita del lavoro, arrivo di malesseri inaspettati, adattamento non voluto della propria vita, il sommarsi di problemi quotidiani e quant'altro. È certo che i cambiamenti fisici, mentali e le reazioni comportamentali rimangono le stesse dei nostri antenati. I cambiamenti corporei riguardano la bocca secca, l'aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, la motilità intestinale, la tensione muscolare, l'aumento della sudorazione. Il nostro corpo, quindi, si prepara a una reazione immediata. Quelli cognitivi si evidenziano quando focalizziamo il problema, ci concentriamo più a lungo e incrementiamo le nostre capacità di problem-solving. Mentre il cambiamento comportamentale sta proprio nella reazione che nell'immediato ci viene. Dobbiamo, però, fare attenzione al fatto che la paura non venga vissuta in maniera esagerata o fuori contesto, come nel caso delle ansie o delle fobie. Non mi dilungo su ciò che concerne la spiegazione dei termini paura, ansia, fobia, perché sono sicuramente noti a tutti. Vorrei invece soffermarmi su un aspetto molto importante della vita di alcune persone che per paura non possono o non riescono a vivere la propria vita come meritano. Parlo di chi desidera o si sente costretto a fare coming out sul proprio orientamento sessuale per non vivere più in ombra il loro quotidiano, dimostrando di essere persone valide come o forse più di chi si arroga il diritto di considerarli deboli. Dovrebbero poter camminare a testa alta guardando negli occhi chi li circonda e non essere costretti, invece, a stornarli per non subire il loro sguardo critico e sentenzioso. A parer mio, oltretutto, non dovrebbero neanche arrivare a giustificare chi si è e ciò che si fa nella propria vita. Dovrebbe vivere in totale naturalezza senza sentirsi in obbligo, per essere accettati dai "sapientoni" della società, di dare spiegazioni o motivazioni. Del resto chi è etero di certo non si mette a sbandierare ai quattro venti di esserlo. Vive e basta. Mi viene in mente l'intervento della Senatrice Barbara Masini, nella sua commozione, durante un discorso in Aula quando è intervenuta parlando di Ddl Zan. Una frase in particolare mi ha colpito: "Quando capì di me mia madre mi disse “ho paura per te”". È raccapricciante e inconcepibile che una madre o un padre debbano temere, per colpa della cattiveria gratuita, che un figlio o una figlia siano omosessuale. Paura che viva nell'odio, nella discriminazione o vittima di atti violenti, in una società ignorante e immatura. Deve aver paura quando frequenta delinquenti, quando compie azioni sopra le righe che ledono i diritti e la libertà altrui. Quando dimentica che dignità e rispetto sono alla base dell'esistenza. Solo in questi casi un genitore deve avere paura. Seppure in Italia abbiamo fatto passi avanti, risultano essere solo piccoli e lenti passi. Sul tema dell'omo-lesbo-bi-transfobia e di altre discriminazioni il nostro Paese è arretrato. Molto arretrato. Si riscontrano, purtroppo, ancora episodi di violenza, disprezzo, esclusioni, offese, bullismo perpetrati nella comunità LGBTIQ+. Si sentono, dalla viva voce di chi è costretto a subire, situazioni assurde. Vengono negati affitti, accadde a Trento e in Calabria; nessuno sconto in un pub di Lecce, fatto passare come un equivoco dopo la denuncia; insurrezione dei genitori, in Umbria, alla scoperta del maestro gay. Lo confermano tutti gli episodi violenti che ancora oggi si verificano. Questi sono solo pochi cenni per far capire quanto accade nel nostro Paese. Tutto ciò è estremamente grave e non può essere negato o sminuito perché sarebbe come volersi nascondere dietro a un dito o non assumersene la responsabilità. Secondo Eurobarometro, l'Italia, tra i Paesi avanzati, è tra quelli in cui la popolazione ha più difficoltà ad accettare una società paritetica, al punto di ritenere, in gran numero, che gli omosessuali non debbano avere gli stessi diritti degli eterosessuali. Sento di esprimere il mio disappunto concludendo con due sole parole: scandaloso e vergognoso.

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