40 anni fa l'autobomba in via Pipitone Federico. Caterina Chinnici:" Lavoro di mio padre un esempio anche a livello europeo. Bisogna continuare a parlare ai giovani"

di Ambra Drago
Quarant'anni fa "Palermo come Beirut" questo fu il titolo dei giornali all'indomani della Strage di via Pipitone Federico. Cosa nostra con un' autobomba fece saltare in aria il giudice istruttore Rocco Chinnici insieme al maresciallo dei Carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato dei Carabinieri Salvatore Bartolotta e il portiere dello stabile di via Pipitone Federico, Stefano Li Sacchi. Dopo il convegno di ieri dinanzi al Presidente della Repubblica il ricordo del lavoro del "padre" del pool antimafia è avvenuto sul luogo dell'agguato. Noi Siciliaunonews abbiamo intervistato la figlia del magistrato, l'europarlamentare Caterina Chinnici: "Sono passati 40 anni è un vuoto che sentiamo noi familiari ma credo che lo sentano anche i cittadini di questa bellissima città. Ieri abbiamo ricordato Rocco Chinnici nella sua figura completa. Abbiamo ricordato il suo lato umano ma anche il suo lavoro sul quale poi si è sviluppata tutta la legislazione antimafia italiana e da quella stiamo andando verso una legislazione di contrasto anche a livello europeo. Devo dire che a livello europeo è cambiata la sensibilità verso questo fenomeno. Io arrivai li nel 2014 e all'epoca la mafia era considerata prerogativa di alcuni regioni europee oggi è cambiato. Siamo diventati modello di riferimento. Mi ha fatto piacere che al momento della presentazione della direttiva sulle misure patrimoniali si è fatto riferimento alla legislazione italiana. Come per me è motivo di orgoglio che il Procuratore Europeo la dott.ssa Covesi al momento del suo insediamento ha citato Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino come modelli a cui devono ispirarsi i procuratori". Rocco Chinnici fu anche il primo magistrato a recarsi nelle scuola a parlare con i giovani, abbiamo chiesto alla figlia quanto Palermo è cambiata in questi 40 lunghi anni. "E' vero il lavoro di mio padre nelle scuole è stato molto importante. Ma quello che è anche importante è insistere soprattutto con i giovani per trasmettere loro quei valori per i quali mio padre e non solo lui sono morti. Il cambiamento c'è stato ma bisogna insistere perché raggiunga veramente tutti". Presente alla cerimonia anche il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla che ha dichiarato: "Oggi rendiamo omaggio al giudice Rocco Chinnici, una memoria ancora viva e un esempio per le giovani generazioni a quarant’anni dalla terribile strage .Rocco Chinnici diede un impulso fondamentale alla battaglia contro la criminalità organizzata istituendo il “pool” di magistrati che ha impresso una svolta alla lotta alla mafia. Il valore del suo operato lo ricordiamo oggi e ogni giorno attraverso l’impegno delle istituzioni per legalità”. 
Alla deposizione ha partecipato anche il Presidente della Regione, Renato Schifani: "Il giudice Chinnici ha ideato con lungimiranza un sistema di investigazione moderno ed efficace consentendo allo Stato di poter avviare un processo di conoscenza, seria e approfondita, del fenomeno mafioso, quando ancora non esistevano i collaboratori di giustizia. Ha scritto una pagina indelebile nella storia del contrasto a Cosa nostra, che ha rappresentato il primo fondamentale tassello per un cambio di rotta nell’opera di repressione della criminalità organizzata. Il “pool” da lui creato è stato un modello che ha fatto scuola e che ancora oggi rimane un esempio virtuoso all’interno degli uffici giudiziari». Lo dice il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, in occasione del quarantesimo anniversario dell'attentato in cui persero la vita il capo dell’Ufficio istruzione, Rocco Chinnici, i due uomini della sua scorta, il maresciallo Mario Trapassi e l'appuntato Salvatore Bartolotta, e Stefano Li Sacchi, il portiere dello stabile nel quale il giudice viveva, e rimasero ferite alcune persone, tra le quali l’autista dell’auto blindata del magistrato, Giovanni Paparcuri.
Quello di via Pipitone Federico – continua Schifani – non fu solo un attentato contro un magistrato in prima linea, ma un vero atto di guerra della mafia contro lo Stato per le modalità plateali e stragiste con cui fu realizzato. Conservarne il ricordo e soprattutto tramandarlo alle giovani generazioni è certamente un dovere, per riconoscenza a Chinnici e per la società civile".





















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