Teatro: Vivere diVersi da Area Madera

Venerdì 29 e sabato 30 novembre da “Area Madera” in scena “Vivere diVersi” per la regia di Miriam Palma, ispirato all’Odissea, all’Ulysses di Joyce e a un racconto di Katherine Mansfield. Venerdì 29 e sabato 30 novembre, alle 21, da “Area Madera”, in via dello Spasimo 5, a Palermo (angolo piazza Magione), andrà in scena “Vivere diVersi”, liberamente tratto dall’Odissea di Omero, dall’Ulysses di Joyce e dal racconto Il canarino di Katherine Mansfield. Composizione, regia, canto e recitazione sono di Miriam Palma; scenografia, Iolanda Bologna, Adriana Saieva; aiuto regia, Fabio Lo Meo.
Ingresso 10 euro. Nell’ambito di “Area Madera Produzioni”. Info e prenotazioni. 3483593080
Ulisse è stato una figura mitica che ha influenzato e condizionato fortemente la letteratura di tutti i tempi, Joyce ne rimase folgorato, il suo Ulisse non è l’eroe che la voce di Omero canta, ma è l’antieroe. Molly non è la donna forte, fedele, paziente, accorta, come Penelope, ma una donna leggera, la cantante che spera nel successo. La donna del racconto “Il Canarino” esprime con grande semplicità la complessità della vita. Tre donne, tre figure, tre anime mitiche letterarie, Molly, Penelope e Maria, si ritrovano a loro insaputa a condividere la stessa casa di riposo.
Chiuse in se stesse, nel proprio mondo e, come accade per chi soffre di demenza senile, ricordano solo gli eventi passati della loro vita. Raccontandoli come in un loop, regalano un pezzo della loro vita, soprattutto la parte più intensa, quella che non muore mai.
Man mano che continua lo spettacolo ci si accorge che non esistono le altre donne, ma tutto è immaginato e raccontato da Maria che nella sua follia ha trovato un modo per vivere e andare avanti.
Le altre sono il frutto della sua immaginazione. Molly è fragile, un po’ sciocca, ma nella sua riflessione finale sulla natura e il mondo dice delle verità sconcertanti che nessuno scienziato potrebbe dire con tale immediatezza. Penelope ha il dono della pazienza, ma nonostante la sua virtù non si fida di nessuno, non riconosce il marito e lo mette alla prova.
La donna del racconto Il canarino, pur essendo la più semplice, è quella che sa cogliere nel dolce canto del suo amato canarino il grande mistero della vita. Molly è una cantante, Penelope sta imparando a cantare, l’altra ha scoperto la vita nel canto. A dare unità espressiva e drammaturgica alla messa in scena viene in soccorso il corredo, la dote, che nessuna delle tre ha mai goduto per diversi motivi: Maria non si è mai sposata, Penelope non ne ha avuto il tempo, Molly non lo ha mai avuto. Lenzuola, tovaglie, centri, centrini, coperte, tutto ricamato a mano con arte e con vari metodi di lavorazione (tombolo, chiacchierino, uncinetto, ecc.). Il ricamo, arte prettamente femminile ormai praticamente scomparsa, sottolinea la pazienza
di sciogliere i nodi, la gentilezza del gesto, la padronanza del tempo. Tessere il tempo, la trama del tempo. La creazione. Il corredo-dote sarà la scenografia di questo lavoro che l’artista monterà e creerà al momento, durante lo svolgimento dello spettacolo. Si assiste all’ossessiva ricerca del suono. Accanto alla fonica tradizionale, la scelta di utilizzare dei porte-voix ancestrali per dare espressività alla voce-suono. Tra ombre, merletti e fiori.

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