Oggi 2 aprile segnerà il 28esimo anniversario della strage mafiosa di Pizzolungo che causò la morte di Barbara Rizzo Asta e dei suoi due gemelli di sei anni, Salvatore e Giuseppe. Per rinnovare vicinanza, solidarietà e sostegno a Margherita Asta, figlia e sorella delle vittime, il Comune di Erice – in collaborazione con Libera, l’Arci, l’Agesci e diverse istituzioni e scuole – ha organizzato l’evento “Non ti scordar di me”. Protagonisti, oltre ai promotori, don Luigi Ciotti, i ragazzi della Carovana Internazionale Antimafie che quel giorno farà tappa proprio a Pizzolungo, i Modena City Ramblers.
Se il team della Carovana ha scelto come tema i costi sociali prodotti dall’illegalità economica (con un focus su mafie,
corruzione ed evasione fiscale), l’edizione 2013 del “Non ti scordar di me” ha optato invece per la tematica del lavoro pulito ed onesto in contrapposizione con il lavoro in odore di mafia e delle mafie. E così la cerimonia del 2 aprile sarà segnata da diversi momenti. Alle 10 si svolgerà una cerimonia solenne davanti alla stele posta sul lungomare di Pizzolungo (nella foto), luogo della strage. Alle 16,30 invece la Carovana raggiungerà la “Calcestruzzi Ericina Libera”. Qui i carovanieri incontreranno gli operai che, riunitisi in cooperativa, gestiscono l’impianto sequestrato e confiscato ai figli dell’imprenditore Vincenzo Virga. Infine, ci si sposterà presso il campo di Erice San Giuliano intitolato alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: i Modena City Ramblers si esibiranno in concerto e presenteranno in anteprima un inedito dedicato a Salvatore e Giuseppe Asta.
corruzione ed evasione fiscale), l’edizione 2013 del “Non ti scordar di me” ha optato invece per la tematica del lavoro pulito ed onesto in contrapposizione con il lavoro in odore di mafia e delle mafie. E così la cerimonia del 2 aprile sarà segnata da diversi momenti. Alle 10 si svolgerà una cerimonia solenne davanti alla stele posta sul lungomare di Pizzolungo (nella foto), luogo della strage. Alle 16,30 invece la Carovana raggiungerà la “Calcestruzzi Ericina Libera”. Qui i carovanieri incontreranno gli operai che, riunitisi in cooperativa, gestiscono l’impianto sequestrato e confiscato ai figli dell’imprenditore Vincenzo Virga. Infine, ci si sposterà presso il campo di Erice San Giuliano intitolato alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: i Modena City Ramblers si esibiranno in concerto e presenteranno in anteprima un inedito dedicato a Salvatore e Giuseppe Asta.
Il boato determinato dall’esplosione di quell’autobomba destinata ad uccidere un magistrato in servizio alla Procura di Trapani, il pubblico ministero Carlo Palermo, non si è ancora esaurito nei suoi effetti devastanti. Il tritolo mafioso ha stroncato tre giovani vite, ne ha minate altre (come quelle del magistrato e dei suoi agenti di scorta), ma ha anche determinato un forte segnale di intimidazione all’intera società civile trapanese che ancora oggi, anche per questo, stenta ad abbandonare comportamenti troppo remissivi nei confronti della preponderante presenza della mafia nel tessuto sociale e civile.
Nonostante l’evidenza della ferocia del tritolo, allora autorevoli politici negarono l’esistenza della mafia. A distanza di anni, l’atteggiamento non è mutato. Nonostante gli arresti, le condanne e i beni prima sequestrati poi confiscati: un quadro che delinea una presenza attiva e raffinata dell’organizzazione criminale mafiosa. Dilaga infatti il fenomeno della mafia dei colletti bianchi, la cosiddetta zona grigia: politici, professionisti usciti indenni dalle accuse per cui si erano dovuti presentare in aule di tribunale. Assoluzioni o prescrizioni che in qualche modo li legittimano non solo a proseguire il proprio operato, ma a far sentire la propria voce, grazie a giornalisti compiacenti.
In Sicilia il quadro è ancora drammaticamente allarmante. A Trapani si continuano ad eleggere indagati e rinviati a giudizio: emblematico il caso del senatore Pdl Antonio D’Alì (già Presidente della Provincia). Camillo Iovino, nonostante la condanna ad un anno di reclusione, con la concessione della sospensione, per favoreggiamento (a seguito del processo scaturito dall’indagine “Cosa nostra resort”), è tuttora il sindaco di Valderice. Sugli scranni del Consiglio provinciale sono stati seduti il consigliere Pietro Pellerito, che faceva favori ai mafiosi, e il sindacalista Santo Sacco che consegnava i pizzini di Matteo Messina Denaro. Entrambi sono stati raggiunti da una sospensione prefettizia. Due Comuni sono stati sciolti per mafia: Salemi, dove il sindaco Vittorio Sgarbi è andato via prima che arrivasse lo scioglimento, e Campobello di Mazara, dove il sindaco Ciro Caravà di mattina inaugurava i beni confiscati alla mafia e di pomeriggio si scusava con i boss per quel gesto. A Pantelleria è finito in manette il sindaco Alberto Di Marzo, rieletto a furor di popolo nel 2010, nonostante il 23 settembre 2002 (quando era al suo secondo mandato di primo cittadino), fu arrestato con l’accusa di aver compiuto estorsioni a danno di imprenditori. A Castelvetrano, il sindaco Felice Errante ha fatto sapere che “Matteo Messina Denaro non è il principale dei problemi”, scagliandosi però successivamente con i giornalisti che avevano “osato” riportare la sua dichiarazione. Così come a Trapani il sindaco Vito Damiano, già generale dei carabinieri dal 2007 e in forza fino al 2011 presso l’Agenzia Informazione e Sicurezza Esterna, preferisce parlare di malandrini e non di mafiosi. Infine, l’ex senatore di Alcamo Nino Papania aveva a suo servizio un ortolano che faceva anche da autista ai capi mafia.
Certamente rispetto a quegli anni Ottanta segnati dalla barbarie mafiosa anche nel trapanese, molto è cambiato. C’è un pezzo di società che dimostra di volere essere davvero civile e che usa la memoria per animare il più intelligente degli impegni contro le mafie, la malapolitica, la corruzione, le connivenze e le collusioni. «Il 2 aprile per noi di Libera Trapani – raccontano Salvatore Inguì e Gisella Mammo Zagarella – rappresenta non solo il momento del ricordo ma anche una giornata in cui fare un bilancio per poi ripartire con il lavoro tra i cittadini che desiderano vivere in una società realmente libera e democratica. La nostra partecipazione a “Non ti scordar di me” va in questa direzione, sulla scia di un alto momento celebrativo che si è svolto il 21 marzo: l’intitolazione dell’aula bunker del carcere di Trapani all’agente penitenziario Giuseppe Montalto, ucciso dalla mafia il 23 dicembre 1995».
Di mafia e lavoro si parlerà ancora, in una due giorni che si svolgerà il 4 e il 5 aprile presso il seminario vescovile di Trapani. Nel corso della prima giornata, gli studenti ericini incontreranno Gianluca Faraone che parlerà della costituenda cooperativa “Le terre di Rita Atria”, la vedova di Libero Grassi (l’imprenditore tessile ucciso il 29 agosto 1991) Pina Maisano Grassi, il nipote omonimo del sindacalista Placido Rizzotto ucciso il 10 marzo 1948 e infine don Baldassare Meli che racconterà del suo lavoro “in mezzo agli ultimi e ai giovani” e regalerà un ricordo di don Pino Puglisi.
Il giorno successivo, incontro con il magistrato Andrea Tarondo e l’ex presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello: “Cosa nostra e lavoro, economia mafiosa e democrazia negata”. I lavori della due giorni inizieranno alle 9.
Infine, il 6 aprile alle 18 presso l’auditorium dei Salesiani, musical “L’amore più grande” a cura dell’associazione Don Bosco, in ricordo di padre Pino Puglisi.
Memoria e formazione che si trasformano in impegno. Vogliamo che si dedichi una via al sacrificio di Barbaria Rizzo, Salvatore Asta e Giuseppe Asta. Il luogo è già stato individuato. Nei pressi del porto c’è una strada dedicata “ai grandi eventi”. Un bizzarro riconoscimento che il sindaco di allora Girolamo Fazio (attualmente deputato regionale tra le fila del Popolo delle Libertà) diede alla Coppa America che nel settembre 2005 portò qui le sue barche per le gare preliminari in vista della finale di Valencia. In un battibaleno la targa fu apposta da quello stesso primo cittadino che aveva negato la cittadinanza onoraria al prefetto Sodano, indicato dalla maggioranza dei consiglieri comunali di allora come destinatario di un riconoscimento per la sua azione antimafia. Non solo. Qualche anno dopo, si scoprì che la kermesse sportiva era stata fonte di guadagni mafiosi. Un motivo in più per rinominare “Via dei Grandi Eventi”, trasformandola in luogo di memoria.
(Rino Giacalone NarcoMafie)
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