La Direzione Investigativa Antimafia di Palermo ha sequestrato, ai sensi della legislazione antimafia, beni del valore di oltre 16 milioni di euro.
«Il Tribunale di Palermo -spiega la Dia- ha accolto la proposta della locale Procura della Repubblica per l'applicazione della misura di prevenzione patrimoniale che ha colpito i proprietari di una delle catene di negozi più chic di Palermo».

vendita di articoli 'griffatì di pelle, scarpe, abbigliamento, accessori di abbigliamento, valigeria ed altro, con lussuosi punti vendita nel capoluogo siciliano, in provincia ed a Catania».
I beni sequestrati «appartenevano all'associazione mafiosa »cosa nostra«, nella persona di uno storico »uomo d'onore« della famiglia di Palermo Centro ed al suo prestanome. Il sequestro -viene rilevato- ha riguardato le quote ed il complesso dei beni aziendali della società Bagagli srl e Bagagli sas, con sede a Palermo e le numerose location presenti nel »salotto« del capoluogo siciliano; a Catania ed a Bagheria».

Milano «è uomo 'd'onorè storico della 'famiglia di Palermo Centro, già destinatario di condanne definitive per associazione mafiosa e di misure di prevenzione personali, in atto detenuto, agli arresti domiciliari, presso la propria abitazione». Giardina «è da considerarsi soggetto socialmente pericoloso, in relazione alla sua »vicinanza« ad alcuni affiliati all'associazione mafiosa, ed in particolare al Milano Salvatore, per conto del quale si è intestato fittiziamente quote di alcune attività commerciali di pregio operanti in Palermo, ma di fatto di proprietà dell'associazione mafiosa, ottenendo -sottolinea la nota- illeciti vantaggi economici nella gestione e nella conduzione delle stesse attività».
«Sulla responsabilità e sulla pericolosità sociale del Giardina, la Procura della Repubblica ha tenuto conto anche delle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, che hanno delineato la sua figura ed il suo ruolo di prestanome nel rapporto con Milano Salvatore. A ciò addiviene, altresì, l'analisi della documentazione sequestrata al momento dell'arresto di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, nei cd 'pizzinì, i cui riscontri hanno avuto ad oggetto l'attività commerciale »Bagagli« e la sua riconducibilità, oltre che a Giardina, a Milano».Nel provvedimento di oggi, pur non essendo decisiva, in quanto dimostrato che gli stessi beni «risultano essere frutto di attività illecita o ne costituiscono il reimpiego», la Direzione Investigativa Antimafia è riuscita ad «evidenziare la sperequazione tra il valore dei redditi dichiarati dal proposto (e dai suoi familiari) ed il patrimonio dagli stessi acquisito.

(NotteCriminale)
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