Corrado Passera: Poste, una svendita di Stato

Poste, una svendita di Stato

Quando Corrado Passera ha lanciato l’allarme sulla svendita di Stato di Poste italiane, in molti hanno finalmente aperto gli occhi e cominciato a reagire: sindaci, presidenti di Regione, consumatori.


 Il silenzio complice dei sindacati, la disattenzione dei media (e disattenzione è un eufemismo), ma soprattutto la cecità del Tesoro e dei vertici aziendali hanno impedito un pur che minimo dibattito. Oggi, dopo l’ok della Consob e l’ufficializzazione dell’iter, capiamo perché: la quotazione di uno degli asset pubblici di servizio universale più importanti, viene trattato dal Governo come una operazione da incasso (e a cifre risibili) con l’intento di dare all’esterno e all’estero l’immagine di un Paese moderno e moderno, in grado di privarsi a stretto giro di Ferrovie dello Stato e di Enav (altra geniale stupidaggine). Insomma, al danno per i cittadini, lo Stato e i contribuenti, si aggiunge anche il danno di immagine per un Paese che non sa tenersi stretti i suoi beni più importanti (invece di uscire dall’intreccio perverso delle diecimila inutili partecipazioni pubbliche che però nutrono di poltrone e prebende i partiti) e neppure sa valorizzarli come dovrebbe. Bastava, come detto dal nostro Presidente, vendere ad esempio parte del patrimonio immobiliare per ottenere più della cifra che oggi Renzi (che ha il coraggio di parlare di operazione di mercato) e Padoan si aspettano.

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