Orlando sindaco, come la provvidenza affligge, ma non ti abbandona mai

di Giancarlo Drago
Ultim’ora. Leoluca Orlando sarà il nuovo sindaco di Palermo. E’ l’unica certezza di una città abituata ad affidarsi a Santa Rosalia per sperare in un futuro migliore, capace di farci dimenticare quel passato di cui ci compiaciamo senza alcun merito.
Si, perché sindacorlando, come è vezzeggiato e popolare nelle periferie, o il professore, come lo coccola la Palermo snob e cialtrona dei salotti cosiddetti bene, è come la provvidenza, ti affligge ma non ti abbandona mai. E lui, visto in tv dopo una notte elettorale travagliata e insonne, discettava di politica con la sua solita brillantezza e lucidità, liquidando alleati e avversari con la stessa nonchalance, concludendo con l’ineluttabilità della sua esistenza e con la saggezza del suo cammino evolutivo verso il nuovo. Che sia il politico numero uno partorito da questa città non lo si può non ammettere. Merito suo o demerito degli altri, fate voi. Dei tanti nati all’ alba degli anni ’50, alcuni assurti anche alle cariche più prestigiose dello Stato, si ricordano solo gli almanacchi. Qualcuno ha trovato collocazione in qualche nicchia di prestigio o si contenta del Coni, qualcuno ha conosciuto l’ignominia del carcere o dell’oblio, alcuni ci hanno lasciato anzitempo, senza molto rimpianto. Lui no, con l’eterno ciuffo ribelle e una corposità poco pacioccona, si mette in gioco, vince anche cambiando casacca, alleati, fronte e quando non trova di meglio inventandosi Primavere e altre alchimie. Qualche tifone, in tempi berlusconiani, lo travolge, ma lui sa mettersi al sicuro, defilato e cauto e poi, come il mitico Fanfani, maestro nell’arte tipica democristiana, arrieccolo. Un fuoriclasse, non c’è dubbio, ma che sia il nuovo che avanza, suscita qualche perplessità. Finiva la sua prima candidatura quando Maradona vinceva il suo primo scudetto. E lui sogna di essere rimpianto per l’eternità e di rimanere sempre il migliore. Ma Maradona seppe far amare anche i suoi compagni più umili, da Bruscolotti a Garella, Romano e altri che non avrebbero mai sognato di restare nel ricordo di un’epoca. Dei Compagni di Orlando non c’è traccia. Lui, che si dichiara il nuovo nella continuità, dovrebbe stare attento a non riproporci una squadra consunta e datata, non venderci come riciclabili suoi fedelissimi tipo Arcuri e Catania o improbabili assessori dall’impalpabilità già collaudata. L’ego del sindaco, come il suo efficientismo e la sua onestà, hanno ricevuto alle urne l’omaggio del popolo palermitano e ci concedono prestigio in Italia e nel mondo. I palermitani però non chiedono a lui una città europea, ma soltanto una città normale. Santa Rosalia, non c’è riuscita, speriamo in Luca (anche se un omonimo è già santo, ed è improbabile un bis).

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