Faraone, stop a intimidazioni e aggressione a veterinari pubblici

ROMA, 20 FEB. - “L’ultima gravissima aggressione a due veterinari che svolgevano i piani di controllo e profilassi di Stato, avvenuta alcuni giorni fa a Castel Volturno, impone tempestivi e determinati interventi da parte delle autorità centrali e locali”. Lo dice il sottosegretario alla Salute Davide Faraone. “Per contrastare il fenomeno delle intimidazioni e delle aggressioni ai veterinari pubblici - aggiunge - il ministero della Salute deve dare chiare indicazioni alle regioni e alle Asl che, ai sensi del decreto legislativo 193/07, sono le autorità competenti regionali e territoriali della catena di comando di sanità pubblica definita dal Regolamento Comunitario 178/2002 e 882/04”.  “Laddove si siano verificati o si teme si possano verificare casi di aggressione e intimidazione, in particolare nei territori a “legalità limitata” e dove insiste la presenza di organizzazioni mafiose, - continua Faraone - le attività istituzionali svolte dai veterinari pubblici presso le aziende zootecniche e alimentari del territorio di competenza di ciascuna ASL devono essere svolte in equipe. Ogni equipe deve essere composta da almeno quattro agenti: due veterinari ufficiali di polizia giudiziaria e da due tecnici della prevenzione. Laddove la situazione del territorio sia riconosciuta altamente critica, i controlli dovranno anche avere il supporto costante delle forze dell’ordine”.
“Nei casi in cui l'Asl ometta di attivare e garantire tale organizzazione degli interventi nelle zone a rischio, nel caso in cui i sanitari siano esposti a danni, si configura una responsabilità oggettiva del datore di lavoro, nelle persone del direttore del dipartimento di Prevenzione e del direttore generale della ASL. I veterinari ufficiali ed il personale sanitario in genere, in assenza delle misure sopra richiamate, sono a tutti gli effetti autorizzati ad una sorta di “obiezione di intervento” qualora non si sentano sufficientemente protetti nell’esercizio delle loro funzioni pubbliche. Solo con questa misura si può contrastare il tentativo, sempre più rilevante in certi territori da parte di alcuni OSA, di rifiutare i controlli sanitari, delegittimare l'azione di sanità pubblica sino a procurare danni e lesioni fisiche e psicologiche al personale che opera per conto dell'autorità sanitaria competente”. “Questi provvedimenti - conclude - hanno carattere di urgenza, occorre che siano adottati dai livelli di responsabilità regionali ed aziendali, ai fini della salvaguardia e dell’incolumità dei veterinari. Non si può infine dimenticare che, su richiesta del Sindacato Italiano Veterinari di Medicina Pubblica, è stato attivato presso il ministero della Salute un Osservatorio nazionale sulle aggressioni ai veterinari che non ha ancora dato alcuna risposta al fenomeno e neppure si auto convoca quando gli episodi di aggressione salgono alla ribalta della cronaca come è accaduto nella scorsa settimana in Campania”.

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