Grani antichi siciliani

di Giuseppe La Manna
In Sicilia ritornano i grani antichi. I contadini che stanno passando al biologico e al recupero delle sementi locali crescono di anno in anno, si associano, mettono in piedi filiere alimentari e fanno cultura, oltre che coltura. I nomi di alcuni grani antichi ci sono ormai familiari: perciasacchi, tumminia, maiorca, nero delle Madonie, ecc. Gli antichi grani tornano a riempire i campi e arricchiscono la biodiversità di un'agricoltura che da decenni ha ridotto a poche specie super selezionate il frumento dell'isola che fu uno dei più ricchi granai dell'Impero romano.

I grani antichi sono grani che erano diffusi un tempo, non necessariamente remoto, e che oggi non lo sono più. Sono grani per la gran parte scomparsi perché poco adatti ad una coltivazione intensiva con processi meccanizzati e con largo impiego di fertilizzanti. Inoltre, hanno rese più basse rispetto alle più diffuse coltivazioni di frumento odierne. In Sicilia, il ritorno dei grani antichi sta trasformando anche il paesaggio. Sui Nebrodi, per esempio, il frumento era scomparso da tempo. Oggi 50 ettari di grano hanno riportato l'agricoltura in montagna. Un ritorno analogo si sta manifestando sulle Madonie e sui Peloritani. Non è un processo facile. Le leggi sulle sementi favoriscono le multinazionali del settore. Poche aziende controllano quasi il 60% dell'industria sementiera e non si preoccupano dei pochi “nostalgici” delle coltivazioni tradizionali. Va però sottolineato come l'agricoltura contadina tenda a resistere a queste imposizioni e resista la tradizione di riutilizzare come semente, quando le specie lo permettono, una parte dei grani prodotti, preservando così la capacità individuale di selezionare con il tempo il seme più adatto alle proprie condizioni produttive senza dipendere da una fonte esterna. In Sicilia, che vantava 52 varietà di grano coltivate, nel 2009, il 50% della produzione di circa 10 milioni di quintali è stata ottenuta da una sola varietà. Ma adesso le cose stanno cambiando, molte aziende siciliane si impegnano nella ricerca storica e a mantenere la purezza del seme coltivando campi anche con miscugli di sementi, un procedimento diametralmente opposto alla tecnica moderna che ricerca l'uniformità, lo standard in nome della quantità. La variabilità e la mescolanza innescano una selezione naturale che fortifica le spighe e che non ha bisogno di sostanze chimiche, si adatta alle condizioni ambientali, alla composizione e all'esposizione del terreno. Il risultato biologico è sorprendente: basta attendere solo qualche ciclo semina- raccolto-semina e alla fine ogni azienda avrà un mix diverso di grani che collaborano tra loro, naturalmente. Questa biodiversità porta una migliore competitività contro le specie infestanti e un naturale adattamento al cambiamento delle condizioni climatiche. Le facoltà di Agraria sono molto frequentate e la ricerca avanza. A Caltagirone esiste una Stazione consorziale sperimentale di granicoltura, che dipende dall'Assessorato Regionale all'Agricoltura, che ha redatto un catalogo di oltre 250 varietà di grano e di 50 leguminose siciliane. Dalla celiachia alle intolleranze alimentari, dal diabete all'ipertensione, ai problemi cardiovascolari, il sistema immunitario è messo a dura prova dalle sostanze che il nostro corpo assume quotidianamente. Importanti sono lo stile di vita, l’alimentazione, l’attività fisica, la gestione delle emozioni. Non si tratta, però, solo della salute fisica, perchè sembra che alcune malattie della psiche possono avere come concausa un'alimentazione basata su cibi non sani o alterati dalla chimica. Siamo quello che mangiamo: il ritorno dei grani antichi potrebbe influire notevolmente sul nostro benessere psico-fisico per recuperare l'armonia e la salute.

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