Fratturavano arti a indigenti e truffavano assicurazioni, 42 arresti. Capo della mobile:"Hanno collaborato 50 vittime"

di Ambra Drago
"
Tutti i fermati, ben 34 da parte della Squadra Mobile di Palermo e 8 dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Palermo della Guardia di Finanza dovranno rispondere di associazione a delinquere, truffa aggravata, lesioni aggravate, usura, estorsioni e peculato- sottolinea Rodolfo Ruperti - Capo della Squadra Mobile di Palermo-ma in questa operazione che è la prosecuzione di quella del mese di agosto sono emersi numeri sconvolgenti. I fermati dovranno rispondere di 162 capi d'imputazione, nel provvedimento ci sono 211 indagati ( tra medici, periti assicurativi e avvocati). Alcuni dei collaboratori, arrestati precedentemente- continua Ruperti- ci hanno raccontato di aver "spaccato le ossa" a 120 persone se non addirittura di aver massacrato sette persone a sera, pur di ottenere lauti risarcimenti da parte delle compagnie assicurative. Ma fondamentale è stata la collaborazione di 50 vittime che hanno consentito con i loro racconti, spesso colmi di disperazione e indigenza, di avvalorare il quadro accusatorio spiegando i tristi motivi che li avevano portati ad accettare la rottura dei loro arti e fornendoci i dettagli di come gli “spaccaossa” operavano. In una intercettazione l'atrocità del racconto:"Pareva una gallina quando le tirano il collo"". 
Un giro d'affari notevole e che ha visto confluire le diverse attività investigative anche della Squadra mobile di Trapani.
Le indagini avrebbero accertato definitivamente almeno 70 episodi un giro di truffe ( per questo è intervenuta la sezione misure patrimoniali della Mobile, guidata da Sara Sapienza) o presunte tali per oltre 1,6 milioni di euro tutte ai danni delle compagnie assicurative.
A tessere le fila di questo orrore, Domenico Schillaci e Salvatore Di Gregorio capi indiscussi in questa struttura piramidale ha raccontato il comandante della Polizia Penitenziaria, Rizzo, poi a un livello inferiore vi erano gli "spaccaossa" tra cui Antonino e Gesuè Giglio e i reclutatori che agivano nei diversi quartieri della città.
"Le vittime compiacenti- sottolinea Rodolfo Ruperti -Capo della Mobile di Palermo - venivano agganciate ad esempio alla Stazione Centrale e comunque gli "ideatori" erano spesso a conoscenza delle problematiche dei singoli (a volte tossicodipendenti, o affetti ad disturbi di varia natura persino mamme in difficoltà economiche) a cui venivano promesse significative quote dei risarcimenti delle assicurazioni, somme successivamente non corrisposte, oppure corrisposte solo in parte. Mentre era chi portava avanti la pratica che otteneva laute somme variabili dai 5 mila euro in su, dipendeva poi dal tipo di pratica. Mentre le piccole somme date alle vittime variavano dai 400 euro per un braccio ai 300 per una gamba"
Costruita la “sceneggiatura” del falso incidente, le “vittime compiacenti” venivano trasportate in locali nella disponibilità dei malviventi (la Mobile di Palermo ne ha sequestrato uno in via Di Cristina nella disponibilità di Rita Mazzares), per essere affidati agli “spaccaossa” incaricati della spaventosa fase della frattura delle ossa dei malcapitati.
Le vittime venivano il più delle volte legate a dei mattoni e poi dall'alto venivano fatti scendere dei dischi di ghisa o in mancanza raccontano gli inquirenti una borsa piena di pietre, insomma tutti pesi in grado di creare delle fratture molto gravi. Per far sopportare il dolore le persone venivano blandamente anestetizzate. Solo dopo venivano trasportate negli ospedali cittadini e li si apriva la fase amministrativa e burocratica della pratica assicurativa entrando in scena i vertici dell’associazione, che curavano la presentazione delle richieste di risarcimento presso le compagnie assicurative e la successiva suddivisione delle “quote” del premio da liquidare. In questa fase spesso avveniva la cessione della pratica assicurativa, completa degli atti peritali e dei referti medici, ad altri soggetti ritenuti membri dell’associazione criminale, che acquistavano la pratica liquidando al “venditore” una quota, così da assumere in prima persona la gestione della fase risarcitoria. Un sistema ben collaudato che andato avanti hanno raccontato gli inquirenti anche dopo i primi 12 arresti di agosto. Tutto era ben accurato anche il reclutamento dei mezzi per fingere gli incidenti e i testimoni . Una volta realizzata la scena del finto incidente questi associati si occupavano anche dell’assistenza medica delle “vittime” fratturate controllando che non si sottraessero agli impegni presi con l’associazione. Tra questi: Vincenzo Cataldo, Monia Camarda, Orazio Falliti, Gaetano Girgenti, Alfonso Macaluso, Benedetto Mattina, Giuseppe, Maria, Salvatore e Rita Mazzanares, Giuseppa Rosciglione, Mario Modica, Antonino Saviano, le sorelle Maria e Letizia Silvestri.
E sempre dalle indagini si sarebbe consolidato ciò che era emerso già ad agosto ovvero che la morte del tunisino, Yakuob Hadry non sarebbe avvenuta per il falso sinistro simulato la sera del 9 gennaio 2017, ma le fratture erano state provocate da due dei fermati di oggi, ovvero Gesuè Giglio e Alfredo Santoro. Per evitare che il giovane potesse sottrarsi dalle lesioni sarebbe emerso che i due gli avrebbero procurato del crack e che in base a un accordo con un altro sodale, Francesco Fajia, le lesioni sarebbero dovute esser molto violente. Solo dopo l'arresto cardiaco, causato dalle fratture, il giovane sarebbe stato trasportato nel luogo dell'incidente. Ecco perché i tre sottolineano gli investigatori dovranno rispondere di omicidio doloso con dolo eventuale.
Questo uno dei tanti casi di una vicenda che ha visto ad ampio raggio la partecipazione anche di qualche professionista.E il caso di un avvocato palermitano, Graziano D'Agostino, pronto a dare la sua consulenza tecnica nell'istruire la pratica e oggi raggiunto dal provvedimento di fermo emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo.


Accanto alla misura cautelare, il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Palermo oltre a aver fermato otto soggetti ha portato avanti un ulteriore filone d'indagine.
"La cifra di quello che sarebbe dovuto essere l'atteso compenso dopo aver subito tali atrocità- sottolinea Cosmo Virgilio - Comandante del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Palermo-non era mai conosciuta dalle vittime anche perché spesso veniva decurtata delle somme impiegate per pagare le spese di "messa in scena" dei falsi sinistri. Volevo mettere in evidenza ulteriori diversi elementi giusto per dare un quadro chiaro della vicenda che ci ha visti come investigatori coinvolti. Il primo è che abbiamo scoperto anche il verificarsi di un falso incidente a dir poco anomalo avvenuto a bordo di un traghetto, in particolare sulla rotta Palermo-Genova. In questo caso la vittima sarebbe caduta dalle scale e ricoverata per tanti giorni in ospedale ha riportato anche un embolia polmonare.Poi abbiamo trovato durante una perquisizione, un libro mastro prezioso, dove erano indicati i nominativi e le cifre delle pratiche. Infine abbiamo sequestro un bar, la "Dolce vita" che si trova in via Brunelleschi e intestato a Domenico Schillaci, uno dei capi dell'organizzazione criminale. Sempre a quest'ultimo sono stati sequestrati anche un centro scommesse, una Porsche, un amomo e diverse disponibilità finanziarie per oltre 1 milione di euro" .
Questi i nomi degli arrestati:
ALICATA Carlo ; ALICATA Gaetano; ANCESCHI Filippo; ARENA Salvatore, CAMPORA Gioacchino ; D’AGOSTINO Graziano, MAZZANARES Rita; DI GREGORIO Salvatore ; DI LIBERTO Salvatore; DI MAIO Giuseppe ;ORLANDO Piero, FENECH Mario, FILIPPONE Vittorio, GIGLIO Antonino ; GIGLIO Gesué, PEDUZZO Vincenzo; SANTORO Alessandro; SANTORO Alfredo ; SANTORO Natale; SAVIANO Antonino; SILVESTRI Letizia; CAMARDA Monia; CATALDO Vincenzo; FALLITI Orazio, GIRGENTI Gaetano; MACALUSO Alfonso, MATTINA Benedetto; MAZZANARES Giuseppe; MAZZANARES Maria ; MAZZANARES Salvatore; MODICA Mario; PASCA Cristian; ROSCIGLIONE Giuseppa; SILVESTRI Maria






[

Nessun commento:

Posta un commento