Festino, Lorefice parla di immigrazione e mafia."Se il coronavirus diventerà opportunità per la criminalità tutti saremo responsabili”


di Ambra Drago
In un’atmosfera surreale ma intensa di fede e partecipazione da parte dei palermitani che hanno rispettato le distanze di sicurezza si è svolta la messa dei Solenni Vespri Pontificali. La celebrazione è stata presieduta da Mons. Lorefice, con la partecipazione del Clero e de Seminario arcivescovile e del sindaco Orlando. Inoltre hanno partecipato i rappresentanti delle Chiese cristiane delle diverse religioni.
Tra le prime file il prefetto di Palermo, Forlani, il questore Renato Cortese e poi il comandante regionale dei carabinieri Cataldo e il comandante regionale della Finanza, Rapanotti. Poco distante il generale di Divisione dell’Esercito Sicilia, Maurizio Angelo Scardino.
In rappresentanza dell’amministrazione comunale anche il vice sindaco Fabio Giambrone e l’assessore alla Politiche giovanili, scuola e Lavoro, Giovanna Marano.
La messa ha preso il via alle ore 19,30 per quest’anno niente processione dell’urna con le ossa della Santa. Un momento toccante e significativo quello del messaggio che l’Arcivescovo ha rivolto a tutta la città collegata anche via streaming o attraverso delle emittenti televisive per assistere al “ Festino che non c’è”.
“Rosalia è colei che parla e agisce per un popolo colpito dalla malattia- esordisce l’Arcivescovo Lorefice- a lei voglio rivolgermi stasera mi rivolgo a Te nostra carissima Rosalia. Tu eri una giovane donna ma hai avuto il coraggio di sottrarti al tuo destino.Nell’ inscrizione rinvenuta nella grotta della Quisquinia ci hai rivelato che l’hai fatto per l’amore che provi nei confronti del tuo Signore. Ci hai insegnato che il santo non mira a mettersi in mostra ma è per qualcun altro. La santità non cerca l’impresa eclatante è che i santi scelgono di consegnare quotidianamente la loro  vita a Dio e ai fratelli. Noi di questi santi ne abbiamo conosciuti  tanti nei giorni difficili, tanti medici e volontari che hanno fatto il loro lavoro nei confronti dei morenti e dei sofferenti. Voglio dirlo con forza accanto a te dinanzi a questa santità non ci sono barriere dinanzi alla quale  ci troviamo tutto senza distinzione tra credenti di una religione e credenti di un ‘altra. Quest’ anno non abbiamo potuto fare il nostro tradizionale incontro ma siamo lo stesso riuniti,  è l’amore il segno, è il vaccino che ci libererà dalla pandemia che attenta ai nostri cuori. Il virus ci ha detto che un mondo diviso é destinato a distruggersi. Tu stasera ci dici di svegliarci e lo grido da umile e grande testimone del Vangelo.Se non cambieremo e se il coronavirus diventerà un’opportunità per la mafia sarebbe uno scandalo e saremmo tutti noi i responsabili. Fà Santuzza nostra che da stasera siamo tuoi imitatori”. 
Ma nel messaggio che l’arcivescovo ha voluto donare alla città ha affrontato il tema dell’immigrazione.
“Il tuo corpo era nella grotta sul monte, Rosalia, sul nostro monte «ove vi era un grandissimo precipitio che dava alla parte del mare» da dove si affacciò Vincenzo
Bonelli ‒ come affermò nella Testimonianza fatta in punto di morte a don Pietro Lo Monaco ‒ «con animo di precipitarme» (Originale delli testimonij di Santa Rosalia, 1624). Consentimi, nostra cara Santuzza, stasera di
volgere lo sguardo a questo mare, al Mediterraneo, a cui la tua figura di «peregrina giovana, di faccia d’angelo, bella e con uno splendore grande», sottrasse il corpo del “saponaro” disperato, dicendo: «Non andar più innanti nè timer più. Vien con me» (Originale delli testimonij di Santa Rosalia, 1624).
È lo stesso mare nel quale oggi finiscono le vite e le speranza di tante donne e di tanti uomini dell’Africa e dal Medio Oriente, spinti dalla fame e dalla guerra verso il nostro Occidente e sottoposti per questo ad un esodo disumano: abbandonati nel deserto, catturati e torturati nei campi di concentramento libici, lasciati morire in mare o magari crudelmente respinti. Apro il mio cuore davanti a te stasera, cara Santuzza nostra, perché la pandemia sembra essere diventata un motivo ulteriore di disinteresse, di chiusura e di respingimento. Come se il nostro malessere fosse una scusa buona per chiudere la porta in faccia a quanti, ancora una volta da noi, hanno ricevuto, dopo secoli di soprusi e di rapine, anche il virus che si trova sui barconi. Giorni fa, addirittura, abbiamo avuto l’ardire di rimandare in Libia, nei campi di concentramento, un bambino neonato. È stato il colmo dell’abiezione. E stasera davanti a te io devo gridare basta: basta con questo egoismo omicida e suicida! Basta con questa miopia! Se il virus non ci ha insegnato che il destino del mondo è uno solo, che ci salveremo o periremo assieme; se la pandemia ci ha resi ancora più pavidi e calcolatori, facendoci credere di poter salvare il nostro posto al sole, siamo degli illusi, dei poveri disperati. Basta con gli stratagemmi internazionali, con i respingimenti, basta con le leggi omicide. Per questo chiedo il tuo sostegno, Rosalia, perché il mare di Palermo, il nostro Mediterraneo, torni ad essere uno spazio di pace e di concordia tra i popoli. Un mare dolce, un mare ospitale”.


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