Questura commemora Giuliano. Cortese:"Mafia voleva far tacere voce scomoda e invece l'ha resa immortale"

di Ambra Drago
Il ricordo del super poliziotto il vice questore Giorgio Boris Giuliano è proseguito nell'atrio della Questura di Palermo.Presenti i familiari, il capo della Polizia e le più alte cariche civili e militari. A fare gli onori di casa il questore Renato Cortese:"Per noi Giuliano è il sacrificio, la speranza, la perseveranza, il coraggio di un poliziotto, uno di noi. E' la parte più intima di noi stessi con la quale abbiamo bisogno di confrontarci quando abbiamo bisogno di ritrovare la forza, di non perdere la speranza, di andare avanti con forza e senso del dovere, perché abbiamo scelto di fare questo lavoro.Boris Giuliano è per noi quella ferita mai rimarginata.La morte di un poliziotto onesto e di un grandissimo uomo che ha condotto la lotta contro la mafia con dignità e coraggio senza timori ritrovandosi da solo a difendere il suo lavoro, le sue idee, la sua missione di servitore dello Stato.Con Boris Giuliano si è spento un investigatore dalle straordinarie che con la sua lungimiranza aveva compreso le occulte dinamiche di Cosa nostra e la necessità di sequestrare i patrimoni e collaborando con le polizie straniere".

"Con lui si è spento un onesto funzionario- continua il questore Renato Cortese-un poliziotto buono,che non guardava con odio e indifferenza quelli svantaggiati ma svolgeva il suo mestiere con estrema umanità, avendo compreso il senso della missione di una polizia democratica e vicina alla collettività. Per combattere la mafia bisognava contrastarne la pervasività anche sul piano sociale dell'inclusione valorizzando una risposta di contrasto che tenesse conto della necessità di parlare ai giovani in modo trasparente e responsabile fornendo una strada diversa puntando sull'etica, sulla coscienza civica e sulla coesione sociale.Ma con Giuliano si è spento un uomo, un padre e un marito eccezionale. Il suo esempio di vita rivivono con Alessandro, Emanuela e Selima e con la moglie adorata Ines.Con Boris Giuliano si è spenta una luce nei nostri cuori perchè ciascuno di noi, dentro di se sente forte il patrimonio di umanità e di senso del dovere lasciatoci in eredità da un uomo giusto a cui tutti vorremmo assomigliare cercando ciascuno nel suo incarico, con il suo personale sacrificio e con le sue umane possibilità di diventare un poliziotto migliore. Con la sua morte la mafia voleva far tacere una voce scomoda tentando di farla cancellare dalle nostre vite e invece l'ha resa immortale".Subito dopo è stato proiettato un filmato realizzato dall'Ufficio di Gabinetto della Questura ricco di tanti ricordi fotografici di momenti familiari e lavorativi ma soprattutto della voce del capo della Mobile ucciso 41 anni fa.
A seguire si è svolto un dibattito sulla figura dell'investigatore Giorgio Boris Giuliano, conversazione moderata dal giornalista Lirio Abbate, vicedirettore dell'Espresso.
Sul palco presenti giornalista Antonio Calabrò, già caporedattore de «L’Ora» negli anni della «guerra di mafia»
ed oggi Senior Advisor Cultura di Pirelli & C. direttore della Fondazione Pirelli e in collegamento via Skype il giornalista de "L'Ora" e della Stampa, Francesco La Licata che negli anni 70' conosceva Boris Giuliano e con il quale aveva instaurato rapporti di stima professionale 
e di amicizia. 
Significativo proprio nell'intervento di La Licata l'aver messo in risalto la figura umana di Giuliano. Era anche un padre e un marito legato alla sua famiglia La Licata ha raccontato come il capo della Mobile aveva il rito di comprare il fumetto Topolino per i suoi figli non  poteva tornare senza o se ritardava si intratteneva in lunghe telefonate chiedendo notizie sulla quotidianità della sua famiglia.
Ed è questa doppia anima di Giuliano grande poliziotto ma dotato di umanità che ha permesso che la sua memoria permanesse 41 anni.
"Dopo tanti anni la morte di Giuliano, ha sottolineato il capo della Polizia, il prefetto Gabrielli ci restituisce la figura di un uomo che non solo era al servizio della comunità ma era attento alle questioni sociali. Se vogliamo che la memoria non rimanga qualcosa di immobile occorre che venga trasformata in motivo di riflessione. E questi personaggi ci hanno insegnato la strada da seguire e in qualche modo ti entrano dentro".
Inoltre sono state state proiettate delle scene del film Rai di successo “Boris Giuliano - Un poliziotto a Palermo” alla presenza di Ricky Tognazzi e Sergio Giussani,rispettivamente regista e produttore presenti in Questura.
Non solo film il racconto dell'acume investigativo di Giuliano è stato narrato anche attraverso dei pannelli con gli scritti autografi ed una relazione presentata al Consiglio Superiore della Magistratura nel 1978, quali testimonianze dirette delle sue intuizioni in materia di politica criminale, soprattutto con riguardo ai rapporti tra la criminalità organizzata ed il disagio socio economico della società.
Una giornata ricca di emozioni dentro ma anche fuori la Questura dove è stata allestita, come avvenuto nell'esordio del 2018 la “stanza di Boris” che, con una scenografia creata per l’occasione, ha riportato memoria l’ambiente dell’ufficio del funzionario, con la sua scrivania originale piena di fascicoli e, a far da sfondo, una sagoma in cartone a grandezza reale ottenuta con una fotografia raffigurante Boris Giuliano in compagnia del figlio Alessandro, oggi questore di Napoli.

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