Commemorazione Agostino e della moglie. La speranza di papà Vincenzo per il processo e la lettera del nipote Nino

di Ambra Drago
Trentuno anni in attesa di verità  per Vincenzo Agostino, le sue figlie e la sua amata moglie Augusta morta il 28 febbraio dello scorso anno.
Un momento di memoria e di ricordo è stato celebrato dinanzi la stele posta sul lungomare Cristoforo Colombo di Villagrazia di Carini, luogo dell'omicidio di Nino Agostino, poliziotto, di sua moglie Ida Catelluccio e del figlio che portava in grembo. Ma quest'anno i familiari del poliziotto ucciso intravedono un possibile spiraglio di luce, quello che si aperto dopo che la Procura generale diretta da Roberto Scarpinato ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti dei due boss accusati del duplice omicidio, Antonino Madonia e Gaetano Scotto, e per Francesco Paolo Rizzuto, l'amico del poliziotto, accusato di favoreggiamento aggravato.
L'udienza preliminare si terrà il 10 settembre  davanti al gup, Alfredo Montalto.

Un percorso tanto atteso da papà Vincenzo:" Dopo 31 anni finalmente ci sarà un qualcosa, ho trovato una magistratura che non ha lacci o laccioli con nessuno. Finalmente ci sono degli indagati e comunque si arriverà a una sentenza. L'unica cosa che mi dispiace è che mia moglie non ce l'ha fatta a conoscere la verità.Ho la mia età ma cerco di combattere e cerco di sdraiare questa maledetta piaga di chi è venduto dello Stato. Ripeto la mia barba è stata una promessa che ho fatto sulle bare di mia nuora e di mio figlio e la taglierò solo quando avrò verità e giustizia, non chiedo altro. Se arrivano mio nipote potrà vedermi senza questa lunga barba".
E Nino Morana, oggi compie diciannove anni, porta un nome di battesimo significativo come lo zio che non ha mai conosciuto. "Dico ai miei coetanei di informarsi perché è importante sapere la storia del nostro Paese e soprattutto se sono siciliani di combattere contro un sistema corrotto nel profondo". Accanto a questa dichiarazione rilasciata ai giornalisti Nino Morana ha scritto un pensiero emozionato e voglioso di verità nelle speranza di vedere un giorno nonno Vincenzo e il suo viso fin ora scavato dal dolore.
E l'importanza del ricordo e di una memoria costruttiva è stata alla base della cerimonia che ha visto la deposizione della corona e la partecipazione oltre dei familiari Agostino anche del questore di Palermo, Renato Cortese, del prefetto Forlani, del sindaco di Palermo e di Carini e di tutte le più alte autorità civili e militari.
Riportiamo il testo integrale della lettera di Nino Morana

5 agosto 1989, 5 agosto 2001 Sono due date, la prima è il giorno nel quale i miei zii vennero brutalmente trucidati da dei vigliacchi, il secondo, invece è il giorno nel quale venni al mondo.12 anni esatti mi separano con loro, anche se non li ho mai incontrati per me è come se non se ne fossero mai andati. Li ho conosciuti tramite i racconti e le storie dei nonni, Augusta e Vincenzo, so che mio zio era un uomo dall'animo nobile ed una persona molto solare, che amava la vita, il suo lavoro e la sua famiglia più di ogni altra cosa al mondo.Mia zia Ida era una donna siciliana coraggiosa, forte come nessun altro, nonna Augusta la descriveva come una principessa di una fiaba.Tramite queste storie ho iniziato a conoscerli, tramite queste storie ridevo nei momenti divertenti che si hanno in famiglia, nei quali spesso mio zio e mia mamma Flora erano complici.Tramite queste storie ho iniziato ad ammirarlo, ed ho capito l'importanza del mio nome e del giorno nel quale sono nato, e della grossa eredità morale che mi hanno lasciato a loro malgrado. Ma queste storie, più di ogni altro sentimento, mi hanno trasmesso tristezza e rabbia.Questi sentimenti hanno scaturito in me sopratutto domande, voglio sapere, voglio conoscere il motivo per il quale mio zio non ha giustizia, voglio sapere perché mia zia non ha potuto continuare a coltivare il suo sogno d'amore, durato soltanto 1 mese e 4 giorni.Voglio sapere perché mio cugino non ha mai potuto vedere la luce del sole e non ha mai potuto ricevere l'affetto dei suoi genitori.Voglio sapere perché nei miei anni, della mia breve vita, non ho mai potuto passare momenti con loro, perché non ho mai potuto pescare con mio zio, in compagnia di nonno Vicè e di mio cugino.Voglio sapere perché in 19 anni non ho mai potuto vedere il candido viso di mio nonno, senza un filo di barba, e vedere in quel volto "l'americano" del quale mia nonna si era innamorata.Ed infine voglio sapere perché la mia adorata nonna se ne è andata senza ricevere giustizia su suo figlio.Queste domande non sono soltanto mie, sono di una forte famiglia, queste domande continuano ad echeggiare nel vuoto senza risposte da 31 anni.Per concludere, mi rivolgo direttamente a te, zio, da Nino a Nino, spero di diventare nel corso degli anni, almeno la metà di ciò che tu sei stato, sei sempre stato il mio punto riferimento per il mio futuro, e se mai dovessi riuscire nell'impresa di diventare poliziotto, userò sempre i valori morali che tu mi hai lasciato.
Il 5 agosto 2020, saranno passati 31 anni dall'uccisione dei miei zii e del bambino che non è mai mato.
Quel giorno compirò 19 anni, non chiedo niente di troppo complicato, voglio soltanto sapere il perché.

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