Testimoni rompono muro del silenzio, scattano altri 4 fermi per la sparatoria ai Colombo allo Zen. Ruperti:"Agguato paramilitare e dimostrativo"

di Ambra Drago
Lo scorso 23 marzo il quartiere Zen è diventato teatro di scontro tra due famiglie, i Colombo e i Maranzano, facendo registrare un tentativo di omicidio. In quell'occasione sono rimasti feriti, decine i colpi partiti da almeno tre pistole, Giuseppe Colombo e i figli Antonino e Fabrizio poco dopo arrivati all'ospedale di Villa Sofia. In particolare la famiglia Colombo era riuscita a mettersi in salvo dopo aver raggiunto l'auto parcheggiata a pochi metri da via Filippo Patti luogo dell'agguato. Dopo una telefonata al Nue sul posto sono intervenuti gli agenti della sezione Criminalità diffusa meglio conosciuti come i "Falchi" della Mobile di Palermo guidati magistralmente dal vice questore Carla Marino e gli uomini della sezione Omicidi guidati dal Dott. Luca Scittarelli, sotto l'occhio attento del capo della Mobile, Rodolfo Ruperti. Le prime investigazioni così come tutta l'operazione ha visto l'intervento rapido della Procura della Repubblica di Palermo, in particolare della Direzione distrettuale antimafia. Già nelle poche ore a distanza dal tentativo di omicidio il quadro probatorio e la testimonianza di una donna coraggio, aveva portato la DDA a emettere un primo fermo di indiziato di delitto, aggravato dalle modalità mafiose a carico dei fratelli Maranzano, arrestati dagli agenti della Mobile. Dei due arrestati, Letterio è un volto noto alle Forze dell'Ordine perchè ritenuto alle famiglie mafiose dello Zen e con precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso. Accanto a questa prima testimonianza anche quella di un'altra persone che ha aiutato gli investigatori a chiudere il cerchio e portando agli arresti di questa notte. Alla base dei dissidi tra le famiglie alcuni rancori, litigi avvenuti all'interno di un bar dello Zen 1 con successivi tentativi di mediazione falliti. Da qui inutile il tentativo di Giuseppe Colombo di avvisare i figli in pochi minuti secondo la ricostruzione fornita dagli inquirenti un dispiegamento di uomini armati, arrivati a bordo di almeno tre auto di grossa cilindrata e altre altre moto e scooter hanno dato vita in pieno giorno a una sparatoria a cielo aperto. "Un fatto grave non solo per l'epilogo che poteva essere peggiore ma anche per le modalità dell'azione. Era da tempo che non si registrava un episodio così cruento e dimostrativo. Più vetture e più persone coinvolte e armate. Proprio per questo motivo le indagini sono state coordinate dalla DDA di Palermo. Stanotte dopo aver cinturato tutto lo Zen abbiamo eseguito questi ulteriori quattro fermi. Un segnale dimostrativo e di forza non solo nei confronti dei Colombo ma anche nei confronti del quartiere e anche per quelle che possono essere considerate le parti avverse che sono le Forze dell'Ordine. L'obiettivo era incutere timore al fine di anche garantire un certo atteggiamento omertoso soprattutto da parte delle potenziali vittime". Di fatto gli investigatori sottolineano come sia intervenuto un apparato "paramilitare" dove i fermati non si sono fatti scrupolo di ferire Giuseppe Colombo alle braccia e alla gamba sinistra e il figlio Antonino al gluteo ed al tallone destro. Alla base della spedizione punitiva fallita e effettivamente diventata una causa scatenante un litigio tra i Colombo, e i Maranzano. Gli inquirenti inquadrano il tentativo di omicidio come il frutto di un evidente frizione tra alcuni esponenti dei clan il tutto per garantire e dimostrare un forte  controlli del territorio dello Zen.
Alla conferenza stampa che si è tenuta nel complesso di Sant'Elisabetta è intervenuto anche Andrea Lo Iacono,   vicario del Questore di Palermo che ha sottolineato l'importanza dell'operazione e la rapidità nel risolvere il caso e ha aggiunto: "L'operazione si è svolta in quartiere caratterizzato da omertà dove la gente preferisce tacere ma l'operazione è importante perchè oltre ad avere evitato una possibile faida tra i clan, può dare speranza a tutte le famiglie oneste e per bene che abitano lo Zen. Quindi la cartina di tornasole è che non esiste una Palermo con territorio non sottoposti al controllo dello Stato anche se indubbio che la strada verso la legalità rimane complessa. Ringrazio tutta la Squadra Mobile e anche la Procura della Repubblica di Palermo per la fiducia nella Questura e nell'operato della polizia".
Nell'operazione di oggi sono scattati i fermi di indiziato di delitto per Giovanni e Nicolò Cefali, Vincenzo Maranzano e Attanasio Fava.

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