Enza Nardi : “Prostituzione” Minorile

Cari lettori,
oggi ho deciso di scrivere un articolo che già so mi renderà ostica la scelta delle parole per la grave entità argomentativa. Come preannunciato dal titolo parlerò dei giovani. Vivo costantemente a contatto con loro, sia piccoli che adolescenti. Ho imparato ad ascoltarli: quando mi raccontano, ma anche quando vogliono dire e non dicono. Colgo tra le righe ciò che desiderano svelare e a volte anche il loro silenzio racconta molto di situazioni raccapriccianti vissuti in prima persona o da altri coetanei. Basta osservarli nei loro gesti o semplicemente nei i loro occhi. Ci sono ragazze e ragazzi in età adolescenziale che per ottenere benefici finanziari cadono nella rete della “prostituzione minorile”. A volte si trovano in quel giro anche non per propria scelta ma perché indotti o costretti a farlo.
L’espressione “prostituzione” deriverebbe da prostatutere, che significa “porre davanti”, “esporre in vendita”. Nella fattispecie dei giovani, ci si ritrovano in cambio di qualcosa per gli altri o per sé stessi.
Non mi sento di puntare il dito su quelle anime ancora in fase di crescita, che probabilmente non capiscono neanche la gravità e il male che possono creare alla propria persona. Condanno invece, chi approfitta della loro innocenza e ingenuità. Sappiamo che in Italia qualsiasi rapporto sessuale fisico o virtuale tra un adulto e un minore – tra i 14 e i 17 anni – in cambio di denaro o altri guadagni materiali è illegale e pertanto perseguito a norma di legge (600-bis, comma secondo, cod. pen.). Metto da parte in questo caso un aspetto ancora più grave, ovvero il rapporto sessuale tra adulti e minori di 14 anni che rientra invece automaticamente nella pedofilia.
Voglio evitare anche di parlare – ci sarebbe molto da dire – di quella forma specifica di prostituzione minorile cercata da turisti stranieri occidentali in Paesi solitamente meno sviluppati, asiatici, africani o sudamericani. La ricerca oltre i confini al fine di evitare le leggi e le pene del paese di residenza. È conosciuta come turismo sessuale minorile. Voglio quindi concentrarmi su ciò che succede in un raggio molto ristretto quale casa nostra. I nostri ragazzi italiani. Purtroppo la prostituzione minorile in Italia è un fenomeno in continua e rapida crescita, ma ancora sommerso e difficile da portare a galla. Si tratta di un fenomeno complesso per la molteplicità delle tipologie con cui si manifesta.
Una delle tante che mette le bende agli occhi di molti, famiglie comprese, è quella delle “ragazze/i doccia” che spesso avviene a scuola o tra le mura di casa. Coinvolge individui molto giovani. Parlo di prostituzione consumata a scuola o senza coinvolgimento fisico in modalità telematica. Le conseguenze sono estremamente serie e gravi. La Procura dei minori ha aperto un procedimento conoscitivo sul fenomeno delle ragazze e dei ragazzi doccia che si prostituiscono con i coetanei nei bagni della scuola in cambio di ricariche telefoniche, oggetti o denaro. Le indagini svolte ci informano che sette casi su otto riguarderebbero ragazze di “famiglia bene” che frequentano istituti privati, in cerca di divertimento più che reale necessità.
Si ipotizza che vi possano essere coinvolti anche adulti. Le chiamano ragazze e ragazzi doccia perché così come ci si fa la doccia tutti i giorni, loro quotidianamente fanno sesso. I “clienti”, che sono gli stessi coetanei, vengono scelti in base a ciò che possono dare in cambio a prestazione avvenuta. Un movimento che nasce in classe attraverso l’uso degli smartphone. Organizzano tutto i “baby squillo” attraverso scambi di messaggi con i quali credono di gestire e irretire le loro prede, non rendendosi conto che chi viene intrappolato invece, sono proprio loro. Ingabbiati da un sistema da cui poi non riesco più a venirne fuori. Si vendono anche più volte nella stessa giornata. L’impressione è che non si tratti di casi isolati o di degrado, ma che ci si trovi davanti a una sorta di “cambiamento antropologico”.
Fino a poco tempo fa il sesso era vissuto come gioco o atto di dominio dell’uomo sulla donna. Prerogativa prettamente maschile. Oggi le cose stanno prendendo una piega diversa. Siamo davanti a ragazzine/i che allo stesso modo vivono il sesso svincolato dai sentimenti. Sesso come mezzo, gratificazione o addirittura dominazione. Non certo una bella parabola dell’emancipazione, considerando i pesanti rischi a cui si vanno incontro. In Italia, le città di Milano e Roma sono già balzate agli orrori della cronaca e anche in altre città il fenomeno è in aumento. Altrettanto preoccupante è la nascita di una nuova realtà: Cyperspace. È il dominio caratterizzato dall’uso dell’elettronica per scambiare informazioni attraverso le reti informatiche. Da ciò ne deriva anche il cattivo uso che sempre più i giovani ne fanno. Ne è un esempio la prostituzione virtuale. Internet è un “non luogo”, una dimensione priva di confini o barriere e per questo ancora più rischioso e pericoloso. La modalità è la stessa. Le ragazze o i ragazzi, in cerca di guadagni facili e cospicui, cercano di agganciare chi può offrire di più in cambio di prestazioni virtuali. Ancora una volta ignari di entrare in un circolo vizioso difficile da abbandonare, perché più il guadagno è facile e più l’avidità cresce. La domanda che mi faccio è: “Siamo ancora in tempo a fermarli?”. Voglio anche darmi una risposta ottimista. “Sì, possiamo”. L’unica soluzione, però, è attuare politiche di informazione e di prevenzione direttamente a scuola, coinvolgendo alunni e genitori. MEDEA ODV, l’associazione contro la violenza sulle donne, di cui faccio parte, formata da una équipe di professionisti, mira proprio a divulgare informazioni, ma anche e soprattutto – grazie ai suoi sportelli di ascolto–, sostenere ed aiutare chi in un modo o nell’altro si trova intrappolato in quella rete creata con le proprie mani.



Nessun commento:

Posta un commento