Lettera aperta alle istituzioni e ai cittadini

Siamo a giugno e la situazione vaccinale contro il SarS-CoV-2 è ad un punto di svolta. Se da un lato occorre vaccinare quanto più persone sia possibile, dall’altro non possiamo lasciare indietro e non vaccinare sacche di popolazione a rischio di essere infettati e di avere conseguenze gravi a causa del Covid fino alla morte. Infatti, le decadi delle persone che muoiono di Covid interessano anche la quinta (40-49 anni) e la sesta decade di età, ma è soprattutto a partire dagli over sessantenni che la percentuale aumenta, raggiungendo il massimo rischio nella nona decade (80-89 anni), in particolare per i soggetti affetti da patologie croniche e/o da obesità grave.
Quindi, se da una parte è vero che occorre vaccinare in tempi brevissimi quanti più cittadini possibile per interrompere il contagio, dall’altra è necessario tutelare direttamente ancora molti soggetti anziani e fragili che, se infettati dal virus possono perdere la vita o subire danni irreversibili.
Non abbiamo tempo da perdere: ogni volta che un virus Sars-CoV-2 contagia un uomo e si moltiplica all’interno dell’organismo ospite possono avvenire delle mutazioni che ne cambiano la costituzione anche profondamente, fino al punto da non essere più riconosciuto dal sistema immunocompetente dei soggetti che già in precedenza si erano infettati con un altro virus o vaccinati con un vaccino costruito su un altro virus. Fino ad oggi abbiamo avuto sei mutazioni principali di Sars-CoV-2, ovvero sei varianti, che per fortuna sono tutte simili. Di conseguenza vengono riconosciute dal sistema immunocompetente di soggetti già infettati in precedenza o vaccinati che possono essersi reinfettati, ma contare su una risposta immune mirata ed efficiente contro il virus limitandone l’attività e che al massimo consente una infezione con sintomi assenti o lievi (qualche piccolo rialzo termico o un po' di tosse).
E’ nei concetti sopra espressi che trova la sua massima espressione ed applicazione l’articolo 32 della Costituzione che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività,……”. E allora deve essere ben chiaro a tutti l’alveo su cui dobbiamo operare, ciascuno nel proprio ambito di attività. In questa fase della campagna vaccinale, i vaccini dovrebbero arrivare in numero congruo al fabbisogno generale, in caso contrario possono avvenire dei disallineamenti pericolosi per il singolo individuo e per la collettività. Sia chiaro a chi ha una responsabilità diffusa: lasciare che i medici di famiglia aspettino per ore dosi di vaccino che non arrivano o che arrivano in numero inferiore al fabbisogno prenotato è cosa grave, anzi gravissima. Se ciò avviene, può essere causato da incompetenza, pressapochismo o peggio ancora se si tratta di una colpevole valutazione di altri che non hanno ben chiari i loro poteri e la loro potestà. I medici di famiglia vaccinano da decenni e conoscono bene i loro pazienti perché fanno una vaccinazione di prossimità, consapevole e con competenza. E non fanno scegliere il vaccino da somministrare al paziente perché non può usare certamente un alcun criterio clinico.
Luigi Galvano
Segretario generale FIMMG Sicilia

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