A 37 anni dall'uccisione del vice capo della Mobile, Cassarà. La sorella:"Continua a essere una guida per i giovani"

di Ambra Drago
Quando la potenza di internet e della messaggistica social fa incontrare due persone, distanti geograficamente, ma unite dalla memoria verso un grande servitore dello Stato. E' quanto è accaduto alla professoressa Rosalba Cassarà (sorella di Ninni, il vice capo della Mobile di Palermo, ucciso insieme all'agente Roberto Antiochia il 6 agosto1985) e uno studente di un università milanese. Il ventiduenne, iscritto alla facoltà di Giurisprudenza, attraverso Messanger ha inviato un messaggio alla professoressa Cassarà evidenziando la profonda stima e l'affetto per questo poliziotto che ha imparato a conoscere attraverso i libri o qualche video su internet sottolineando l'emozione nell'aver sentito seppur per pochi minuti la voce di Cassarà in uno spezzone Rai riguardante la deposizione nel processo per l'uccisione del giudice istruttore Rocco Chinnici. "E' stata una grande emozione ricevere questo messaggio, sottolinea Rosalba Cassarà, anche perchè questo ragazzo vive nell'hinterland milanese, non è siciliano e non conosce quegli anni bui della nostra terra. E' stato quindi dalla curiosità e dalla stima per Ninni. Mi ha scritto che mio fratello è una guida per la sua vita e che guarda a lui come punto di riferimento per tutte le scelte importanti che sta operando in questo momento delicato di crescita. Devo dire che mi ha commosso, ho deciso anche di condividere questo messaggio su Facebook. Mi è sembrato il modo migliore, in questo momento, a distanza di 40 anni da quel tragico evento, di ricordare Ninni". E il vice capo della Mobile in tutti questi anni è rimasto nei cuori e nella memoria dei suoi cari e dei tanti palermitani, grazie all'istituzione di un Premio e di un Torneo di calcio. "La nostra mamma, Elvira Genzardi Cassarà, docente di lettere, grande educatrice di generazioni di palermitani la quale si è inventata un Premio rivolto ai giovani delle scuole superiori di Palermo. L'evento è stato per anni sponsorizzato e accolto dal Comune di Carini ed ha continuato a vivere per circa 20 anni sicchè poi per problemi economici dell'amministrazione il progetto non è stato portato avanti". E il rapporto con i giovani è stato da sempre privilegiato dalla signora Elvira Genzardi Cassarà. "Mamma ha amato la scuola fortemente. Devo dire che per mamma considerava anche i figli dei palermitani suoi figli. Quando è successa la tragedia di Ninni lei è riuscita a trasformare il dolore in impegno. Le è servito da spinta ed ha continuato ad educare i giovani attraverso l'esempio di Ninni. Il dolore per una madre è stato straziante e sono certa non è mai terminato neanche con la morte. L'amore infinito per un figlio, intelligente, bello e sportivo, amante della vita. Mamma da sempre ci ha insegnato ad amare la nostra città". E la professoressa Cassarà ci racconta un aneddoto che testimonia il profondo amore e senso del dovere che suo fratello nutriva per questa città. "Quando Ninni depose come testimone nel processo Chinnici nel 1984 a Caltanissetta, i miei genitori rividero il tutto poi attraverso la televisione. Non posso dimenticarlo, mio padre appoggiandosi alla spalla di mia mamma le disse: "Nostro figlio ha firmato la sua condanna a morte con la denuncia dei Salvo". Mia madre non voleva credere a quelle parole anche se razionalmente ben comprendeva l'importanza del gesto e le conseguenze possibili. E così mio padre chiamò Ninni e gli disse: "Figlio mio vedi di farti trasferire". La risposta di Ninni fu lapidaria: "Papà amo la mia città, la conosco profondamente (dalla realtà del Borgo Vecchio sino ai quartieri considerati di elite) se io mi tiro indietro, che leggo tra tutte le sue sfaccettature, non ci sarà nessuno che potrà sostituirmi, io resto a Palermo"". Un atto d'amore e di impegno terminato tragicamente con la morte per mano di Cosa nostra e che lo ha unito alla generosità di Roberto Antiochia, che era sceso da Roma per proteggerlo dopo la morte del Capo della Catturandi, Beppe Montana, avvenuta il 28 luglio sempre del 1985 a Porticello. Abbiamo chiesto alla professoressa Cassarà, se negli anni difficili in cui lavorava suo fratello, da familiari percepivano la preoccupazione. "Devo dire che lui non ci trasmetteva mai tensione, anzi era rassicurante anche nei confronti dei miei genitori, che erano in allarme soprattutto dopo il 1984. Cercava di non farci pesare nulla. Lui aveva creato un equipe di collaboratori eccellenti di cui lui era il cuore pulsante e gli agenti lo seguivano come un modello. Però erano veramente soli. In quella squadra facevano parte anche Calogero Zucchetto  ucciso il 14 novembre 1982 sempre per mano di Cosa nostra e poi Beppe Montana ucciso tre anni dopo. Forse li si ebbe come una premonizione di quello che sarebbe potuto accadere. Il giorno dopo dei funerali di Montana guardando delle edicole, Ninni si rese conto che pochissime testate giornalistiche avevano riportato la notizia e da li percepì l'assoluto disinteresse di parte della stampa e dell'opinione pubblica nei confronti di persone che quotidianamente combattevano generosamente in prima linea, senza avere i mezzi e il sostegno anche da parte  della struttura nella quale lavoravano. Anni difficili". Il lavoro del vice capo della Mobile, seppur tra mille difficoltà, è rimasto nella storia,  culminato nel rapporto Michele Greco +161. "In questo rapporto venne tracciata la mafia degli anni 80', Cassarà lavorò  anche con il capitano dei carabinieri,  presentando il tutto al giudice Falcone fornendo la base per quello che poi sarebbe stato il Maxiprocesso, dal quale poi scaturirono importanti condanne per il Gotha di Cosa nostra". Infine abbiamo chiesto un ricordo da sorella di Ninni, una descrizione dell'uomo al di fuori dell'ambito lavorativo. "Era una persona solare che aveva anche un sorriso sornione. E' stato un grande sportivo ed ha vinto medaglie nella corsa ad ostacoli, raggiungendo ottimi risultati sia all'interno dell'istituto scolastico ma anche a livello provinciale e regionale. Era un tipo allegro e gioioso, Sempre pronto a dare il suoi aiuto, se mi vedeva triste cercava sempre di consolarmi. Aveva un profondo senso dell'amicizia in tutti gli ambienti. Per lui l'amicizia era sacra, come lo erano la famiglia i suoi figli e il lavoro, aveva un grande senso del dovere".

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