Appello caso Shalabayeva: le motivazioni . "Non credibile che Cortese e gli altri commisero quelle nefandezze"

Depositate le motivazioni dell'assoluzione in secondo grado dell'attuale Direttore Centrale Ispettivo del Viminale, Renato Cortese, allora Capo della mobile di Roma,coinvolto nel "Caso Shalabayeva" moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, espulsa verso il Kazakhstan nel 2013 insieme alla figlia Alua e poi entrambe tornate in Italia.
Era il 9 giugno quando dopo un iter giudiziario durato quasi dieci anni, il "super poliziotto", colui che aveva catturato boss del calibro dei fratelli Brusca sino a Provenzano è stato assolto con formula piena dalla Corte d'appello di Perugia presieduta da Paolo Micheli. E con lui Maurizio Improta, i poliziotti Francesco Stampacchia, Luca Armeni, Vincenzo Tramma, Stefano Leoni e il giudice di pace Stefania Lavore. Nelle motivazioni i giudici di secondo grado smontano definitivamente quanto era emerso nella sentenza di primo grado del 14 ottobre 2020. I giudici scrivono a chiare lettere che Cortese e gli altri funzionari coinvolti avevano "i titoli per fare carriera di ben più elevata consistenza e validi a prescindere da eventuali avvicendamenti ai posti di comando del Ministero dell'Interno" e rispetto a alle presunte irregolarità compiute nel rimpatrio di Alma Shalabayeva.
In particolare Cortese divenne Questore di Palermo per ben legittime e incontestabili ragioni, preesistenti per cui la Corte d'appello evidenza come la ricostruzione che era stata fatta in precedenza era qualcosa che "rasenta l'assurdità". E ancora: "E' seriamente credibile - si domanda provocatoriamente la Corte nelle motivazioni - che il Cortese o altri, pensando a un gettone da spendere in futuro e con l'ovvia incertezza di poterla concretamente incassare, per ciò solo si resero disponibili a commettere un vero e proprio campionario di nefandezze culminato in un 'crimine di eccezionale gravità'?". Nessuna compiacenza, nessuna sudditanza a governi stranieri, solo un servitore dello Stato che ha osservato la legge.





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