Furti d'auto e estorsioni attraverso il metodo del "cavallo di ritorno". Indagini partite dall'impronta su una Panda: 12 arresti

La polizia sgomina un'organizzazione criminale con base allo Sperone accusata di furto, riciclaggio, ricettazione ed estorsione. Complessivamente 20 gli indagati raggiunti dall'ordinanza del gip del tribunale di Palermo. In particolare sette persone sono finite in carcere e cinque ai domiciliari. Il gruppo sarebbe stato responsabile di un vasto giro di riciclaggio di auto rubate. Le indagini hanno preso il via nel giugno del 2022 partendo proprio dal furto di una Panda poi ritrovata dal proprietario. Ma già la Scientifica repertando un impronta era di un ventenne poi risultato in contatto con un pregiudicato che si occupava di ricettazione.
Da qui le indagini che nel tempo hanno appurato come le auto al momento della riconsegna si presentavano integre ad eccezione del danneggiamento delle serrature degli sportelli e dei quadri di accensione. Il gruppo metteva in atto il cosìdetto "cavallo di ritorno". Ciò sarebbe avvenuto anche nella notte del 22 dicembre di due anni fa quando tre giovani avrebbero rubato una Fiat 500. Questa sarebbe stata ritrovata in via Oreto dal padre della proprietaria dopo aver pagato la somma di 500 euro. E su questa vicenda scrive in una nota della Questura venivano captati i dialoghi riguardanti sia il furto che la restituzione del mezzo con relativa estorsione: "Oh… amunì che è tardi! Facciamo questo discorso!", diceva uno. "No, aspettiamo a...", rispondeva l’altro. "Sì, lo sto prendendo ora. Sì, l'ho capito…ma…per me l’orario buono è ora. Il tempo che arrivi là si fanno mezzanotte e la già dormono pure…pure i conigli dormono", diceva ancora il primo. Inoltre, scrivono dalla Questura, in relazione a tre estorsioni commesse a seguito di altrettanti furti di autovetture è emerso l’interessamento di due noti mafiosi, uno della famiglia di Brancaccio e uno della famiglia di Villabate, mentre in relazione al furto di un’autovettura di proprietà della moglie di un detenuto mafioso è emerso come i componenti del gruppo criminale si siano alacremente impegnati per recuperare il veicolo. Per quanto concerne il riferito interessamento al mafioso di Brancaccio, relativo alla restituzione di un’autovettura rubata presso il Centro Commerciale Forum si ascoltava che l’indagato riferiva ad un complice che “dentro il Forum non vogliono che tocchino niente!”. Ma il meccanismo dei furti con relativa ricettazione prevedeva anche un ulteriore metodo messo in atto dal gruppo criminale. Alle auto rubate venivano alterati i dati dei telai mediante nuove punzonature effettuate illecitamente, riportandovi quelli di auto incidentate, quasi tutte inutilizzabili, acquistate per questi scopi. Dopo di ciò, montando sulle auto rubate ripunzonate le targhe delle auto incidentate sono riusciti a “commercializzarle” dopo inesistenti collaudi cambiando, fraudolentemente, la destinazione d’uso da “autocarro” ad “autovettura”, attraverso la complicità di un infedele impiegato della Motorizzazione civile di Palermo. Nel corso delle indagini sono stati accertati: 22 casi di riciclaggio di veicoli delle seguenti marche e modelli: n.13 Fiat Panda; n.2 Fiat 500; n.1 Fiat Punto; n.2 Smart; n.1 Peugeot 107; n.1 microcar Ligier, n.2 autocarri Iveco. Tre di ricettazione presso depositi individuati durante le indagini (con sequestri di numerosi organi motore e organi cambio rubati). E ancora quattordici estorsioni, per la restituzione di auto rubate, commesse con la tecnica del cavallo di ritorno riguardanti le seguenti autovetture: n.8 Fiat 500; n.6 Lancia Y. Infine otto furti di autovetture, di cui n.4 Fiat 500; n.2 Fiat Panda; n.1 Lancia Y e n.1 Jeep Renegade.

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