L' urlo liberatorio dei carabinieri, le sirene e l'elicottero a tutela della Caserma Carini e delle strade attorno per un risultato che vede l'arresto di 183 persone. In particolare 163 persone, delle quali 33 detenute e oggi i R.O.S. hanno altresì eseguito 20 arresti fra capi e gregari del mandamento di Santa Maria di Gesà di cui 3 già detenuti. Da San Lorenzo, a Pagliarelli, da Santa Maria di Gesù a Porta Nuova, i carabinieri hanno messo a segno un duro colpo ai mandamenti della cittá. Gli indagati sono chiamati a rispondere dei reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, estorsione tentate o consumate aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, reati in materia di armi, contro il patrimonio e la persona, esercizio abusivo in materia di gioco d'azzardo e altre fattispecie. "Ringrazio i carabinieri in ogni sua componente e il Procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, esordisce il Procuratore De Lucia.Cosa nostra che sembra in sommersione in realtá le indagini dimostrano che è presente e che usa le nuove tecnologie. Soltanto nel mese di dicembre a Agrigento l'Arma ha arrestato più di 50 persone e la settimana scorsa arresti importanti anche da parte della Polizia di Stato di Palermo.Si evince che l'organizzazione mafiosa è attiva". Nella sala delle conferenze stampa Vito Ievolella della Caserma Carini ha preso la parola il Procuratore nazionale Antimafia:" Mi unisco ai ringraziamenti. Il merito dei colleghi di Palermo di portare avanti grandi indagini e ci è voluto un gran coordinamento.Cinque giudici hanno lavorato.Cosa nostra non ha abbandonato l'idea di portare avanti relazioni.Un dato che emerge è la debolezza del circuito penitenziario per quel che riguarda i mafiosi che non sono al 41 bis. L'inchiesta di oggi mostra chiaramente quanto emerso in altri contesti investigativi, che il sistema di alta sicurezza è assoggettato al dominio della criminalità.È un tema estremamente delicato e deve aprire a una riflessione profonda.". E un ringraziamento ai suoi uomini e donne del comando provinciale di Palermo è stato rivolto dal comandante Magrini che ha sottolineato il sostegno e l'aiuto dei Comandi di Messina, Agrigento con la collaborazione del XII Reggimento Sicilia e i Cacciatori di Calabria con l' ausilio del 9° Nucleo Elicotteri dei Carabinieri.
Nel corso delle perquisizioni rinvenuta una pistola calibro 7,65 e oltre centomila euro in contanti.Infine ha preso la parola la procuratrice aggiunta Marzia Sabella:"È emerso l'utilizzo di cellulari criptati con schede sostituite settimanalmente per favorire i contatti con l'esterno. Questo sistema ha reso il dialogo costante e riservato non solo ai trafficanti di droga ma ha consentito a un esponente del Mandamenti Porta Nuova un periodo di latitanza di due anni e di poter continuare a regegre le sorti del mandamento fino al suo arresto nel marzo 2024. Le indagini hanno riscontratola possibilità di alcune apparecchiature, introdotte nelle carceri di neutralizzare le attività delle intercettazioni".Se Una mafia 3.0 quella che emerge dalle indagini, non summit a bordo di gommoni o incontri suggellati da baci. Adesso vengono usati smartphone con software che contengono sistemi di cifratura difficili da intercettare.
Un lavoro incessante per il Nucleo investigativo, guidato da Ivan Borracchia e dal tenente colonnello Domenico Padula.In questo quadro di nuovi assetti di modalità di comando gli investigatori parlano di un "coordinamento intermandamentale degli affari più delicati e lucrosi". Sarebbe emerso un ruolo predominante dei mandamenti cittadini palermitani su quelli della provincia. Emblematico sottolinenao gli investigatori, lo scenario bagherese e il sostegno delle famiglie del capoluogo nella scelta della leadersheap che sembrerebbe affidata allo schieramento dei "rotoliani".
La mafia 3.0 continuava a guardare ai vecchi affari droga e estorsioni come l'imposizione dell'acquisto del pesce a alcuni ristoranti di Sferracavallo e Mondello. E alcuni boss arrestati oggi, come il cognato del boss Nunzio Serio, che avrebbe scoperto le microspie sulla Smart della moglie, temendo di essere raggiunto da un provvedimento era pronto a partire.E c'era chi era pronto ad andare all'estero. Sembra che i boss tenessero l'arrivo delle Forze dell'Ordine. Dalle indagini è emerso che Cosa nostra godrebbe anche di una fitta rete di informatori. Il 7 novembre del 2023 venne arrestato un commesso giudiziario della Procura di Palermo, per il delitto di favoreggiamento,sarebbe stato solito diffondere il contenuto di procedimenti coperti da segreto. Lo stesso giorno di questo arresto, un indagato della compagine bagherse sarebbe stato informato da un esponente di Corso dei Mille di tre imminenti operazioni di polizia entro fine anno. Così gli affiliati avrebbero fatto sparire alcune cose a alcuni sodali di Brancaccio si sarebebro resi latitanti.Paura per le operazioni giudiziarie ma anche necessità di trovare nuovi affiliati.Sembra che l'organizzazione eserciti ancora una forza attrattiva tra i giovani delle borgate, ha sottolineato lo stesso procuratore De Lucia. Significativo il caso del reclutamento da parte della famiglia di Corso Calatafimi di un giovane, ritenuto legato a un mafioso detenuto, al quale sarebbero state impartite "lezioni di mafia" soprattutto nell'imporre le estorsioni. Non solo pizzo le attività criminali remunerative rimane il traffico di stupefacenti. Sembra ormai assodato il legame tra i mandamenti palermitani e i fornitori della 'Ndrangheta calabrese. Nel corso dell'attività sono stati sequestrati 43 Kg di cocaina,8,5 di hashish e 335 gr di crack.
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