“In un pomeriggio di un giorno surreale, dentro una sorta di “scrigno” in cui gli oggetti esprimono la forza dei sogni, tre ex compagne di scuola si ritrovano a condividere ricordi, speranze, fallimenti, ma anche a rinnegarsi e, perfino, a scontrarsi duramente, spezzando quel filo che le teneva legate.
Un filo che conduce a quei popoli lontani che, ritrovandosi a dover vivere una guerra dettata dalle fila di altri, reclamano una normalità divenuta inverosimile, ma la cui voce rimane inascoltata”. Questa la trama di “Di Zucchero e Ovatta” di Giancarlo Figuccio (giovedì 10 luglio - ore 21.30 - Giardino Storico Del Museo – ingresso gratuito), con Rosaria Bonfiglio, Giusy Deblasi, Giovanna Scarcella, un’opera teatrale dai toni forti e delicati, ironici e drammatici al contempo, tramite la quale immaginare che è sempre possibile rinascere dalle proprie ceneri e trovare il sorriso dentro al pianto, magari anche con le semplici note di una vecchia canzone evergreen che traduce il colore dei sogni, capaci di lavare le ferite più profonde e di riconciliare quei popoli divorati dal mostro senza pietà chiamato guerra..
Alle ora 18.00 dello stesso giorno, ci sarà anche spazio per la passeggiata archeologica “Adotta un monumento” (Parco/Museo - Sala Famà), un momento in cui Anna Occhipinti, Direttrice del Parco Archeologico di Lillibeo-Marsala, incontra le eccellenze produttive del territorio. Un'esperienza immersiva tra storia e consapevolezza civica, che guida i partecipanti attraverso un itinerario tra museo e Parco alla scoperta del valore nascosto dei monumenti archeologici.
Venerdì 11 luglio (ore 21.30 – Giardino Storico del Museo) sarà la volta del Trio Mulè “La Terra respira”, formato da tre musiciste siciliane – Mariangela Lampasona: violino, Sabrina Colajanni: violoncello 3 Giusy Cascio: pianoforte – con un repertorio intenso e appassionato, attraversato dalle onde vibranti del tango argentino, tra riletture classiche e slanci contemporanei. Qui, dove il mare ha restituito rovine e relitti, il ritmo del tango si insinua tra le memorie sommerse. Le melodie, ora struggenti, ora incalzanti, dialogano con la storia antica e con i silenzi delle sale museali, in un connubio inatteso tra musica migrante e archeologia mediterranea. Non si tratta di un semplice concerto, ma di un rito sonoro che unisce radici e orizzonti, passioni e geografie. Il tango, nato dall’incontro di popoli e culture, incontra a Marsala un luogo che parla lo stesso linguaggio: quello della mescolanza, del viaggio, della memoria viva. In questo incontro tra femminilità musicale e memoria archeologica, ogni nota si fa eco, ogni gesto diventa racconto.
Ad anticipare il concerto, alle 18.00, si terrà la tavola rotonda, “I siti urbani del parco” (Parco/Museo - Sala Famà) a cura di Marco Correra, che propone una riflessione aperta sulle tracce archeologiche sommerse nel tessuto urbano di Marsala, spesso invisibili o trascurate, ma fondamentali per leggere il dialogo millenario tra città e patrimonio.
Sabato 12 luglio (ore 5.30 – Tempio di Selinunte – ingresso gratuito), il viaggio dell’Ekklesìa porterà il pubblico anche a Selinunte dove si terrà il concerto all’alba dell’Ecu Classic Ensemble (Salvatore Ferraro: oboe, Giovanni La Mattina: clarinetto, Tommaso Santangelo: corno, Antonio Lo Presti: fagotto, Margherita Santangelo: soprano), tra le colonne del Tempio di Selinunte, dove la musica si fa passaggio di testimone e segno di continuità tra esperienza e ispirazione.
Il suono caldo e avvolgente degli strumenti a fiato incontra la voce luminosa di un giovane soprano, dando vita a una liturgia laica della bellezza, tra spiritualità del paesaggio e ascolto profondo. L’ensemble, guidato da maestri di consolidata esperienza e accompagnato dalla voce giovane e intensa di un soprano solista, restituisce dignità alla bellezza come eredità e rinnovamento. Una liturgia laica tra fiati e voce, nel cuore del paesaggio sacro di Selinunte.
L’Ekklesìa Festival – Il rito della scena, con la direzione artistica di Francesca Panasci, nasce da un'idea semplice e potente: riportare l’arte là dove tutto ha avuto origine, nei parchi archeologici della Sicilia. Non come spettacolo, ma come rito laico di comunità, come tempo sospeso in cui suono, parola, corpo e luce si fanno linguaggio di ascolto e riconoscimento.
e – diventano crocevia di esperienze culturali condivise: laboratori, incontri, performance all’alba, passeggiate archeologiche e dialoghi intergenerazionali. Un circuito di connessione tra paesaggio e comunità, tra arte e identità.
Nessun commento:
Posta un commento