Il vino siciliano parla poco le lingue straniere

A Deliella si arriva dopo aver attraversato i vasti campi di grano e pascolo lungo la Caltanissetta Gela, proseguendo in direzione del piccolo centro nisseno di Riesi, che da il nome alla DOC locale, uno dei rossi più apprezzati di casa Zonin. L’ Azienda veneta è tra i maggiori produttori di vino in Europa, tra i primi ad aver scommesso sulle potenzialità vinicole della Sicilia.

Qui sono arrivati nel 2012 oltre cinquemila enoturisti per visitare l’ azienda, la cantina, l’ enoteca e per degustare i vini ed il buon cibo locale. Un trend che appare in aumento se si lavora a stretto contatto con tour operator del settore, spiegano gli addetti all’ accoglienza di feudo Butera, che lavorano con le navi che approdano a Porto Empedocle o con i croceristi del nuovo porto di Licata. I vini Zonin prodotti in Sicilia sono sopratutto rossi, etichetta principe è il nero d’ Avola, che si accompagna perfettamente alle grigliate di agnello e maiale,alle caponate, alle verdure dell’ orto, pane e focacce appena sfornati, cannoli e sopratutto formaggi della tradizione contadina locale. Quello che offre questo lembo di Sicilia agricola,con il suo paesaggio aspro fatto di contrasti e durezza. Che appare al visitatore completamente trasformato dalla bellezza regolare dei vigneti ornati dalle rose, indicatori di lotta biologica, e dai giovani oliveti irrigui. Quasi un miracolo.

Come mai siete approdati in Sicilia?

Fu mio padre che seguendo i consigli di un noto enologo siciliano approdò in questo angolo remoto della Sicilia, tra le colline gessose a tre km dal mare di Agrigento e se ne innamorò. Il Feudo Principi di Butera di proprietà della famiglia Lanza Branciforte aveva una storia ed era l’ ideale per grandezza e potenzialità, fu acquistato dalla nostra famiglia nel 97, oggi è la nona azienda Zonin in Italia”

Soddisfatti dei risultati dopo oltre 15 anni?

Si siamo soddisfatti, ed è il mercato che ce lo conferma. Il vino siciliano però è ancora poco conosciuto sui grandi mercati esteri, c’è ancora molto lavoro da fare sulla promozione. Stiamo iniziando una sperimentazione sul prodotto biologico e cominciamo a guardare all’ enoturismo con maggiore attenzione. Portare da queste parti oltre cinquemila turisti all’anno non è una cosa semplice, e le richieste di visite e colazioni nella nostra azienda a Deliella sono in aumento. Un simbolo di questa terra, 80 per cento nero d’ Avola e il resto Syrah. Un vino davvero particolare, tutto da scoprire sulle carni e persino sul pesce.

Quali sono oggi i numeri della vostra produzione?

Dai 180 ettari vitati si producono in totale 900 mila bottiglie all’anno, oltre all’olio con il nostro marchio, un blend di nocellara del Belice e di nocellara dell’ Etna.

Altri investimenti in programma in Sicilia?

Non abbiamo preso in considerazione per ora di ampliarci con l’ accoglienza turistica, per il futuro sarà il mercato a dirci cosa fare. Certo è che nelle nostre cantine in Virginia abbiamo da anni un ristorante di cucina piemontese, il Simposio, ed un hotel molto apprezzati. A Butera nei prossimi mesi inauguriamo una terrazza esterna che guarda la cantina per i bouffet estivi, sono ormai numerosi i tour operator che ci contattano per gruppi di medie dimensioni, tour di auto storiche, persino cicloturisti. Sono svizzeri, scandinavi ed ovviamente molti americani che scoprono la Sicilia

Ha mai pensato di mettere radici qui a Butera?

La Sicilia è molto bella, personalmente sono rimasto stregato da Pantelleria, vengo a Butera quasi ogni mese ma il cuore della nostra azienda è nel Veneto ed è li il centro motore da cui operiamo, perchè la presenza umana in azienda, tecnologie a parte, è un fattore insostituibile.

Maria Laura Crescimanno

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