Bentornata Donna Franca regina di Palermo


di Germano Scargiali
Donna Franca Florio torna a Palermo, sua naturale collocazione. Ritorna la figura amata della grande e bella signora, ritratta nel famoso dipinto di Giovanni Boldini, simbolo della bella époque locale, di un periodo di gloria, del flash su una Palermo delle cose che – per dirla con Guido Gozzano –potevano essere e non sono state. Era la Palermo che arrivò a sognare l’Expo universale e la preparò, costruendo strade e palazzi (rione Villafranca), ma un dio malvagio sembrò quasi non volere che la storia andasse in quel modo… Così, tante avversità, serie e banali, volute e casuali, piovvero sulla Sicilia e sul suo capoluogo. Un’ipotesi suggestiva di quella Palermo con i Florio rimasti ipoteticamente in auge è stata tentata nel romanzo “Utopia mediterranea”, di Giuseppe Giaconia Di Migaido di un originale genere genere fantastico e fantascientifico.

Palermo, come osserva acutamente il Professor De Seta (Cesare De Seta, professore emerito di architettura all’Università Federico II di Napoli, ndr) sul suo libro in chiave urbanistica e architettonica, ma anche etnografica, sulla città, rimane ancor oggi offesa, con il sentimento di “un re senza corona”. Offesa per aver perduto quel ruolo di capitale che avrebbe preteso e che ha detenuto più volte sulla Sicilia, su tutto il Meridione e sul Sacro Romano Impero. Ma detronizzata prima da Napoli e poi da Torino e dalla stessa Roma. “E’ per questo – per inciso e secondo De Seta – che i palermitani vantano poco la città e neppure la cantano in musica, ma …guai a toccargliela!”

La grande famiglia Florio, di cui Donna Franca aveva spossato uno dei due ultimi eredi maschi – che riproducevano nei nomi i due iniziatori, Vincenzo, che fu l’ideatore della “Targa” e Ignazio, che fu suo marito, non furono messi neppure in condizione di proseguire nell’opera dei predecessori. Così la Compagnia Florio di navigazione venne fusa con la Ribattino ed andò a piantare il seme della Compagnia Italia, oggi Finmare, mentre le altre attività si ritrovarono nella periferia di una nazione cui era dato di crescere solo al nord…

Donna Franca visse, al fianco di Ignazio Florio le ultime glorie della famiglia con grande dignità, svolgendo anche ruoli di rappresentanza della Sicilia, ospitando principi e monarchi, tentando di continuare a rappresentare doti locali di modernità, signorilità, stile…

Le speculazioni di Ignazio, nel tentativo di salvare il capitale, non ebbero, però, troppa fortuna, né molto poté fare Vincenzo, che si dedicò allo sport e fu soprattutto l’ideatore e l’organizzatore – finché visse – della Targa Florio, la più antica corsa al mondo (prima di Indianapolis) che si disputi tutt’oggi in automobile. Sia pure, al momento, in una forma rallistica non troppo esaltante.

Finché poterono, non presagendo – all’inizio – la propria decadenza economica, Ignazio e Franca Florio vissero nei lussi. Avevano due yacht e viaggiavano con scorta di servitori e bauli come oggi gli sceicchi del petrolio. La famiglia ne era, del resto, all’altezza. Avevano attività dappertutto in Sicilia e …la loro flotta.

Non avevano l’aggressività commerciale dei predecessori, ma si comportarono sempre da mecenati della Sicilia, sensibili ai bisogni popolari. Vincenzo, lo sportivo per eccellenza, finanziava ogni genere di campione locale, fra cui il velocista Frangipane che correva i 100 mt sotto gli 11” sulle “piste” di allora e il lottatore Antonio Fabra che sfidava il campione del mondo Giovanni Raicevich. Vincenzo visse fino al dopoguerra e vide auto modernissime in corsa, riuscendo – lui – fino all’ultimo a far inserire la “sua” Targa fra le prove valide per il “mondiale marche”. Tutto grazie alle amicizie e alla stima di cui godeva a partire dalla rivista parigina l’Auto.

Torniamo al quadro e a Donna Franca: era stato fra gli atti d’amore di Ignazio, che non le lesinava doni e gioielli, fra cui il più famoso è la collana che ella stessa indossa nel dipinto. Durante l’esecuzione, che Boldini – ritrattista italiano famoso, che veniva dalla scuola che guardava al Rinascimento toscano, nutrita dalla recente esperienza dei macchiaioli – eseguì a Parigi, vi furono episodi di gelosia. Anche Boldini era un gran signore, avvezzo, come lo stesso Ignazio, alle avventure galanti (l’amore mai cessato per franca non bloccava il tombeur de femmes). Così, quando Florio vide il quadro in cui Franca aveva una spallina caduta e una gamba troppo in vista, esplose: “questo non te lo pago, devi rifarlo”. Così fu. Il pittore lo corresse, ma lui non lo comprò mai. Boldini poté venderlo, però, ugualmente…

Da poco il dipinto è stato riacquistato da una nobile famiglia siciliana all’asta in cui era finito, dopo essere stato per alcuni anni in un salone dell’hotel Villa Igiea, quando era stato acquistato, con grande apprezzamento di tutti, da Francesco Bellavista Caltagirone. Ma quest’ultimo è incappato, poi, in un’indagine per la costruzione di un porto turistico in Toscana e ha perso quasi l’intera fortuna…

Dopo vari patemi (anche un tentativo di crowdfunding, fermatosi a poco più di 5000 euro) e richieste ripetute di Vittorio Sgarbi di riacquistarlo anche spendendo tutto quanto il Comune aveva avuto da Roma per Palermo capitale italiana della cultura (“pochi se ne accorgeranno – aveva detto il critico d’arte, politico e polemista – facciamo, invece, una cosa concreta”) è arrivata l’offerta vincente dei Marchesi Marida e Annibale Berlingieri che per 1 milione e 133 mila euro si sono aggiudicati l’opera.

“Abbiamo comprato questo quadro un anno fa – dice la marchesa – perché è un’opera meravigliosa. Io me ne sono innamorata subito. Suscita grande emozione l’eleganza e la leggerezza con cui Boldini esalta Donna Franca Florio, bellissima icona di Palermo, adesso riportata nella sua città”.

Il dipinto, terminata la parentesi palermitana, non sarà visibile a tutti, ma solo per appuntamento, recandosi alla residenza dei marchesi. Una ritratto di France opera di Ettore De Maria Bergler, pittore che insegnò a Palemo. Una ritratto di Franca opera di Ettore De Maria Bergler, pittore che visse e insegnò a Palermo.

La “Regina di Sicilia” è tornata, però, nella città di cui fu indiscussa protagonista, da donna colta e intelligente: in quella Villa Zito sede dell’Anglo-Palermitan Athletic and Foot-Ball Club, di cui la stessa Donna Franca era stata madrina, insieme a Bianca Zanca, protagonista di iniziative che spesso coniugavano lo sport alla beneficenza in un’ottica in cui la Sicilia fu sempre protagonista.

Donna Franca Florio, che già apparteneva ad una nobile famiglia siciliana, non mancò di suscitare gelosie ed invidie nella Palermo dei suoi tempi. Alle signore non mancava occasione di osservare come e quanto i vestiti e i preziosi che la ricoprivano contribuissero ad abbellirla. Ma la risposta era “…saranno le perle, saranno i brillanti, fatto sta che dona Franca è bella”.

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