LA MACCHINA DEI SOGNI PALERMO | Monastero e chiesa di Santa Caterina d’Alessandria | 8 | 9 | 10 giugno


Straziante, meravigliosa bellezza del creato: che a pensar bene, è ovunque, nelle piccole cose come nelle grandi azioni, in un arabesco leggero, in un marmo, nelle volute di uno stucco; e negli attori, nei narratori, nei pupari e nei cuntisti, in chiunque decida di raccontare una storia. Stavolta La Macchina dei Sogni – nel cartellone di Palermo Capitale Italiana della Cultura - ha scelto un luogo che è già un palcoscenico naturale,
quel convento e quella chiesa di Santa Caterina, da soli, sono già un luogo con anime da narrare. Il festival di teatro di figura creato da Mimmo Cuticchio, quest’anno indagherà le differenze e il dialogo tra Oriente e Occidente, lanciando un messaggio internazionale di pace: che da Palermo raggiungerà Roncisvalle. Da domani (8 giugno) a domenicapupi, marionette, burattini, ma anche musica e cunto, troveranno inedita accoglienza tra le celle, il chiostro, la chiesa e il refettorio dell’antico monastero di clausura. Tra la chiesa e la piazza sempre domani, alle 21 Giacomo Cuticchio dirigerà la sua “La Creazione”, suite sinfonica sul Libro della Genesi. E domenica sera (10 giugno alle 21), Mimmo Cuticchio riannoderà le fila di uno dei suoi spettacoli storici, quel San Francesco rieditato in “Giullari di Dio” che scivolerà sulle musiche dei Fratelli Mancuso. Chiusa La Macchina, il 27 giugno Mimmo Cuticchio e i suoi attori saranno in udienza dal Papa che affiderà loro un messaggio di pace da portare a Roncisvalle, dal 26 al 29 luglio, nella piana sui Pirenei, tra Francia e Spagna, mitico teatro dell’ultima battaglia tra saraceni e cristiani.

Venerdì 8 giugno. IL PROGRAMMA. La prima giornata de La Macchina dei Sogni si aprirà alle 11 con “Storie di bambole repentite e sante” spettacolo itinerante diretto da Mimmo Cuticchio su un testo condiviso tra gli attori/narratori e Beatrice Monroy. A tutti è stato chiesto di cucire le loro storie su sai delle monache che spesso venivano rinchiuse da bambine in convento. Tra le celle, il refettorio, i corridoi, rivivranno le suore e il loro silenzioso vivere. Lo spettacolo verrà replicato nei tre giorni della manifestazione, alle 11, alle 15,30 e alle 17,30.

Alle 17,30, su piazza Bellini, “Pirù e il cavaliere di Mezzotacco”, spettacolo di burattini “a guanto” de All’incirco varietà, la compagnia di Walter Broggini che alle 19,30, sempre sulla piazza, riproporrà “P.I.P.P.U.”, pirotecnico di comicità, magia, acrobazia, poesia e follia. La sera alle 21, tra piazza Bellini e S. Caterina: Giacomo Cuticchio dirigerà “La Creazione” mettendosi alla guida del suo ensemble e di una giovane orchestra. Una suite in 8 movimenti musicali - ciascuno dei quali è intervallato da una voce narrante maschile (Roberto Burgio) ed una femminile (Giuditta Perriera) - che interpreta le letture della Genesi dal vecchio Testamento e con una rievocazione musicale accompagna gli spettatori attraverso un viaggio immaginario di sette giorni dove dialoghi e musica si alternano, ripercorrendo le tappe della creazione: notte e giorno; cielo e mare; alberi e piante; sole e luna; pesci e uccelli; uomo ed animali. La suite, eseguita da un’orchestra di 32 elementi diretta daSalvatore Barberi, è intervallata dalle parole tratte dal testo biblico, dal Cantico delle Creature di Francesco d’Assisi e da poeti come Khalil Gibran, Lev Tolstoj, Shakespeare. Installazioni luminose di Marcello D’Agostino.

Storie di bambole repentite e sante
Spettacolo itinerante regia: Mimmo Cuticchio
collaborazione alla drammaturgia: Beatrice Monroy
costumi : Tania Giordano
attori/narratori: Luì Angelini, Margherita Abita, Giulia Angeloni, Corinna Bologna, Salvino Calatabiano, Francesca D’Amico, Maria Teresa De Sanctis, Clara De Rose, Giovanni Guarino, Bruno Leone, Nunzia Lo Presti, Nadia Parisi, Marika Pugliatti, Josefina Torino
In un antico monastero di clausura vivono suore di ogni età. Alcune da quanto erano bambine, altre abbandonate nella “ruota degli indesiderati” al momento della nascita, e infine alcune perché desiderose di espiare i propri peccati. In ogni caso si tratta di un’esistenza consacrata a Dio. Le celle, i corridoi e il refettorio del monastero sono l’unico mondo che conoscono o che scelgono di abitare. Il loro tempo è scandito dai lavori condivisi con le sorelle: pulizie, cura del giardino, cucina, ricamo, all’interno di un voto monastico cadenzato dalla preghiera e dall’obbedienza, secondo il principio dell’unità nella comunità. Gli occhi alla luce e le mani sui grani del rosario, camminano nel chiostro e guardano il cielo, l’unico spazio aperto che le connette con il mondo esterno. Un’inflessibile priora, con esteriore gentilezza, le guida nel percorso spirituale, non perdendo occasione per ricordare loro il proprio servigio. Con esse condivide la lettura mattutina delle storie epico-cavalleresche, che tanto le appassionano e che danno loro l’illusione di viaggiare oltre le mura del monastero, mentre la loro esistenza rimane consacrata a Dio. Girare tra i corridoi e le stanze, passeggiare nel chiostro, sostare nel refettorio mi ha fatto pensare alle storie dei paladini, alle numerose avventure nelle quali, per molti personaggi femminili, il monastero può diventare, paradossalmente, una liberazione dalla prigione del mondo, una regione dell’anima, in grado di dare la serenità interiore attraverso la contemplazione del creato. “Entrare nel chiostro” o “uscire nel chiostro”, il dentro o il fuori sono una questione di punti di vista, offerti dalla sua doppia natura di luogo aperto e chiuso. Dal mio immaginario di oprante e cuntista emergono molti racconti, ma questa volta ho voluto dare soltanto degli spunti, degli stimoli, chiedendo agli attori/narratori di scrivere loro stessi le storie che il luogo gli ha evocato, realizzando così una drammaturgia condivisa e precisata da Beatrice Monroy, che ha collaborato con me nel laboratorio sulle pratiche del narrare. Lavorando tutti insieme in questo luogo di silenzio, sono emerse storie di bambole, repentite e sante.

Mimmo Cuticchio
Partiamo dal convento

Nello spazio claustrofobico del convento di Santa Caterina d’Alessandria, dieci suore, in un tempo forse lontano ma forse vicino, si confrontano con l’assenza della bellezza del creato e con la necessità di trovare una via che possa condurle in un altrove di libertà. Una guida con il suo assistente, conduce il pubblico a spiare le donne che, chiuse nel loro labirinto, si narrano delle storie e, nel frattempo, anch’essi narrano altre storie, sì da tenere continuamente gli spettatori ancorati al mondo dei sogni. Narrare per le donne è la via di fuga dalle alte mura che le circondano, dalle grate e dai sussurri in cui sono costrette o hanno scelto di vivere. Narrare e narrarsi permette loro di avvicinarsi allo stesso sogno e sguardo che dava forza ad Anna Frank: guardare uno spicchio di mondo attraverso una finestrella, che per loro non è altro che lo spicchio di cielo liberato nel quadrato del chiostro in cui girano e girano, si incontrano, si parlano e soprattutto, ascoltano. Ascoltano le storie delle altre, storie che forse loro sanno a memoria ma, il cui racconto, ogni volta determina reazioni, memorie e il desiderio dell’altrove: il mondo per loro irraggiungibile fuori da lì. Così le storie si intrecciano facendo nascere altre storie. Il loro cammino nel labirinto è più volte interrotto dai sogni di due fantasmi, un Pulcinella che se la ride e un costruttore folle di oggetti di tortura, che, commissionati dalla badessa, debbono essere usati dalle povere donne per macerare le loro carni. Inoltre le suore ascoltano le storie speciali della badessa, indiscussa padrona delle loro vite e dello spazio in cui vivono. Questa, con cadenza regolare, nell’arco della giornata, impartisce loro delle lezioni sul senso della vita, sulla clausura e soprattutto sul suo potere. Le lezioni hanno la forma del racconto di storie tratte dalle vicende dei Paladini di Francia. Storie che lei rielabora in funzione delle proprie necessità di potenza. Così nelle donne, prigioniere di un cammino ossessivo e rituale, il senso della bellezza e la necessità dell’andare altrove passa attraverso le storie dei Paladini e questo permetterà loro di individuare una via di fuga. Uscire da un porticina, trovarsi nello spazio incantato della chiesa barocca, fare le valige, iniziare un cammino. Lì, nel cammino, inizieranno altri racconti perché i racconti fanno nascere sempre la necessità di altri racconti, e questi creeranno spazi di sussurri e ascolto nei sentieri di montagna che conducono a Roncisvalle dove finalmente non ci saranno alte mura a imbrigliare vite e speranze.

Beatrice Monroy

La pienezza nel vuoto è una serie fotografica realizzata nel 2014 da Valerio Bellone. Attraverso 36 scatti viene narrata la traversata da Marrakech alle dune sahariane dell'Erg Chebbi, ai confini con l'Algeria. Un viaggio emozionale e introspettivo che unisce la visione di spazi senza confini a pensieri intimi che prendono vita nei pensieri trasposti nella forma di Haiku.

Convento di Santa Caterina D’Alessandria orari 10 - 13 / 15 – 19.
Per la scalinata della chiesa di santa Caterina che si affaccia su piazza Bellini, sarà creata invece “Semina” opera site specific ideata da Roberta Barraja e ispirata ai motivi decorativi e alla policromia degli intarsi marmorei barocca degli interni della Chiesa; è realizzata con tessuti e fibre trattati e bruniti con effetti di combustione, intrecciati a comporre un effetto di natura prorompente, che invade lo spazio, la città, le mura, gli interstizi tra pietra e pietra e si diffonde a reticolo come la ricchezza multiculturale che appartiene al nostro territorio. Trasformerà invece la piazza in un enorme giardino, l’installazione di Fabrizio Lupo, “Fiori di luce” che “chiuderà” tra petali, steli e corolle luminose, il cuore antico tra i palazzi.

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