A poche ore dalla confisca da 15 milioni di euro al costruttore
Francesco Paolo Alamia, considerato negli anni ‘70 braccio destro di Vito
Ciancimino, una seconda confisca di beni per un valore complessivo di circa 40
milioni di euro ha colpito gli eredi di Ezio Brancato, morto nel 2000, ex
funzionario della Regione Siciliana, anche lui considerato socio di don Vito.
Il provvedimento, emesso due giorni fa dalla sezione Misure di
prevenzione del tribunale di Palermo su richiesta del procuratore aggiunto
Marzia Sabella e del sostituto Dario Scaletta, riguarda la moglie di Brancato,
Maria D'Anna di 72 anni e le figlie
Monia di 45 anni e Antonella di 36. Le prime due sono considerate
"socialmente pericolose".
Si tratta di sei aziende commerciali con sede in Italia e
Spagna; cinque quote societarie detenute da società italiane;
cinquantanove immobili tra Palermo, Costa Smeralda e Barcellona;
quattro autovetture; un motoveicolo; 118 rapporti finanziari detenuti in
Italia, Spagna e Principato di Andorra; crediti vantati nei confronti di
persone giuridiche e persone fisiche; denaro contante.
Sono stati trovati nei caveau delle banche pirenaiche, intestati
a terze persone e società di comodo, rapporti bancari e cassette di
sicurezza che contenevano decine di preziosi e migliaia di euro in
contanti.
Ezio Ruggero Maria Brancato nel corso degli anni aveva compiuto
investimenti in alcune imprese palermitane, coinvolte, a partire dagli
anni ’80, nel complesso processo politico imprenditoriale che ha portato
alla realizzazione della rete di metanizzazione in Sicilia, nonché ai profitti
derivanti dalla loro gestione e successiva vendita, avvenuta nel gennaio
2004, a favore della multinazionale spagnola “Gas Natural”, per un valore di
oltre 115 milioni di euro, di cui una cinquantina andarono alle Brancato,
quale profitto della cessione
delle quote societarie .
Ezio Brancato era infatti socio di sei società facenti capo
al “Gruppo gas” con sede a Palermo, ritenute, come accertato dalle
indagini e confermato da alcuni collaboratori di giustizia, sotto il controllo di noti esponenti
mafiosi fra cui Vito Ciancimino, Totò Riina e Bernardo Provenzano.
Il frutto della maxi operazione di vendita delle società del Gas
è stato reinvestito in società, mobilità finanziare, ma soprattutto in
immobili di grande pregio a Palermo, come un intero palazzo con vista sul
teatro Massimo, un attico sul Giardino Inglese, ed altri in via Dante o in
zona Notarbartolo, in Sardegna in Costa Smeralda a Cala del
Faro ad Arzachena ed all’estero.
Inoltre, il lavoro di ricostruzione dei flussi finanziari ha
consentito di individuare il patrimonio della famiglia Brancato in Spagna
e quello illecitamente detenuto nel Principato di Andorra, Paese con il
quale è stata avviata dallo stesso Procuratore Capo di Palermo
una cooperazione giudiziaria che ha aperto per la prima volta alla
collaborazione attiva con l’Italia.
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